Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

pittore. La dottrina cinquecentesca dei« moti», il repertorio fisionomico di Della Porta con la sua fortuna nella pittura secentesca, ma anche l'estetica neoclassica e protoromantica che seguono una morale nel filo di un evento, sono bruciati dallo sguardo naturale di Géricault, che è anche lo sguardo di Delacroix. Nella storia non si contemplano più né tesi etich � né agiografie né entusiasmi epici, come è stato per David e per Greuze, lo sguardo si posa tout court sui punti catastrofici che emergono violenti come le angosce laceranti della follia. Già negli studi per la « Zattera della Medusa» l'attenzione è rivolta alle pulsazioni della fisiologia, uniche a rendere la verità degli affetti estremi. Le sedute per ritrattare i « monomani», per cogliere nei loro lineamenti il processo nascosto che li anima, sono equivalenti alle sedute per appuntarsi gli spasmi dei corpi dei ghigliottinati. Gli eventi della storia non rivelano altra ragione se non lo spessore della fisiologia e vengono contemplati con l'attenzione« dal vero» che si affina nel teatro anatomico e nelle corsie della clinica. Le« fisiologie», sia pure di diversa tradizione ed estrazione, di Georget e di Géricault sono concordi nel proporre una rivoluzione nello sguardo, e quindi nell'intendere in modo inedito l'urgenza delle « passioni». Di tale« medicina delle passioni» (che ha molti referenti, dai Frank a Guislain a Descuret) si dovrà tenere conto quando si vorrà tracciare un profilo veridico della pittura dell'Ottocento, di quella storica in particolare. Gli artisti che hanno composto cicli barbarici e medievali, messo in scena i poemi di Dante di Tasso di Byron, e sollecitato esasperati esotismi hanno continuamente tenuto presente questo leitmotiv figurale degli affetti estremi, leitmotiv ovviamente corroborato dalla clinica della follia e dai suoi corredi illustrativi. (tav. 2) Se prendiamo l'esempio tratto da un rapporto di Santi 4, vediamo come retorica e clinica 27

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