Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Le miniature trobadoriche o il gioco delle identità. La« presenza» dell'autore di un testo letterario - autore come uomo concreto, dotato di spessore biografico - comincia a farsi netta nella cultura occidentale, si usa dire, solo a partire dal Rinascimento '. Di regola, infatti, il letterato medioevale, o perché si sente immerso - se chanteur de geste - nella totalità sacralizzata di una societas christiana tesa verso il trionfo sugli infedeli, o perché si propone - se poeta lirico - di annullare la propria personalità artistica nell'astratta tipicità di un'espressione altamente formalizzata, all'atto della scrittura sembra dimenticare (e soprattutto voler far dimenticare al destinatario) la sua identità, se non la sua stessa esistenza. Nell'ambito delle arti figurative le cose non vanno diversamente: il caso più emblematico è forse quello di Maestro Mateo, scultore del celeberrimo Portico de la Gloria della cattedrale di Santiago de Compostela, che, combattuto fra l'impulso - eslege - di lasciare una traccia evidente della sua presenza e l'imperativo dell'anonimato, scelse di autorappresentarsi in posizione del tutto defilata, mascherando il proprio aspetto sotto spoglie di fantasia 2 • Per tutti questi motivi, risulta particolarmente interessante un fenomeno che appare caratteristico del medio-tardo periodo della diffusione della lirica trobadorica (dal secondo quarto del XIII secolo alla prima metà del secolo successivo), e che consiste nella nascita e nel repentino 172

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