Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

d'eau, 2° le gaz d'éclairage » (1946-66), che ritroviamo la sposa bambina, l'infante femminino(Novalis: « la vergine è un infante femminile, eterno »). Essa si offre oscenamente, ma solo allo sguardo, attraverso un pertugio come un buco nel muro. La complessa simbologia cui questa figura rimanda è chiarita da M. Calvesi (in Avanguardia di massa, Milano, 1978, pp. 11-27) che spiega la caduta d'acqua come la forza femminile primordiale - il bianco nell'Opera alchemica - esplicantesi d'altronde attraverso una debolezza totale, chute d'eau, un cadere e un cedere, e la fiamma a gas nel sole alchemico o solfo filosofale, potere maschile - fecondante ma anche ardente, distruttivo. Già da subito, la porta che separa lo spettatore dalla visione completa della nuda duchampiana, ricorda le porte, inferriate, cancelli e barriere di ogni tipo che si interpongono fra Mateo e Conchita(senza dire che Duchamp fece arrivare i battenti in legno appositamente dalla Spagna, come pure i mattoni dell'impiantito da Cadaqués). Quello che è costante in Duchamp come in Louys è l'esclusione dello spettatore ridotto alla condizione di voyeur, cìoè di Atteone, mitologicamente colui che penetra alla visione dei riti segreti di Diana-Ecate, la dea lunare, sbranata e sbranatrice, che acceca Atteone o lo trasforma in cervo. Non ci resta che leggere la « descrizione » che Louys dà di « Etant donnés » - con una previsione di mezzo secolo -: « Un momento dopo, ero solo, sul balcone d'un cortile interno, e dalla porta finestra vedevo, signore, una scena infernale. C'era là una seconda sala da danza, più piccola, molto illuminata, con un palchetto e due chitarristi. In mezzo, Conchita nuda, e altre tre qualsiasi nudità di donne danzavano una jota forsennata dinanzi a due inglesi seduti in fondo.(...) Non osai interrompere. Avevo paura di ucciderla. (...) Non l'ho mai vista così bella! (...) tutto il suo corpo era espressivo come un volto(...) c'eran sorrisi nella 190

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