Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

so connettersi a quella gioia nella Trauer che ricorda il famoso epigramma di Holderlin Sophokles 9 • L'accostamento della Trauerspiel, del giuoco luttuoso, del tragico al mondo bizzarro e « felice » della perversione può sembrare strano; d'altronde è già stata notata l'analogia fra il meccanismo della Verleugnung feticista e quello che costituisce l'oggetto della malinconia '0 • Gli strumenti dell'operare umano che giacciono inerti al suolo nella Melencolia I di Diirer - ai quali si possono aggiungere la corona, la porpora, lo scettro e tutti gli oggetti che costituiscono il theatrum del cortigiano la cui « infedeltà nei confronti dell'uomo, scrive Benjamin, 11 corrisponde a una fedeltà addirittura cieca, risucchiata nella dedizione contemplativa, verso queste cose » - non sono, in ultima analisi, che un inventario di feticci. La reliquia è il rovescio del feticcio; è una sorta di monumento commemorativo al lutto del phallus 12• La reliquia rappresenta quel resto in cui si raccoglie il godimento che non cade sotto il principio del piacere; è la facciata dell'oggetto rivolta verso il Reale lacaniano. Lo si può percepire, per esempio, nello strano · effetto suscitato dai cimeli radunati dal collezionista e, quando il collezionista è lo Stato, nei musei. A cosa servono i musei, queste rassegne didascaliche della caducità umana? I musei, all'opposto di pinacoteche, gallerie, cattedrali ecc. non contengono opere d'arte, non dispongono della maschera sublime del Bello e vengono così disertati. Frequentati solo dai gradi più bassi dell'istruzione pubblica, si invoca per essi un'animazione culturale che li riscatti alla vita sociale. Ma i musei devono rimanere tali quali: immensi reliquari, silos dimenticati in cui si ammassano le vestigia umane; il ruolo istituzionale che essi svolgono è di soddisfare qualcos'Altro che una funzione socialmente utile. Sono come quei territori abbandonati che alla fine del Medioevo si aprivano ai margini della comunità e che « non più perseguitati dal male » cioè la lebbra, scrive Foucault all'inizio della Storia della follia, « sono lasciati steri44

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