l’ordine civile - anno II - n. 14 - 15 luglio 1960

pag. 2 Se invece si vuole superare , la lettera della Costi– tuzione, e dare al termine democratico un significato di adesione ideale ai valori deUa persona e della libertà, se lo Stato si assume la responsabilità di questo giudizio, allora, è ovvio, tale giudizio investe, egualmente e pie: namente, il Partito ComÙnista Italiano non meno che· il MSI. Nel primo ·caso, si può dire che anche• il PCI ed il MSI sono, a quelle condizioni, forze legali ( è la tesi che l' on. Sullo sostenne, nel dimettersi da ministro del governo Tambroni): nel secondo caso sono illegali am-, bedue. Senza ·chiarezza su questi punti, si cade necessaria– mente nell'ipocrisia e nel culto della ragione dei più for– ti : cioè nell~ negazione del vero valore della protesta antifascista contro lo "spaccio dèlla Bestia trionfante". E' questa mancanza di chiarezza che diventa ogget– tivamente mancanza di ordine politico, crisi di legitti– mità. Di questa crisi dell'ordine politico, si era fatto chia– ro portavoce l'on. Merzagora in occasione della caduta del governo Segni. / Il Presidente del Senato ha ritenuto necessario an– cora una volta il suo intervento, per ricordare che la crisi politica ha ormai raggiunto i margini della crisi costituzionale. Lasciamo da parte l'elemento più vistoso e forse meno essenziale delle dichiarazioni del Senatore Merza– gora; cioè la questione della tregua. Essa ha avuto un valore forse più tattico che sostan– ziale. Questa volta aveva ragione l' on. Malagodi nel ri– . cordare che non si può affidare _l'ordine pubblico ai partiti. Del resto, questa parte della dichiarazione Merza– gora non ha avuto seguito ; mentre la parte più sostanzia– le ed importante, cioè quella del dibattito politico, lo ha avuto. Le interpellanze sui fatti di Genova, di Roma, di Reggio Emilia, hanno. perso la loro portata originaria; e la discussione relativa ha· assunto il peso di un vero di– battito politico, in cui è in gioco la sorte del governo. Cu– riosamente, però, incontriamo qui una prima anormali– tà: questo dibattito non può essere concluso, come sa– rebbe logico, da un voto di fiducia, cioè dal normale atto di responsabilità di un Parlamento che discute un go– verno. Pure con esso sboccerà pubblicamente la manovra, che occupa da tempo gli onorevoli Moro, Saragat e Ma- . ca 1no n_c l'ordine civile lagodi e che consiste nel porre in crisi il governo Tam– broni per sostituirlo con un governo monocolore, che , non sarebbe di centro in dottrina ma avrebbe i voti del centro in realtà: la sottile distinzione avrebbe lo scopo di salvare la faccia all'on. Saragat. Forse questo governo verrà fuori: in tal caso, siamo facili profeti nel dire che esso rappresenterà una formula incerta, esposta alle diverse pressioni e manovre. Le stesse difficoltà con cui nasce la formula, che pure ha avuto il vantaggio di maturare al coperto, nei lunghi incontri dei segretari e delle delegazioni di partito, lo dimostra. Per i repubblicani ed i socialdemocratici si tratta di fare un " ponte " al difficile centro-sinistra; per i liberali si tratta di far nascere la sostanza della - vecchia alleanza di centro senza ·la parola. Sulla formula si accendono così due ipoteche diverse ed incompatibili : una di esse deve necessariamente cacciare l'altra. 11 governo prefabbricato dai partiti è necessaria– mente il preambolo di un altro governo e questo si– gnifica appunto che esso, se giungerà a nascere, sarà, per i partiti dell'arco democratico, qualcosa di mol– to più vicino al simbolo del pomo della discordia che a quello dell'arca dell'alleanza. Quel che ci importa notare è che ancora una volta ci si è mossi fuori delle regole del regime parlamentare, rovesciando un governo che non erà mai stato b~ttuto in Parlamento, ma che aveva visto continuamente cr_e– scere la propria maggioranza. Ancora una volta le segreterie dei partiti si rivelano come il vero luogo delle decisioni, lasciando agli organi dello Stato un ruolo meramente formale, snervandone il prestigio e indebolendone l'autorità innanzi alla coscien- za pubblica. • La crisi è ben dunque una crisi extraparlamentare, anche se il peso che l'intervento, del Presidente del Se– nato ha dato al dibattito sulle interpellanze, ha consen– tito al lento lavorio delle segreterie dei partiti di lasciare l'anonimato nelle aule del Parlamento invece che nei comizi o nelle interviste. Il discorso di Novara questa yolta ha avuto luogo in aula. Il senatore Merzagora è il sostenitore di un regime parlamentare rigido e regola– mentato; eh~ il suo secondo intervento abbia di fatto f ornitò l'occasione politica alle manovre· per una crisi extra-parlamentate, può significare o uno scherzo del destino ( ma non siamo saragattiani) o il fatto che la nostra riforma costituzionale deve avere obbiettivi dit>er– si che un regime parlamentare "rigido". Ed è appunto questa la nostra_ tesi.

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