Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

è « non-'ipotetioa, psicologica», anche l'effetto di rifrazione che la genera non può tradursi in una mera reazione emotiva, come non può esaurirsi in una constatazione « ,storica» o in una semplioe congettura. È invece un rivelativo fenomeno di superfkie, un effetto grammaticale, di cui si tratta di rendere perspicuo ciò che ci colpisce e non affuririamo, viale a dire la sua stessa evidenza. È come se nel vivo di ciò che ci. è più familiare emergesse il .riflesso di un'aderenza (non necessariamente acritica, ma ritUJale) a miti che non sopportano alcuna problematiizzazione. La nostra vegetazione intellettuale pullula di assunti protetti da un abito mentale che li rende esenti da dubbi e riserve. L'autorità di un'immagine del mondo, che esime dall'onere della prova, si avverte là dove ogni giustificazione , razionale si arriesta, dove l'appagamento dissolve ogni ricerca - perché �< al termine delle rngioni sta la persuasione» (DC 99). L'« immagine potente» della persuasione (BBP I, 143) agisoe « sullo sfondo delle mie assunzioni», e a nulla varrebbe dipingerla aus der tiefsten Brust. Ma « lo sfondo che mi è stato tramandato, sul ,quale disti!Ilguo tra vero e falso», è - scrive Wittgenstein - « una specie di mitologia» (eine Art Mythologie) (DC 19). Rumore di fondo della memoTia collettiva, brusio di voci S'enza nome, gorgogliare di mitopfo,sti 1 invisibili che :iririgano gli atteggiamenti e gli abiti mentali. L'apprendimento è descritto da Wittgenstein come una tacita trasmissione di « mitologie», cioè di ambienti indispensabili attraverso i quali (al di fuori dei quali) scon:ie il flusso dei giochi e delle tecniche. Il ,dubbio, in tal senso, non è uno strumento della cognizione ma un suo ostacolo: si apprende, anche a dubitare , solo impaTando a rnon dubitare. Al di qua della scrittura come ·« al di là della cono­ ·Scenza » 13, la mitologia è un luogo di « pensieri minerali», cristallizzati in '« rooda dura» (DC 19) dalla loro 17

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