Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

I volti della sofferenza Quando tra il 1820 e il 1824 Géricault esegue i suoi dieci ritratti di folli « monomani » (se ne conservano cinque) 1 segna un momento essenziale nella raffigurazione degli « affetti », attualizzando l'antica dottrina dei « moti » e dei « caratteri » 2 e indicando alla scienza un campo naturale di rilievo delle espressioni concorde con la nascita della clinica. (tav. 1) Intendere i dipinti di Géricault è più agevole se si considera che committente ne è Georget, primario alla Salpetrière e sostenitore, nell'ambito della scuola di Esquirol del quale è stato allievo, di un metodo positivo anche in psichiatria 3 • Quale è il senso di tale passaggio e come è stato reso in immagini? Immaginiamo un dialogo tra Georget e Géricault. Il clinico novatore confida al pittore: « Pinel ed Esquirol hanno parlato di passioni, di sensi turbati. Ma nostro compito è riconoscere che questi quadri non sono solo il risultato di una storia alterata, di una 'alienazione', ma l'affiorare di un morbo, di una fisiologia alterata che si fa espressione alterata. L'espressione è così, un segno fisico, come gli altri che la semeiotica ha individuato, un segno come quelli descritti da Laennec per le affezioni del cuore e dei polmoni, o da Broussais per seguire l'andamento delle febbri ». L'invito del clinico risulta concorde alla prospettiva del 26

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