Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Ovunque avvengano le nozze incorporee e contro natura, esse danno sempre luogo ad un surplus di visione. In altre parole l'amore (cioé ciò che diviene in esso) non è mai senza testimoni (più o meno oculari). È come per un'apparizione della Madonna: non può mai avvenire senza testimoni, senza voyeurs più o meno estatici. È un po' come per il segreto delle_ orecchie d'asino del re; il barbie- . re non può trattenersi e lo grida in un buca, ma la palude lo ripete alle canne, le canne lo raccontano al vento, e il vento lo mormora a tutti (macchina di trasmissione co, smica). Le nozze incorporee si trovano dunque al limite delle connessioni trasversali o transfinite, e a questo limite si crea un Surplus di visione, concatenamento che inventa il coinvolto, cioè il coinvolto dallo sguardo (l'esclusione è infatti un rapporto...), ovvero il testimone (che è sempre un testimone-chiave, ma anche un testimone da buco della serratura, quindi un voyeur). È lo stesso anche per Attèone. Ma ciò che conta è che la tradizione ci tramanda un'Artemide ermafrodita: il che vuol dire che essa è in grado di far macchina autonomamente, con se stessa, autofecondandosi, senza per questo cessare di riferirirsi al ·suo raggio luminoso, versione incorporea dell'autofecondazione ermafrodita corporea. Ugualmente, la nuda duchampiana con la sua lampada innalzata; ugualmente Conchita con la sua «chitarra»: «La chitarra è mia e la suono a chi voglio!» (p. 114). Un grido d'indipendenza sigla quest'autonomia, come quella lampada brandita in alto: «Libera! sono libera di te! Libera per tutta la vita!» (p. 112); e, dietro, l'echeggiare della dichiarazione di guerra anoressica: «mi sentii sola, contro una lotta tremenda. (...) Un brivido mi passava in cuore. Ma avrei lottato, ora mi sentivo più libera...» dice Rita, l'anoressica (in: M. Selvini-Palazzo�i, L'anoressia mentale, Milano, 1963, p.210). Di fronte a questo grido anche l'ermeneutica psicoanali195

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