Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

quanto esteriorità (immemo,ri,ale) dell'Altro; se il Detto - linguaggio designante, linguaggio-verbo in cui l'essere si temporalizza - è continuamente attraversato da un Dire che è « ,sulla traccia del volto», al di là del tempo, del verbo e dell'ess:ere, al di là della rappresentabilità - spaziatura -, « occorre sempre risvegliare nel Detto il Dire che vi si assorbe e che entra così assorbito neHa storia che impone il DeHo», ma cercando di « mostrare 1a significazione propria del Dire al di là della tematizzazione del Detto» (1974). Se il Dire, anteriore ai segni verbali che esso congiunge, anteriore ai !Sistemi linguistid, �< prefazione delle lingue», è inconcepibile nella sua purezza - « è delirio» --, forse più :accessibile diventa quando Levinas lo accosta all' es-posizione, al rischio radicale, all'algia recata dall'estraneo: « L'uno si espone all'altro come una pelle si espone a ciò che 1a ferisce» (1974): la ,significazione propria del Dire è dunque in quesvo porsi fuori (�< esposizione all'Altro»), nella separazione deUa res-ponsi abilità. Siamo agli antipodi del logos come senso dell'essere, e forse , ainche al di là di quanto osserva Dernida: « Una interrogazione che non può dirsi ,se non obliandosi nella lingua dei greci» e che -tuttavia « non può dirsi, obliandosi, se non nella lingua dei greci»; siamo immessi piuttosto - come ha ben visto Mura - « nel deserto del non�sapere, dell'altro dal logos, dell'altro dall'essere, nell'esilio stesso della parola». Ma allora « la peripezia apofantica del Dire - ancillare o angelica» 15 ( 1974) può volgersi, ancill,are, non al luogo heideggeriano dell'origine, ma al compito infinito dell'esegesi 16, può votarsi al « magistrale» ric onoscimento di un Immemoriale di cui non c'è ricordo ma solo traocila. « Dal deserto al Libro», come dioe fabès, o dal Libro all'esilio, come afferma Levinas a proposito di Blanchot: !(( B1anchot ,determina la scrittura come una ,struttum quasi folle, poiché l'essere non comporta più nessuna abitazio ne, né interiorità alcuna. 33

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