l’ordine civile - anno II - n. 14 - 15 luglio 1960

bi .Stato o III Siamo giunti, con la critica radicale del partito, alla cri– tica della politica moderna come politica fondata sulla vio– lenza e non sul ,diritto, sull'al'bitrio dei pochi e non sul diritto di ciascuno. La critica al ,partito è sempre stata giudicata una critica reazionaria, perché si è ,visto in essa il tentativo di negare · la più, propria ed originale deUe conquiste moderne, quella dell-'associaz,ione politica, ,come strumento di autocoscienza popolare. Ora abbiamo già visto che ,questo non è vero: il partito non poteva dare al popolo solo una coscienza ,di << massa » ( quanto sono istruttivi i termini che la vita stessa foggia!) cioè di forza diretta, di gruppo mosso dall'estrinseco, senza coscienza propria, senza ordine libero e ragionevole di rapporto. Il partito presuppone l'« ideologia >> ed i detentori di essa: presuppone l'esistenza delle cc masse », che si muovono sotto l'influenza ,di stimoli materiali e non dell'autocoscienza storica. Il partito moderno è perciò tirannico per princrp10 : e solo -per contra,ddizione al suo principio riesce a non essere tirannico. , Tuttavia, non si può negare che l'associazione politica sia uno dei portati propri ed orig.inari del nostro tempo : e che essa sia ormai diventata parte ·integrante di ogni reggi– mento ,politico moderno, ,Criticare il partito non significa diminuire i diritti e lo status civile dell'associazione ,politica: ,questo appunto sareb– be reazionario e concediamo ·che questa sia la parte di verità che esiste sotto le vive reazioni che emergono ogni qualvolta che si muovon.9 critiche al partitismo come sistema. Criticare ill partito moderno è criticare la forma falsa e,d inaccettabile che .il problema ·dell'associazione politica ha assunto nel' qua-, dro deHa politica moderna. · • I Il problema dello status dell'associazione politica rimane invece uno dei ·problemi centrali di un vero e moderno stato di ,diritto. La determinazione della vera e autentica figura dello Stato di diritto, fuori da 1 l ,peso degli errori della filosofia e della politiea moderna, consente di risolvere armoniosamente i:l' 1 pro-blema ,del'lo -status .d-ell'asso'ciazro·ue po'l<it!i.c,a. Che cosa dobbiamo intendere per Stato di diritto? Uno Stato in cu.i i pubbli'Ci poter,i po,ssono agtre soltanto s-uUa base di una legge avente valore universalmente obbligante così che qualunque cit,t,adino possa agire a tutela dei diritti o degli ,interessi che sono direttamente od indirettamente tu– telati dalla ,legge. Uno Stato ,di ,diritto implica la distinzione dei pubblici poteri, in modo· tale che nessun potere si trovi, nei confronti • della legge e della ipublica attività, in una situazione di di– sposizione unilaterale ed incontrastata. Appare evidente che ogni Stato di diritto è, dal punto di vista del regime politico, cioè della distribuzione effettiva del potere tra le v,ari,e corndizioni d,i cittadini, nece•ss•ari 1 amente un cc •regimen mixtum >1, cioè un re~ime che contemipe-ra in sè i tre principi puri: ·i,l monarchico, l'aristocratico ed il de– mocratico. Sotto questo aspetto vi è unà certa dottrina della demo- 1 crazia che è incompatibile con lo Stato di diritto: e vice– versa si ·,dà una tendenza a risolvere semplicemente Ja demo– crazia nello Stato di diritto. Noi oggi indichiamo l'ideale ccoccidentale 1> con il ter– mme di democ,razi~ : ma questo non iè esatto. H termine cc de- • partito di Giovanni Baget-Bozzo mocrazia >> è rivendicato con qualche tito,lo sia dall'agorà ate– niese che dal regime sovietico. Democrazia indica soltanto la prevalenza degli interessi ,dei ceti economicamente meno do– tati nella determinazione del ,pubblico governo. Prevalenz·I! attiva, si badi, accompagnata da una -detenzione effettiva di potere politico, non ne-1,senso di particolari attenzioni ,dei pubblici poteri verso i ceti meni ahbienti { una ta,le acce– zione ·è incompatibile con l'etimo stesso della parolà ·demo- ' crazia). Una democrazia può pratica,re una politica liberale o autoritaria, può fondarsi sulla legittimità o sulla tirannia, ecc.: demo•crazia non -è un termine di valore, ma un termine descrittivo. Non indica un concetto universale, fondato sulla natura stessa dell'uomo e della società ·politica, è un te_rmine generale, classificatorio, che indica un determinato tipo di or:ganizzazione politica, come risulta dall'esperienza., Non a caso, tutta la parte d-ella Po.liti-ca aristotelica, là dove tratta della questione, dèl regime ,politico, .è quindi della democra– zia, ha carattere ,induttivo ed era preceduta dall'analisi e dalla c1assificazione delle costituzi'rmi delle città greche. Democrazia dunque non è né un sinonimo di Stato di diritto, né la -qualifica più specifica dell'esperienza politica dell'occidente. Invece il nuovo capitolo nella storia dell'ordine civi,le, l'occidente 1o ha scritto con la fondazione dello Stato di di– ritto, •,cioè con la concezione del ruolo determinante del,la legge :rispetto ,a,i puhblici poteri e :dell,a parità mora-le ,e giu– ridica del cittadino e del pubblico potere innanz·i alla legge. Ora proprio per la ,corrisp~ndenza di questa più· perfetta organiz~azione dello Stato con il più acconcio regime poli– tico, cioè il regime misto, era inevit·abile che l'orgall'izzazione dello Stato di diritto attivasse politicamente tutti i cittadini e che il 1 peso del numero facesse procedere lo Stato di -diritto verso il suffragio universale e verso altre forme democratiche. Ma prnprio lo Stato di .diritto offriva di per sè l'antidoto contro ogni arbitraria semplificazione del regime politico e contro l'a-ccentramento politico del ,potere nelle medesim~ mani. Il principio della distinzione dei poteri, se conservato, consentiva, pur neH'•aboliz!ione o nell'evacuazione 1dell'isti– tuto monarchico e nella diminuzione del potere sociale della ricchezza ,e della ~ohiltà ,di, sangue, ,il permanere, in forme nuove e po,polari, di quei valori -di autorità e di consiglio che la teori,a del regime politico vedeva nella monarchia e nell' aristo•crazia. Questa garanzia non fu sufficiente : il razionalismo usò della universalità della ,condizione di cittadino, come base di una teo-ria tota,litaria della democrazia, al cui centro stava il partito ideologi,co. Il marxismo ,è la sintesi vivente del sov– vertimento dello St,ato di ,diritto e della perfetta realizza• zione -del potere po-litico del partito. 'Non intendendo come '1a distinzione e la parità dei po– teri fosse fondata sulla necessità stessa della prevalenza della legge, ;i sviluppò contro di essa una reazione su tutti i piani, da quello dottrinale a quello politico. Tesi preferita di questa reazione era la necessità dell'unità di comando e dèlla neces– sità quindi di un potere superiore agli ahri che riso]v_~ss~ i conflitti costituzionali. La dottrina giuspuhblicistica tedesca antecedente a.Ua pri– ma guerra mort,diiale fornì un ampio con,t>ributo crit 1 ico alla teoria della .distinzione dei poteri e della ,parità degli organi costituzionaH. Lo stesso sistema inglese evolse verso la dottrina del corpo elettorale, come organo supremo di soluzione dei con-

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