Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

L'oggetto della raffigurazione Si può dire in modo molto preliminare che l'illustrazione, nei confronti del testo eserciti tre funzioni, compia tre operazioni. In primo luogo essa rappresenta (da-r-stellt, dice la lingua tedesca, cioè letteralmente mette qui), cioè realizza un'evocazione, e meglio ancora compie il lavoro di rendere visibile, con linee, macchie, tratti, colori, quello che il testo potrebbe far vedere agli occhi della mente. Essa realizza, cioè anche reifica, cioè inscena assemblando cose e attori, personificazioni e personaggi, e i loro attributi oggettuali (come direbbe l'iconologia) ma anche attributi gestuali, posture del corpo, espressioni facciali, ecc. Si dice che il grande Cruishanck fosse un ottimo dilettante di teatro, e che i tratti espressivi che egli attribuì via via ai suoi personaggi, fossero il risultato dell'osservazione delle proprie smorfie allo specchio. In secondo luogo l'illustrazione interpreta, nel senso che non solo semplicemente traduce in immagini, ma più o meno ineluttabilmente riduce, elimina, omette, e contemporaneamente va oltre il puro testo, costruisce un'espansione delle descrizioni, non ultimo per il carattere intrinsecamente perifrastico del figurale. La « notte » è in figura o una volta stellata, o una cappa nera con una falce di luna, o una caligine di ombre ammassate, ecc. ecc. E ci tratteniamo moltissimo nella attivazione dell'automatismo perifrastico, in quanto la notte è sempre notte sopra un determi136

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