glianza di forma) tra fa proposizione (struttuTa di nomi) e il fatto (struttura di oggetti). P 1 e11ciò nessWl:a proposizione, in quanto ogni proposizione sensata è raffigurazione di un fatto (sussistere di ·stati di oos• e), può rappresentare un'altra proposizione. Il linguaggio raffigura 1a :realtà, ne è immagine o modello, ma non può rappresentare ila forma logica che ha in comune con la realtà: non può rapp11esenta11e il proprio senso. « La proposizione non può x-appresentare ,1a forma logica; questa si specchia in quella. Ciò, che nel linguaggio ,si specchia, il linguaggio non può rapprnsenta11e. Ciò, che nel liD!guaggio ·esprime sé, noi non possiamo esprimere mediante il frn:guaggio... » 35 • Le proposizioni del Tractatus mostrano, delimitano, ma sono insensate, poiché dicono ove non , si può dire. Tutto questo - il fatto cioè che le condizioni di senso ddle pmposizioni, vale a dire l'identità di forma logica tra linguaggio e mondo, non possano essere dette, ma solo mostrate - non è insufficienza o inadeguatezza del linguaggio. Indica anzi che il linguaggio basta a sé, significa autonomamente per la sua capacità raffigurativa. In ,questo ,senso aUa filosofia è assegnato non un compito conoscitivo, ma un gioco eseoutivo: gioco del filosofo è trasferirsi entro il 1inguaggio e di lì mostrarne l'autonomia ·e il limite. Si può dire allora che il linguaggio è già nel Tractatus una pratica autonoma, senza un di fuori , senza ,un fondamento. L'unica pratica filosofica ipossibi1e è colloca;r,si all'interno di quello che il linguaggio permette di di11e, e escludere che si possa stare contemporaneamente in un luogo metalinguistico. Lo ,spazio teorkò del Tractatus appare quindi come una dimensione piatta, senza le gerwchie e i metalivelli della teoria - così carri invece a tutta la tradizione neopositivista. Wittgenstein (e questo va sottolineato) immagina così la professione del filosofo in una linea molto eocentdoa e isolata dspetto aUa tradizione idealista 92
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