Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Baudelaire e l'acquarellista . . Baudelaire apre il Re.ve parisien con un paesaggio terribile, che mai occhio mortale ha visto: nel sogno il paesaggio è sospeso, silenzioso come un quadro monotono che rappresenti solo metalli, marmo e acqua e quel silenzio - novità terribile, tutto per l'occhio, e nulla per le orecchie - un silenzio d'eternità. Gli occhi pieni di fiamma si riaprono sull'orrore del luogo reale, interrotta la visione ritornano da lontano al tempo (La pendule aux accents funèbres) e alle abituali percezioni di un mondo insignificante (Sur le triste monde engourdi). ·· Baudelaire messaggero del nuovo, poeta nostro contemporaneo - B. nel paesaggio parigino, nel gran parco di Benjamin - attraversa un punto cruciale per il testo contemporaneo: il passaggio da una letteratura del continuo a una del discontinuo. Il segno dello choc, la rottura e il salto che imprime è già riconoscibile nella poesia dedicata al pittore Constantin Guys, da cui siamo partiti. L'occhio è l'organo maggiormente investito: la sua centralità sta per essere insidiata, ma qui brilla come un fuoco che lancia i suoi riflessi su tutta la poesia contemporanea. Il tempo quotidiano è scandito dalla pendola: lineare e cronologico rinvia all'inutilità di un sentire stordito dalla consuetudine, ad esso si oppone un tempo diverso, imbastito di una novità terribile, chiuso in un'eternità nella quale si apre un 163

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