Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

campo, trasformando l'amante in un'opaca comparsa: ora il dio lo avviluppa ed imprigiona fra le sue ali (carta 58v), ora lo trasforma addirittura in una marionetta, di cui impugna saldamente i fili (carta 61v). Verrebbe insomma da concludere che al miniatore di questo manoscritto non importa l'identificazione storica (o meglio pseudostorica) di ciascun trovatore, quanto piuttosto la sua identità, proprio nel senso etimologico del termine, il suo esser tutt'uno con quella sorta di « schiavo d'amore» che si esprime ed agisce in prima persona nella lirica trobadorica. Attraverso le immagini, il canzoniere della Morgan Library sembra insomma voler attuare un'ideale coincidenza di soggetto empirico e di soggetto interno al testo poetico: quella coincidenza di « soggetto dell'enunciazione» e« soggetto dell'enunciato» rimasta invero la grande aspirazione della generazione dei Romantici, che fu particolarmente consonante con la Stimmung trobadorica, e grazie alla quale - si noti - la lirica occitanica venne definitivamente tolta da un oblio plurisecolare. Ma traendo delle indicazioni più generali da quanto finora detto, concluderei che il doppio tipo di apparato decorativo messo in opera nei canzonieri miniati trobadorici, qui sommariamente descritto, sembra in sostanza già preludere a quelli che diventeranno i due approcci ermeneutici fondamentali della critica moderna: l'approccio storicistico, tendente a mettere in risalto le cause o le motivazioni estrinseche dell'opera d'arte- ed in particolare, appunto, la« storia» del suo autore-, e l'approccio formalistico, che punta a scoprire la logica interna della costruzione artistica e le strategie retoriche e stilistiche del suo funzionamento. Maria Luisa Meneghetti 182

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