Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

tive ecc. che ci stordiscono ben aldilà di ciò che ne potremmo provare realmente, così come pure a volte sa creare un senso di violenza che ci sconvolge fisicamente. È probabile che all'origine della maestria tecnica vi sia come un'attrazione per una qualità, la capacità di accedere alla « materia grezza» di un senso, una sensibilità esasperata per il suono o la forma che è riuscita a sottrarsi alla mediazione del linguaggio. Perché vi sia talento, occorre però riuscire a trasmettere anche agli altri questa sensazione (o, se si vuole, questa « aberrazione»), cosa che fa problema al perverso e che è riuscita all'artista. La sospensione del nostro senso critico, la sospensione della prova di realtà non è possibile comunque ma richiede dei congegni particolari. Le opere d'arte sono questi congegni, come chiavi che aprono le porte che sbarrano una parte della nostra psiche. Sono chiavi, scrive E. Gombrich, capaci, per puro caso, di aprire certe serrature biologiche o psicologiche, altrimenti detto sono falsi gettoni - capaci, tuttavia, di far funzionare il meccanismo se introdotti al posto di gettoni veri» 30 • E si pensi, nella parata sessuale degli animali, ai dispositivi biologici 'detti « di scatto» la cui importanza strutturale per il campo estetico è stata scoperta da Lorenz 31 ; ma si pensi, appunto, alla funzione di esca che Freud nel Progetto di una psicologia attribuisce all'allucinazione. Il perverso e l'artista sono, su due piani diversi eppure comuni, fabbricatori di esche per prendere all'amo l'apparato psichico. Entrambi possiedono un tesoro interiore che li differenzia dagli altri uomini solo che l'hanno fatto fruttare diversamente. Forse sarebbe possibile tracciare una tipologia delle perversioni in base al modo in cui questo tesoro è fatto fruttare. Non è escluso che certe professioni siano costituite da perversioni messe al servizio del bene comune. È noto almeno fin da Sade come il chirurgo mette la 54

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