Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Disegnare il fumetto. Cioè dare un contorno originale alle parole. Questo contorno infatti viene riprodotto fedelmente assieme al resto del disegno anche nelle traduzioni delle storie. Nelle storie tradizionali, in quelle anni 30, per intenderci, questi contorni, nella maggioranza dei casi, assume-. vano la forma di una nuvoletta, da qui nacque il famigerato termine « fumetto », del quale si diceva prima. Le possibilità di variazione di queste forme, per la verità, non sono moltissime. Si può ricorrere a forme geometriche: poligoni irregolari, o quadrati, o rettangoli, o, più raramente, il cerchio. Mi permetto di non essere d'accordo su queste scelte, che, a mio parere, generano una certa monotonia e, qualche volta, possono addirittura contrastare sgradevolmente con la ricchezza dei disegni, quanto più essi sono elaborati e ricercati nei particolari. Nelle mie storie, al principio ho sperimentato le forme più tradizionali per passare gradualmente a forme più libere, più sofisticate, più vicine insomma al mio tratto abituale. I contorni dei gruppi di parole, nelle mie tavole, sono così diventati parte del mio stesso disegno, avvicinandosi al drappeggio dei vestiti, o alle sinuosità di un paesaggio, o alle curve di un corpo nudq, o ai riccioli di una capigliatura. La preoccupazione maggiore resta però quella di disturbare il meno possibile le figure umane del disegno. In ogni caso, comunque, mi sembra che questa ricerca interpretati­ _va dei contenuti del discorso scritto, se non del tono della voce dei protagonisti, sia abbastanza valida e risponda nel modo migliore all'interrogativo iniziale: « Si possono disegnare le parole? ». A proposito di suoni disegnati, vorrei anche aggiungere qualche osservazione sulla rappresentazione della musica, che personalmente mi sta molto a cuore. Solitamente nei fumetti, la musica (per lo più limitata a qualche motivetto o a delle canzoncine popolari) veniva risolta graficamente 161

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