Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

zione Ì'll questione abbia poi rivestito un ruolo stmtegico di puntualizzazione della sua propria conoettualizziazione della différence 13: se fin da Della Grammatologia Derrida può dire, riferendosi a Levinas, che« questa traccia è l'apertura dell'esteriorità in generale, l'enigmatico rapporto del vivente col suo Altro e di un dentro con un fuori: spazÌ!atura. Il .fuori (...) non appare senza la nonpresenza dell'Alrt:ro inscritta nel senso del presente, senza la relazione con la morte quale struttura concreta del vivo presente»; tanto più, nel proseguimento del suo pensiero, la différence esibirà la sua traocia (in modo particolarmenrte iinsistito in L'Ecriture et la Différence e in Marges de la Philosophie). Derivando tanto da differre (ànv.rare) quanto da diaphèrein (dii stanziamento), la différence derridiana ailude al processo attivo della produzione di differenze che,« temporalizzandosi », non possono darsi come essenze o sostanzialità dell'essere, bensì solo oome differenza della differenza, cioè appunto traccia. In Levinas, se« solo la trascendenza può lasciare una traccia», allora s'intenderà che l'epifania del volto è, paradossalmente, assenza, ovvero (ancora il pas...) « traccia di se stesso (. ..) tracci a di una traoci:a di un abbandono», l'al di là dell'essere ormai sottratto a qualsiasi recupero di ,svelamento, di ermeneutica 14 • È a questo punto che si situa l'ultimo ,sviluppo che per il momento c'interessi in questo difficile cammino d'intersecazioni: l'ennesima differenza, posta da Levinas, fra il Detto e il Dire (che in qualche modo rinvia alla « parola plurale» di Blanchot: « Parlare ,significa anzitutto aooogliere l'altro come altro, l'estraneo come estraneo, e quindi gli altri nella loro irriducibile differenza, nella loro infinita estraneità» (1969)). La « terziarietà» - o 1'IUeità - come elemento struttu:riante dell',interrelazione agisce come traccia (ricordiamo: « La tmocia è l'introdursi deHo spazio nel tempo») nel rapporto fra Dit e Dire, fra ente linguistico e trascendenza (etica) in 32

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