Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

so in forma - occorre rifarsi alla scena (Canto VIII, 48-49) ove l'eremita lussurioso, addormentata Angelica, restia alle sue brame, con una stilla di magico liquore, cerca di approfittare del suo sonno per cavarsene la voglia: Già resupina nell'arena giace a tutte voglie del vecchio rapace. Egli l'abbraccia e a suo piacer la tocca et ella dorme e non può fare ischermo. Or le bacia il bel petto, ora la bocca: non è chi l'veggia in quel loco aspro et ermo. Una lascivia, quella del vecchio romito, che, in Dorè non solo traspare già tutta nella immagine che lo raffigura in primo piano allorché appare sul suo asinello con le gote rubizze e gli occhi accesi e cupidi (VIII, 31), ma si riverbera - poche ottave dopo (VIII, 52) - sulla bocca e sullo sguardo di Proteo che, trovata sola la bella figlia del re di Ebuda, la « compresse e di sé gravida lasciolla ». Il disegno, tuttavia, vede la ragazza non solo del tutto chiusa nel suo lungo abito, ma, ancora una volta, ritrosa, e come sorpresa. Non sembra vi sia, in questo Dorè ariostesco, una particolare volontà di indulgere ad un'ottica licenziosa; e lo comprova il fatto che dai racconti, appunto, licenziosi, dal canto XLII, egli non tragga motivo per le sue illustrazioni. 7 - Il passaggio dalle rose e dai gigli del « catalogo della bellezza » alla nudità reale dei disegni dedicati ad Angelica si manifesta quindi - come si accennava - come un ritorno all'indietro della metaforizzazione convenzionale, favorita, e quasi imposta dal mezzo. Ma direi che, in questo caso, l'operazione compiuta da Dorè si limita ad accompagnare - e semmai appena a suadere - l'immaginazione del lettore. In quanto oggetto d'amore e di desiderio per eccellenza, non· sorprende che Angelica bella ritrovi le sue naturali fattezze di donna, lo splendore di un corpo di 101

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