Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

che dai forti connotati romanzeschi, quasi sempre incentrate su storie di amori più o meno impossibili che legano i trovatori di turno a dame (di solito sposate) dell'alta società. Le immagini dipinte sono poi a loro volta quasi sempre in rapporto con tali biografie fantasiose: ne costituiscono una sorta di riassunto figurativo, di condensazione emblematica. Faccio solo due esempi, che però mi sembrano assai significativi. Grazie anche alla fortuna delle rielaborazioni romantiche di Heine, Uhland e Carducci, la storia dell'amore di Jaufre Rudel per Melisenda, contessa di Tripoli del Libano, fa parte ormai del bagaglio delle nostre conoscenze più triviali: innamoratosi di lei senza averla mai vista, per la sola farria della sua bellezza, Jaufre sarebbe partito per la Terra Santa allo scopo di ottenerne l'amore; caduto malato durante il viaggio, avrebbe avuto l'unica consolazione di spirare fra le braccia della commossa dama. È stato ormai da tempo assodato che questa pateticissima vicenda è in sostanza un'invenzione del biografo medievale di Jaufre: né le testimonianze documentarie in nostro possesso - né elementi interni al canzoniere del trovatore offrono prove di una sua autenticità. Lo spunto del racconto fantastico è probabilmente da individuare nel tema dell'amor de lonh (« amore lontano» ovvero « amore di lontano»), ricorrente nella più celebre delle canzoni di Jaufre, Lanqand li jorn son Zone en mai. Dall'invenzione del biografo è però sicuramente partito l'illustratore del manoscritto fr. 854 della Bibliothèque Nationale di Parigi (codice veneto della seconda metà del XIII secolo 5 ), che, nella miniatura che apre la sezione delle poesie di Jaufre, rappresenta proprio la sequenza finale - senz'altro la più ricca di tensione drammatica - della storia, ossia la morte del trovatore fra le braccia della contessa 6 • Qualcosa di analogo avviene per Peire Vidal, una delle più interessanti personalità poetiche della quarta genera174

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