Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

palazzo infinito, una babele di scale e di arcate che fanno pensare agli studi di un M.C. Escher. In questo tempo architettonico Baudelaire si apre tunnels prodigiosi dove anche il nero appare chiaro, iridato, e dove egli stesso è architetto del paesaggio che nella visione gli appare come un quadro (Architecte de mes féeries). Da questo frangente il paesaggio incomincia a mutare. L'immagine retinica facendosi percepibile drammatizza il dato naturale. Una nuova materialità della visione si impone, brucia il naturalismo del pittoresco o la purezza della mimesi con lievi imperfezioni, impercettibili venature della rifrazione nel cristallino, mosche, costellazioni di punti mobili attraversano il campo visivo. La presa in soggettiva funziona da cornice, come una mascherina che si offre all'ardua operazione della veduta distesa. Lì, in pieno campo il paesaggio « nasce alla rappresentazione insieme alla mente » 1 • La forma umana - forma muscolare, ma anche . forma dell'apparato organico del pensiero - entra nella serie delle rappresentazioni, si compone nel paesaggio accanto ad alberi e a ogni altro rilievo. Così il vedere diviene teatro di un agone fra la tendenza oggettivante, che sutura ogni discontinuità sulla lucida superficie del mondo, e la tendenza soggettivante che innanzitutto riporta la visione alla funzione materiale che la costituisce, alle piccole scaglie d'imperfezione, alle tracce di soggetto. Da una parte il quadro, il suo contenuto raffigurativo oggettivante, dall'altra la firma e la cornice, alterazione del dato, sovrapposizione e rottura dell'unità della visione, del paesaggio, del quadro. La grana difettosa del cristallino, presente nell'apparato percettivo, inscrive dall'interno della visione il suo memento: ricorda, ciò che vedi, il mondo che splende ininterrotto e prospettico innanzi a te, lo spazio in cui cammini, la profondità dell'aria in cui respiri, la varietà dei colori che giungono a te, sono ripresi sulla punta del tuo occhio, 164

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