Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

prodotta dal fatto che in generale la proporzione quantitativa di testo e immagine non è a favore di queste ultime. Nel senso che semplicemente, se ciò avveni?se ci si troverebbe dentro a un altro contesto o genere, a un altro tipo di artefatto: dal libro illustrato forse all'albo di fumetti. Ma c'è anche inversamente la possibilità di sfruttare il carattere sinottico dell'illustrazione rispetto al testo, in due direzioni: quella da un lato dell'assorbire la narrazione nella scena secondo una strategia tipica di certa pittura gotica e rinascimentale (ma di nuovo una simile scelta porterebbe in direzione di un cambio di genere, da storia illustrata a storia per immagini), e dall'altro quella di sintetizzare, di condensare una molteplicità per così dire sincronica di elementi figurativi e ad un tempo narrativi (questa possiamo defiI1irla la strada dell'emblematica, della « panoplia», abusata nelle immagini di frontespizio). (tav. 11) O ancora infine, ed è il caso limite, è la scelta di una scena che può stare per tutto il capitolo, o addirittura per tutto il libro. Viene in mente in proposito un'illustrazione di John Gilbert, per l'Enrico V di Shakespeare, che mostra il giovane principe allungato su un rozzo triclinio e accanto in piedi la burbera figura di Falstaff. È un'immagine sostanziàlmente indifferente rispetto allo specifico passaggio narrativo che dovrebbe illustrare, ma che invece riassume e condensa i rapporti di impari parità fra i due compagni. (tav. 12) La scelta, di cui abbiamo visto alcune modalità, si snoda però in una sequenza di operazioni. E può darsi che l'illustratore le realizzi in totale spontaneità e immediatezza inconsapevole, ma noi possiamo tentare di ricostruire logicamente la sequenza come segue: prima una scelta del passo specifico e poi l'individuazione (costruzione o come abbiamo visto in precedenza messa in scena) dell'esatto frame. Prima grosso modo la scena, cioè un'agglomerato di eventi dotati di una certa omogeneità, (cioè scena in senso drammaturgico) e poi l'istantanea, impiegando inve143

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