Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

il sacrificium intellectus ·alla -rinuncia della volontà che si richiede per comprendere le cose più difficili, cioè quelle più ovvie. Sono allora proprio le soluzioni di Freud a turbarci, ,ad inquietarci, iad irretirci come un simbolismo onnivoro («non possi iamo liberarci dalle implicazioni del nostro simbolismo», LB/LIM 142), al punto che Freud appare vittima della sua stessa scoperta: incapa,oe di interpretarla con saggezza, ma ,solo lin modo ingegnoso (geistreich). 8. Ma è possibile tracciare un:a demarcazione tra una mitologia di cui subiamo fa •suggestione ed una che sappi-amo rendere autoriflessiva, oioè tema di se srtessa? Come può far cessare i suoi effetti lo specifico della mitologia, vale a dire l'irnibirione dell'autoriflessione critica? È possibile tematizzarla senza esserne coinvolti, in modo che tra -discorso e oggetto sus,sista, per così dire, un'intersezione vuota?«Anch'io - scrive Wittgenstein - facoio della persuasione. Se uno dice: 'Non c'è differenza ', e io dico 'Una diffeI'enza c'è', !i.o sto persuadendo, sto dicendo 'Non voglio che tu consideri la cosa in questo modo '(...) In un certo senso, sto facendo propaganda per un certo stile di pensiero contrapposto a un altro»(L;C 95-6). La genesi di uno «stile di pensiero», per quanto o:dentato a problematizzare i rituali fondazionalisti , impone ,tacitamente vincoli all'autoriflessione critica, immunizza zone franche per fa discussione razionale, tratteggia insomma il perimetro aura1e di una « mitologia» - la penombra dei 1 suoi « mi• sconoscimenti fondatori» 19• -Equipaggiato per ingaggiare una battaglia contro l'incantamento prodotto dal linguaggio, contro i «crampi» mentali, Wittgenstein è anche inchiodato alla sagoma fluente e incerta dei bordi che separano i cerimoniali fondazionalisti dalla sezione aurale di una forma di vita. 21

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