Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

roso che raccorda la sincronia dei segni alla loro diacronia. Charcot e Richer, va tenuto presente, hanno una scaltrita cultura figurativa e corredano le loro osservazioni sull'isteria con un'estensiva ricognizione del materiale iconografico dei dipinti e delle incisioni riguardanti le cosiddette possessioni diaboliche. Non è una preoccupazione antiquaria, è una vera e propria antropologia figurale 19• Le immagini del passato sono confrontate con gli schizzi desunti dalla pratica clinica e Charcot apre una sua lezione con l'analisi di un atteggiamento convulsivo raffrontandolo all'affresco di Domenichino a Grottaferrata. Della contiguità tra sguardo e raffigurazione in questa naturale semeiologia fan fede le statuette con le quali Richer fissa gli atteggiamenti di due suoi piccoli pazienti 20 o gli schizzi che Charcot traccia sul suo album, nelle sedute di Facoltà facendo le caricature dei colleghi, con l'irriverente acume di un Daumier e la sensibilità d'atmosfera « en plein air » degli impressionisti 21 • È con questo acume, con questa irriverenza per gli schemi delle nosografie, che Charcot e i neurologi della Salpetrière si incontrano con un caso e ne penetrano i livelli decifrandolo come un palinsesto. Da questa devozione al naturale e alla concretezza della clinica nasce l'esemplare iconografia con la quale Bourneville e Regnard illustrano le fasi dell'isteria, valendosi della fotografia di Londe 22 • Sono istantanee e sequenze che traggono ispirazione dall'atelier di Duchenne. Di questi affetti limite tuttavia non è più solo indagato un meccanismo con l'aiuto delle stimolazioni elettriche; è addirittura governato l'automatismo attraverso l'induzione dello stato ipnotico. Gli stati di dissolvimento o coartazione della coscienza non si costituiscono più quali interruzioni di · un continuum essenziale per la « raison » cartesiana, divengono conoscibili, ordinati in coordinate categoriali precise, 33

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==