Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

� variegata struttura dello stesso libro che si intitola Tristram Shandy, in coda al XXXVI capitolo, parte terza. Per leggere correttamente l'uso di tali strumenti sterniani, bisogna non lasciarsi prendere dalle trappole dell'autore. Tutto si riduce ad una serie di trovate, giochi, battute spiritosi e sofisticati quanto si voglia, glossati o innestati al testo secondo capriccio, se non lo si veda come momento necessario di un sistema espressivo che è il sistema stesso della scrittura del Tristram Shandy. Sotto questo riguardo, il Tristram è il gemello, più ancora che la costola d'Adamo, del Finnegans Wake, «continuarration» parificatrice di qualsiasi eterità - scherzarade (la facies tipo-figurale del Finnegans andrebbe allora riconsiderata...). Il nesso di cui si parlava si è fatto stretto, e insieme tanto fluido, che sfido a scioglierlo senza arbitrio. La scrittura (nel significato tradizionale) del Tristram non dichiara affatto, come si potrebbe pensare, la propria impotenza da un certo punto in là; bensì la capacità di omologarsi ciò che non sarebbe suo. Le pagine marmorizzate, annerite o candide non vanno lette in verticale, che è la posizione propria della pittura, dell'illustrazione, ma in orizzontale, sito distintivo della scrittura. Nello stesso istante in cui corre lungo tale unità, il lettore percepisce la frattura; il nesso è ciò che ne sutura i lembi, senza abolirli. Il fascino del linguaggio narrativo di Sterne, che dura fino ad oggi, sta anche in ciò: nel dare visibilmente la struttura di tale integrazione. Quanto al caso Freud... Può sembrare un po' imbarazzante pensare a un libro di Freud come a un libro illustrato, a un « libro con figure ». Il rimando più speditivo, e distratto, è alla categoria delle opere scientifiche, dei manuali tecnici, nei quali grafici e schizzi aiutano a chiarirsi principi e procedure. Ma la psicoanalisi è una scienza parti21

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