Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

ripreso da Wittgenstein (BPP I, 157) - sarebbe: comprendere che tutto ciò che è effettivo ( alles Factische) è già teoria (...) Baista non cercare niente dietro ai fenomeni; essi stessi sono la teoria» 17 • 7. Per un verso immagine stregata e « idea preconcetta che si impossessa di noi», il « fenomeno originario» segna contemporaneamente in Wittgenstein il darsi di persuasio ni infondate entro una forma di vita - con un'inesorabilità che piega la « vanga» esplicativa. Attraverso Goethe, quindi, Wittgenstein viene pensando il limite inanalizzabile prodotto dalla « mitologia» - rituale di riduzione a ragione ma anche vuoto di ragioni in cui fluttuano le « immagini del mondo»; artificio che tutela indebitamente la credenza ma ,anche natura del suo incoerdb:iile conoretarsi nelle forme di vita. Ed è attraveriso Goethe che appare infine tmcciabile il rapporto di Wittgenstein con Freud, come un' , affinità descrivibile ,solo nello spazio di massimo conflitto e rimpatto critico 18 • Nella •« mitologia», infatti, Frieud ha colto la necessità dell'arresto della catena della problematizzazione, nel quale as,sunti infondati vengono , ammessi o si impongono come fondamento. Ha avvertito H caratt ere costruttivo e costrittivo della dimensione anipotet�ca, con i suoi mitologemi e il -suo linguaggio di figure (Bildersprache): acrisia che si rende inanalizzabile, rapprendendosi in immagini, e produce « resistenze» che hanno un effetto cherat inoso di tutela della credenza. Ma Freud ha finito per declinare al passivo questa scoperta, subendo }a seduzione di una mitologia che ,gli ha fatto concepire la sua impresa come sfondamento della parvenza, in termini essenzialisti. Freud ha proposto immagini straordinadamente potenti, ma che a una certa altezza erano in grado solo di dissolvere altri problemi o approcci, di per sé significativi ma con esse incompatibili. Ha preferito 20

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