Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

champ, divenire due di Conchita in Bufmel, divenire n di Albertine in Proust.. Non c'è dunque contraddizione tra il far-volto riel senso del ri-conoscere operato da Mateo, e il suo confondersi nel senso del non-riconoscere la duplicità (molteplicità) di Concha. La prima è un'operazione generica: si fa sempre « lo stesso grande volto». La seconda è una funzione specifica della prima: condizione della conoscenza è l'imprecisione. Per questo motivo si postula un noumeno che, contrapponendosi all'imprecisione conoscitiva dia conto dell'autentica precisione della realtà; esso, in quanto realtà in sé del fenomeno, sarà tutt'uno con il pensato. Ma mentre in Kant esso è un concetto limite, in Schopenhauer esso diventa (mediante un salto gnoseologico, radicale) pensabile come la più profonda, e unica, verità del reale: la Volontà. Ecco che allora Mateo nel suo progressus gnoseologicum passa da posizioni humiano-kantiane verso sbocchi schopenhaueriani quando, verso la fine del romanzo, pensa realmente di aver« smascherato»Concha, esclamando: « Il carnevale è morto ieri; la vita reale ricomincia; per lei, signore, ho sollevato per un istante la maschera d'una donna sconosciuta» (p.126). Ciò che dice Schopenhauer ad un certo punto de Il mondo come Volontà e Rappresentazione sembra poco più di un commento a queste parole; parlando dell'uomo nello stato sereno dell'estetico dà questa descrizione:« Sereno e sorridente egli si volge ora a guardare le finte immagini del mondo, che un tempo sapevano scuotere a affliggere anche l'animo suo, ma ora gli stanno innanzi indifferenti, come i pezzi d'una scacchiera a gioco finito, o come al mattino i vestiti da maschera smessi e dispersi, le cui parvenze ci avevano stuzzicati ed eccitati la notte di carnevale» (ed. it., Bari, 1979, p. 510). _ Questo pessimismo, di diretta filiazione kantiana, attribuisce l'irriconoscibilità dunque ad una maschera che, 197

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