tica fa solo da testimone, testimonia cioè della propria esclusione gnoseologica (è il noto scacco della terapia davanti all'anoressica). Ma al tempo stesso ciò significa cercare di rifare un volto col profilo dell'anoressica, di ridare spessore (metaforicamente e non) ad un corpo che invece si appiatta di continuo. L'esclusione gnoseologica di cui soffre il soggetto-testimone è mostrata splendidamente da Buftuel in Quell'oscuro oggetto del desiderio (ispirato al romanzo di Louys) dove Conchita è interpretata da due diverse attrici ed assume dunque due volti, l'uno vivido e sensuale, l'altro elegante e altero. In realtà nemmeno Mateo sa esattamente che viso abbia l'oggetto amato, e non certamente per indifferenza, ma perché in proposito egli è impossibilitato alla conoscenza (cecità di Atteone). Potrebbe darsi anche che la sessualità eccitata sia cieca, che erompa « nella ricerca di un altro senza volto, che può essere anche moltiplicato all'infinito» (Selvini-Palazzoli, op. cit. p. 110), ma noi ben sappiamo che cosa significa cercare un volto. Tanto meno l'erotismo (che dovrebbe differire dalla sessualità, così come l'appetito dall'istinto famelico) « si dirige agli aspetti personali del mascolino e del femminino nel mondo, e cerca l'amato non permutabile» (ibidem); tant'è vero che Mateo (l'amante erotico), benché sia un grande voltificatore, non riconosce le due personalità di Concha, come suggerisce Buftuel; proprio perché l'erotismo stesso dovrebbe - smentendosi - contenere una funzione di permutazione, non « x ama y», ma z=f (x,y), un rapporto insiemistico, ben più che una moltiplicazione « all'infinito». L'unico che cerca l'amante non permutabile è, nell'esclusione, il soggetto-voyeur, che pensa l'oggetto d'amore noumenicamente, oggetto incorruttibile e inalterabile, impermutabile. Ma, poiché il noumeno è inconoscibile, il primo a non sapere che vuole è il soggetto. Posto in questa condizione, tutti i volti gli scivolano accanto irriconoscibili: volto tagliato della nuda in Du196
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