Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

La bellez�a di quel corpo la inquietava. Solo Ulrich av11ebbe potuto dirle che essa , le apparteneva realmente. Il testimone della sua identità. Ma la solitudine del momento offuscava .Io specchio allontanandola dal piacere di ri--oonoscersi. Imprnvv1samente, infatti, eUa si sentiva come ·« smateriata » e il suo ,corpo ne11o specchio non apparrenevia più a lei-Agathe ma a , lei-Signora Hagauer. Tale ,sensazione le era insopportabile e 1a rapidità del mutamento 1e provocava il desiderio di ,sentirsi ancorata all'unica cosa certa di quel momento: la 1sua possibilità di consegnarsi 1alla mol'te. ·La piocola oapsula di veleno. che da tempo ,serbava cr:rascosta, ,la 1:,as, sicurav:a trasformandosi in un « portafortuna », in un ·« talismano ». All'estasi ohe l'aveva :riaplita nell'attimo della contemplazione di sé, ,seguiva ora la ,« tac iturnità » e l'angoscia. Lo speochio reale cedeva il posto a quello immaginario che ,11 e offriva il frateHo. Questo diventava lo specchio di Narciso, la vertigine dell'illusione. Lì Agathe pensava di ri.çonoscersi. In questa reciprnca richiesta i due fratelli hanno posto H desiderio di ri-trovaire nell'ahro la propria parte mancante: ,il maschile e il femmini · 1e di ognuno doveva ri-formare quell'unità che li aveva 1 aocolti entrnmbi all'origine 16• « Conosci il mito che Pliatoine , riporta da qualche testo più antico, secondo i1l quale l'uomo in origine era una. creatUI1a unica divisa poi dagli dei in due parti, maschio· e femmina?... Adesso le disgraziate metà fanno ogni sorta di ,sciocchezze per ricongiunger-si... » (p. 875) ,dice Agathe, al fratello. E questi, solo in • appare!l2la più luddo e distaccato, le presienta la .difficoltà di trovare, tra le tante r la metà che realmente corrisponde a quella di cui si è privi: « ..• la vera unifiloazi:one è là come }a luna davianti alla finestra della camera da l1etto » (p. 876) e l'umanità oontinua a dimezzarsi. 44

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