Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

sempre legata a uno stato « collettivo » in un universo polarizzato temporalmente. Certamente, si tratta di problemi complessi, coi quali ogni generazione dovrà confrontarsi. Ciò che noi, esseri orientati temporalmente, possiamo fare è tentare di esplicitare la nostra personale posizione su questi problemi, oggi, verso la fine del 20° secolo. Per Einstein la morte era poco più di un'illusione. E per lei, Ilya Prigogine, cos'è la morte? Il modo in cui Einstein pensava alla morte rivela una profonda moralità. La moglie di Max Born, Edvige, ricorda che nel corso di una malattia grave, in cui sembrava proprio che non se la sarebbe cavata, Einstein disse di non temere per nulla di morire: « mi sento così solidale con tutto ciò che vive che per me fa lo stesso che l'individuo cominci o cessi di vivere ». Per me il problema è più arduo. Ci sono situazioni in cui il linguaggio non ci soccorre più. Non possiamo immaginare né un inizio né l'eternità dell'universo. Ugualmente, per molti di noi è impossibile immaginare un universo in cui saremmo eternamente presenti o eternamente esclusi. Credo che noi dovremmo fare - non della morte - ma dellq vita la nostra preoccupazione essenziale. È forse una delle ragioni del mio interesse per l'irreversibilità che si manifesta nella vita e nell'uomo. Mi sembra sia meglio sentirsi dentro un universo in evoluzione che i soli viventi in un universo morto. Ilya Prigogine a cura di Piero Lavatelli 135

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==