Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Léon Delmont ha la v1s10ne di uno scalcinato cavaliere dell'Apocalisse la cui figura terrorizzante e ridicola ricorda quella di Don Chisciotte (p. 137). Questa figura grottesca si sdoppia in seguito in quella di un Caronte che gli dice: « Cosa aspetti? Mi senti? Chi sei? Sono venuto per portarti sull'altra riva. Vedo bene che sei morto; non aver paura di capovolgerla la barca, non affonderà sotto il ·tuo peso» (p.265). Le irruzioni allucinatorie di queste figure « apocalittiche» ammoniscono il perverso (il già morto) su quella che sarà la resa dei conti, la sentenza emessa per bocca del Re del giudizio che trova d'accordo nientemeno che tutta l'umanità presente, passata e futura: « Non io ti condanno ma tutti quelli che mi accompagnano e i loro antenati, tutti quelli che ti accompagnano e i loro figli» (p. 314). Il ritorno offensivo di queste figure « oscene» e « feroci» segna l'identificazione del Padre alla legge 34 il cui esercizio è violenza e terrore (il Padre totemico divoratore dei figli). Sotto la sua minaccia il mondo della perversione va in pezzi, come avviene nel finale della Venere in pelliccia di Masoch dove l'apparizione nel reale del terzo, il Greco, segna l'abbandono dell'impresa masochista 35 • Ma ecco che un artificio formale, l'esagerazione in senso caricaturale di queste figure e dei loro effetti può divenire un efficace meccanismo di difesa rovesciando la tragedia nel grottesco. Forse una conferma in tal senso si può ravvisare nel fatto, supposto per primo da Lessing, che la caricatura, che segna l'apparizione del comico nella modernità, era assente nella classicità a causa di un interdetto greco su di essa. Ciò non poteva sfuggire a Lessing perché « la prima opera in cui si era puntato il dileggio della caricatura (nel XVI secolo) era stata l'eccessiva tragicità del gruppo del 57

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