Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

suo verso. In esso si compie il tentativo di « briser en quelque sorte l'instinct dialecticien de la langue française - le plus·impérieux qui soit » 16 per divenire infine« producteur des choses de bronze » 17• La disseminazione, il fitto incalzare di sequenze timbriche e allitterative crea la sensazione di un verso scolpito. Soprattutto la /r/ ha una frequenza impressionante e, non a caso, raggiunge la sua massima violenza in Don Juan aux Enfers (64 occorrenze) 18• Al patto sociale tra i fratelli il poeta sceglie l'esilio e si spinge fino all'estremo di distruggere in sé ogni essenza umana. Eppure, nessuna ascesi: vita sociale, anzi mondana, godimento della folla, dandysmo, fla.nerie, punkismo, galanterie, gusto del gioco, del vino, dell'hascisc, passione per la Negra, prostituzione. E in privato, come diceva Sainte-Beuve, perfino « un bravo ragazzo ». Benjamin ha scritto pagine celebri sulle figure emergenti della prostituzione e della folla (la grande metropoli) nel dominio del Capitale - che costituiscono, oltreché la nuova cqndizione sociale in cui si trova l'artista che ha perduto« l'aureola », lo scenario in cui si muove il fla.neur baudelairiano 19 • Visto dal di fuori il cabrare del perdigiorno ha quell'aspetto innocente, leggero, mondano che testimonia di un gout de la vie, delle mille sfaccettature e angolature con cui saperci fare con la vita. Ma forse, dall'interno, quel flotter sur la vie potrebbe essere forzoso: non un errare e un vagabondare senza meta ma il galleggiare di un relitto, . l'andare alla deriva. Qualcosa allora può emergere del rapporto tra arte e perversione. Contrariamente all'Uomo della folla di Poe che senza di essa non può vivere, il fla.neur baudelairiano si mescola alla folla, alla « ebbrezza del numero » (Razzi), solo per fare il .vuoto intorno a sé. Baudelaire mima l'uomo della folla, come lui s'immerge in quel tourbillon di vita, si la47

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