l’ordine civile - anno II - n. 14 - 15 luglio 1960

Fine della ,cc Civitas hominum » è di coincidere aon la « Civitas Dei >>. Ora, nella « Civitas Dei )f non· può ·pensarsi······ che potrebbero sussistere differenze di valutazione ,per pari prestazione. Oggi queste nostre - e ,diverse - città degli uomini hanno invece una caratteristica: le -defìniziòni di leal- tà, onestà, amore del prossimo, non ~ono solamente differenti da sistema a sistema e da epoca a epoca. Nel medesimo siste- ma e nello stesso momento· variano da posto a posto : così un atto disonesto a Milano non. lo è più a Palermo, e viceversa, se la scusante è di ordine cosiddetto politico. Quel medesimo atto scandalizza se compiuto in -differente circostanza, -quando cioè non sia in ballo un interesse politico : di fronte, partito, ' corrente, gruppo. Tutto ciò, ·che da quasi cento anni è dive– nuto costume, oggi ci fa sottilizzare sul ·compiacimento _che i nostri tempi si· suno evoluti, e ohè se vi sono simili scorie, poco male·: rimangono necessario, scòntato_moélo d'essere del- la politica''« èstranea ai ·pm », sporèa,, fenomeno isolato, e.cc . Noi cittadini della -massa,· si dice, ·non· :vi siamo coinvolti. Si scorda però' che mai in effetti la ·politica è stata una scienzà; di poéhi. Praticamente, come diceva -Pascarella, tutti faccia- mo ·politica, anche quarido « stiamo all'ostèria »·: pòiéhé la· politica non è solamente teoria,· sistema ,precostituito, ideolo- gia •ap,plica·ta. E neppu~ dovrebbe considerar-si unica po·litica quella dei nostri rappresèntànti alle Camere. E difatti questi sono rappresentanti, rappresentanti doè altri cittadini, che siamo noi, e non formano una sovrastruttura che rappresenta solo greograficamente il Paese reale ( come in pratica accade oggi).· Possiamo .dire che in un sistema perfetto i parlamen– tari parlano per noi è dovrebbero •costituire l'ultima spinta della nostra -volontà. Ma tutti facciamo politica. Al cinema, ad esempio, cento, duecento,' eppoi diecimila cittadini mo– strano insofferenza per la snervante proiezione di comunicati pubblicitari. I ·diecimila citt•adini possono divenire centomila, milioni. Allora qualcuno scriverà dotti articoli, · avvierà in– chieste •per inda·gare le ragioni che -irritano la gente' quando è -obbligata a sor-bire pub'blicità. Si comincerà a parlare di violazione della pérsonalità. Ancora una spinta (l'ultima) e la ·,querela· arriva al Parlamento, attraverso una interrogazione sorta .no'n'"-dall'arbitrio dì un deputato; ma affidata a questo dalla voloU:tà ·ideale dei suoi rappresentati. Si può arrivare,· • quindi, ad una legge che disciplini 'l'arro,ganza della pubbli– cità; rìdimensionando le esigenze di .dignità dell'uomo libe·ro: Che la legge passi o· meno, a •questo punto, dipende dallà, maggiore o minore onestà e incormttibilità dei nostri ra•ppie– sentanti; "poiché certamente chi ricava utili dalla ·pubblicità ( e purtroppo sono in tanti : produttori, indùstrie; stampa, esercenti) tenterà di affogare la proposta di fog'ge. Teòrica– mentè, quindi, in un sistema vicino alla perfezione il citta– dino. qualunque in forza della maggioranza numerica dei suoi rappresentanti dovrebbe essere so·vrano ,di regolarsi come cre– de nei rapporti pubbli-ci. In pratica ciò avviene raramente perché due ,persone che possiedono dieci miliardi valgono più - nella corrente consuetudine - di centomila che possiedono la· medesima ·somma. Servono come ·esempi i casi di Sicilia, dove ·cento ( e forse meno) miliardari eterni nel tempo si preoccUJpano ,di tramandare una « onorata » istituzione come la mafìà, con tutto ciò che ne consegue: ,classe politica cor– rotta {lo scandalo Santalco-Corrao è solo un caso minore, venuto alla luce per .un contrattempo), intromissione nel mon– do del lavoro e del commercio, cristallizzazione dell'apparato