Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

degli affetti possano avere avuto, almeno per un attimo, eguale resa stilistica. Consideriamo ora l'altra linea del problema, sfogliamo l'album delle immagini che soccorrono la psichiatria nell'incontro con la follia, immagini che risultano necessarie al suo «sapere» e operare. Una prima notazione. Le trattazioni illuministiche, di fine '700, si pensi a Sementini, a Chiarugi, a Pinel non mostrano di avere bisogno di tavole per completare le osservazioni e le riflessioni cliniche. L'unica tavola che compare nel trattato di Chiarugi è un appunto di tecnica manicomiale con esempi di « contenzione » 5 • Eguale interesse ha il referto di Gualandi dal manicomio di Aversa 6 • Anche se la « sofferenza mentale » in queste riflessioni oscilla tra il corpo e l'anima e la sua storia, tuttavia l'idea dell'alterazione a restare dominante è quella meccanica. Tradurre in immagini la corrosione e lo stabilirsi di stati residui non pare rilevante. Significativo è il passaggio tra Philippe Pinel ed Esquirol. Le passioni acquisiscono una funzione preminente, saturano la dicotomia accennata, articolando corpo e anima e naturalmente fisiologia e storia. L'espressione del paziente, la sua facies, il suo habitus, divengono trasparenza di quella dinamica emotiva che è così importante riconoscere e ricostruire non solo ai fini di una classificazione ma soprattutto del « trattamento morale ». Le incisioni di Tardieu che corredano il trattato di Esquirol, 1838, (tav. 3) dichiarano con discrezione questa possibilità di raccordo tra fisiologia e storia e propongono una « visibilità » de�la malattia attraverso le espressioni. Alcune espressioni divengono paradigmatiche, caratterizzano le monomanie, tipizzano veri quadri clinici e l'incisore non scorda di collegare le figure al fondo isfituzionale che � lo spazio della loro ,rilevazione, campo del « savoir très specifique » 1 • Questo privilegiare l'immagine quale dato di incontro 28

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