Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

nell'atlante del 1857 curato da Morel a descrivere situazioni malformative e psichiatriche « organiche». Le incisioni si valgono delle stimmate frenologiche per definire un maggior realismo clinico, per connotare la follia di « deviazioni morbose », drammatizzando e tipizzando i ritratti come del resto ormai la pratica fotografica imponeva 1 •. Un crudo realismo che attesti la « degenerazione » continua non a caso nel trattato di Dagonet, 11 e poi sino agli studi clinici di Magnan 18 • Sia nell'iconografia di Dagonet sia in quella di Magnan le espressioni psicopatologiche sono presentate insieme a mostruosità e a manifestazioni organiche, in modo da accreditare insensib1lmente una convergenza tra due classi distinte di fenomeni. In Dagonet in una stessa tavola figurano il lipemaniaco, il megalomaniaco e un quadro di cretinismo gozzuto. Il seguito del positivismo continua questa tendenza a ridurre il dato psicopatologico alla malformazione, alla stimmate degenerativa, in una progressiva tendenza oggettivante e coartante della complessità delle alienazioni e dei loro affetti estremi. In tale prospettiva non è un caso che, anche in piena epoca di diffusione della fotografia, i positivisti, si pensi alla scuola di Lombroso, mantengano nel mettere in rilievo i segni delle « deviazioni morbose )) la stessa propensione all'incisione dimostrata da Morel. Sembra una scelta paradossale pensando a quanto rigore essi vogliano attenersi nella resa dei dati. Ma tutto ciò è poi ben comprensibile se si pensa all'uso « ideologico » che vien fatto di tale obiettività. L'imparzialità documentaria della fotografia risulterebbe non così convincente come la semplificazione del disegno. Ben diverso è lo sviluppo naturalistico che seguiamo in quella gran miniera di rilievi che è l'Iconographie de la Salpetrière. Nel vivaio neurogeno le cui figure si articolano nell'albero di Moreau de Tours, 1859, lo sguardo si posa e si esercita a distinguere, non secondo un'ipotesi precostuita come quella « degenerativa », secondo un metodo rigo32

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