Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

finaria per ,rafforzare la dema11ca:mone da ciò con cui un tempo si identifi.oava:no. Quanto più bassa è la soglia di vigilanza, e ,quindi più in agguato il gesto sacrificale dell'esclusione, tanto più le pratiche di sapere si rivelano della st , essa natura di quanto vorrebbero disconosoere. Con un sintomatico aTgomento per ritorsione, come cogliendo una oerta coscienza scientifica :in flagrante autofagia, Freud poteva così scrivere ad Einstein: « Lei ha forse l'impressione che le nostre teorie siano una specie di mitologia (eine Art Mythologie), neppure lieta in verità. Ma non approda forse ogni scienza naturale a una sorta di mitologia? Non è così oggi ,anche per Lei, nel campo della fisica?» 12• 5. Di fronte alla descrizione di un rito (ad esempio quello di Beltane •riportato da Frnzer , che incuriosisce Wittgenstein) ci può capitare di reagire dicendo che l'usanza è evidentemente antichissima. · « Come facciamo a saperlo?» (NRO 43). « Donde provi1ene la ,sicurezza che un'usanza siffatta debba essere antichissdma? (Quali sono i nostri dati, quale la nostra ve11ifica?). E se anche possediamo una qualche certezza, non potremmo sbagliarci e venior confutati dalla storia? Sicuro, ma rimane pur sempre qualcosa di cui siamo certi» (NRO 44). La certezza è , tale da non poter essere •scalfita da alcuna evidenza contr · aria. Le prove a suo favore sono soverchianti, per quanto possano apparirie deboli o addirittura non sussii stere, e « non siamo costretti a piegare il ginocchio di fronte a nessuna pTova contmria» (,DC 107). Di più: le prove sono ,soverchianti proprio perché non sussisto­ ·no, pel"ché non ne abbiamo bi,sogno, e se anche si presentassero controesempi non ne terremmo conto. Le sostituisce una sorta di voce interiore, l'urgenza di tra:sporre la narrazione rituale dn una distanza incolmabile, che non sentiamo il ;bi, sogno di comprovare e che nulla potrebbe fa}sificaire. Se tale evidenza, come afferma Wittgenstein, 16

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