di « amici », eioè ,delle clientele a circolo chiuso. nuovo :di :Glauco Lica,ta Può la massa di cittadini _::_·che in effetti ha chiamato --i -suoi rappresentanti e potrebbe ,chiamarne di diverso stampo - liberarsi di ciò? Lo può, teoricamente, poiché ha - dal progresso della democrazia - armi di controllo e denuncia. Ma - è lecita ,la domanda _:_ chi controllerà i controllori? Purtroppo qui appare evidente un circolo vizioso poiché in effetti se il cittadino onesto può formare governi onesti, i governi onesti - e solo -quelli - possono formare nuove generazioni di cittadini onesti. Dall'interno, risulta evidente, non potrà venire molto, perché - è peno.so azzar.dare simile deduzione pessimistica - nulla prova che all'infuori di un epidermico ·indifferenti– smo e qualunquismo vi sia in profondità l'humus necessario. Che la manna di un risanamento ci venga allora da fuori? 'Vediamo. :Dalle. opposizioni, se le ' intendiamo - come le ;vediamo ....:.......; oligarchia di teoriei rinnovatori/no. I pochi non • òambianò nuHà~ lo dice Lenin.- l rirufovame:titi devono essere •.sentiti dai singoli componenti la sociètà, iDa un'oligarchia po– sta al di fuori -del territorio nazionale? Ed anche questo·. è impossibile; potrà trattarsi 'tutt'al pÌù di appariscente ~am– 'òiamento -c'ostruito su basi d'argilla. Lo dice sempre Lenin: le rivoluzioni non si esportano. L'unica vera leva che può camibiare, risanare, una società è un'idea che permei -di sé ogni membro e formi un atteggia– mento intellettuale cosciente. Ci piace ricordare una risposta di Pasternak ( la cui costante inquie!udine possiamo cogliere per rappresentare ciascun uomo di questi tempi da Basso Impero). Pasterna·k richiesto di indicare da quale categoria sociale volesse composto il governo perfetto, rispose c·he •gli intellettuali, secondo lui, erano i soli che potevano essere indi-c-ati. Si badi, non tecnici come ,potrebbe sembrare consi,de– ra:iJ.,dola ca-ratteristica di questi tempi e le prospettive del futuro, ma intellettuali. Dove -per intellettuali non intese certo la .pletora di stipendiati cantori, ma solamente i compenetra- • tori, e ·quindi i depositari, dell'i.dea attuale o potenziale dei tempi presenti. Idea che non è çerto unica, monolitica, ma al contrario -· sebbene la sua radice affondi nelle medesime ispirazioni - delicatiqnehti differenziat~ rio~e va;iazioni ,di un unico tema. Il tema .dell'uomo civile, dell'µomo nuovo, oggi non può '.essere che unico. Ma •questa .differenzilÌzione sul tema riv:endicherehhè alla dignità deill'uomò civile; al contempo, l'unità dei fi_ni e la liberà ·realizzazione di essi ·da paese a paese. Si ·avverte la necessità di chiedersi: l'uomo ha un fine? Se •lo ha U:o~ può essere che unico per tutti. Ed il fine del– l'uomo ,associato è il medesimo: del,l'uomo .considerato avulso da ogni ra,pporto esterno? Che sia il medesimo è fuor di dubbio, altrimenti non avrebbe s~~so, •per i cattolici, il ~on– cetto ·di amore e •per i marxisti I quello di comunità. Ma se il .fine dell'uomo è comune, al di là del tempo e dello spazio ·_ · come rivendica l'umana dignità - resta dimostrato ohe gli ,attuali a·ggregati politici sono impreparati non solo per per– seguirlo, ma anche· per considerarsene astrattamente deposi– tàri. Perseguire un fine, fintanto che esso fine non sia rag– giunto; implica considérarsi in divenire: ed al contrario at– teggiamento comune dell'attuale uomo politico e della massa della quale è emanazione, è il quietìsmo . .Tornando al gover– no di intellettu~Ìi, certo ,questa tendenza di: elezioni sradiche– rebbe il carrierismo, eliminerèbbe •comiz<i, ,apparentamenti. Le opere degli intellettuali - non ,improv:V1iisazioni, ma, ela– borazione e interpretazione'· dell'idea· élè~.:te:mpi -:-,--:: Saréhbero

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