l’ordine civile - anno II - n. 14 - 15 luglio 1960

f ordine civile posizioni dovrebbe superarsi in appia– namenti recip,iocamente accettabili. Inoltre questa insopprimible sfasatu– ra sulLa base d partènz-,a potrebbe tro– vare - qnzi dovrebbe trovare - seri·e possibilità di livellamento nella politi– ca economica, finanziaria e fiscale, rea– lizzata, neU',ambito della propria sfera di autonoma compe•tenza, dai Governi dei vari Stati membri, di modo che la costante azione, espressa nei settori con- . siderati più critici ai fini dell'inte,gra· zione, possa colmare almeno in parte quelle necessità di sacrificio e di inizia– le svantaggio imposte dalla politica co– munitaria. Nelle mie note del primo. di luglio, parlando deU'esposizione fatta dal Pre– sidente Tambroni sulla situazione ge· nerale del Paese, accennai alle prospet– tive programmatiche che il Presidente del Consiglio ritenne di esprvmere in materia fvscale. Tale richiwmo mi s·erve in questa oc– ca,sione per ricordare come sia indi- , spensabile ed indilazionabile per qual– siasi governo di affrontare con respon– sabile tempismo e con competenza au– dace, aggiornata alle esigenze dei tem– pi, la questione della soluzio-ne integra· le del problema fiscale del nostro Pae– se, riguardato sotto ogni aspetto funzio– nale, cioè da quello legislativo a queUo burocratico, ·da quello regolamentare . a quello esecutivo, da quello tecnico ed articolato dell',imposiziowe e dell' accer- . l!amento a quello fondamentale del con– tenzioso. Fino a quando questo impegno, che sotto diverse colorazioni ricorre nei programmi formali dei vari governi che s.isuccedono, non sarà mantenuto e com– pletam·ente concretato, nessuna propo- . sta autorevole ed opportuna i nostri rapprese11,tanti nella Comunùà Europea· potranno avanzare. Il n·ostro sistema economico-finanziario resterà necessa– riamente sfasato nei confronti dell'in– granaggio esecutivo del Trattato e mol– te possibilità riguardanti le nostre at· tività ecpnomiche potranno essere insi– diate nel loro sviluppo e nella foro af– fermazione integrativa ,dalla carenza di una .idonea e propulsiva legislazionP fi– scale. Mi vien fatto a questo punto di para· gonare il sistema tributario italiano ad ,un' "arena di sfida e di combattimen– to". La metafora può apparire meno ar– bitraria di qwanto si possa credere a prima vista, se si considera che la legi– slazione fisè.ale del nostro Paese rea– lizza, consapevolmente o inconsapevol– mente, un tale conflitto di posizioni che da sofo basterebbe ad escludere ogni possibilità di conciliazione fra organi legislativi, organi accertatori e contri– buenti. I legislatori italiani hanno pe·rduto • ormai da oltre un trentennio ogni di– mestichezza con la "semplicità", che, come è noto, dovrebbe essere uno dei requisiti fondwmentali dell'imposta. Gli accertatori, roaparte loro, abituati a co– st,iuire, per necessità di cose, i loro ac– certamenti sugli indizi, che a volte di- ventano arbitri veri e prop,ii ( le nor– me dettate dal nuovo Testo Unico delle I mp9,ste Dirette qu-ando saranno risp-e,t– tate dagli agenti e funzionari preposti all'accertamento?) si aflaticaroo ineffi– cacemente a contribuire alla "perequa– z,io,ne tributaria" attraverso un'attività necessariamente incostante e disordina,· ' ta, fotografia fe 1 dele e pratica, però, del– la farraginosa inconsistenza deUa spe– cifica ,legislazione. Cade, così un altro presupposto importante deU'imp,osta, cioè l' "economività". Non è infatti po•s– sibile sperare che il disordine, l'appros– simazione, l'inconformità delle leggi fi– scali po·ssano garantire almeno il mini– mo di "econ0rnia" nelle· fasi di accer– tamerot·o, di notifica- e di riscossione delle imposte! I contribuenti, inoltre, si sentono implicitamente autorizzati dalle s'tesse leggi -a perseguire "squali- • ficati" obiettivi dii evasione. Le norme fiscali sono difficilmente intellegibili, sia per difetto di chiarezza e di sem· p.Zicità nei testi ufficiali, sia perchè tut– to il sistema tributario italiano i•gnora le interpretazioni univoche. Bisogna di– re, anche a costo di app•arire esage,iati, che in Italia non vi è possibilità di sa– pere o valutare o calcolare "a priori" l'incidenza fiscale su un determinato af– fare ·o uroa determinata serie d'affari. Sulle -aliquot~-base, appticabili anch'es– se con dub·b·iosa elasticità di interpreta– zione, si ammucchiano disordinatwmen– te gli "accesso,ri" di carattere "locale", straordiroario, contingente; e tuttociò ~ senza parlar,e delle "duplicazioni", che nel nostro sistema· tributario co-stitui– scorio addirittura il malcelato, ma tra– ballante piedistallo.- C'è ·da sperare che il governo sappia ormai avvedersi che il sistema tributa– rio italiano è il più· arretrato, il meno pratico e positivo ed anche il più inido· neo, nell'ambito del mercato comune, a sostenere la v-alidità della concorrenz,a italiana nei confronti dei produttori stranieri .. Anche l'art. 99 del Trattato accenna . indi.rettamente alla concorrenza ·sotto il riflesso fiscale: « La Go,mmissione .esa– mina in. qual modo sia possibile armo– nizzare, nell'interesse del mercato co– mune, le legislazioni dei singoli Stati membri relativi alle imposte sulla cifra d'affari, ecc. ,>J. Mi pa-re· che quest'esame della Com– missione sia destinato , ad essere qwasi insolubile, sul piano dell'equità, quan– do si tratterà di approfondire. ,le carat- · teristiche del si·stema italiaroo. Se ci fermiamo su un -solo efomento, e cioè sul rapporto che corre fra imposf!e dirette ed imposte indirette, app-are chiaro che Za nostra posizione è per il mo,mento "non armo,nizzabile". Infattt, in Italia, l'impo-sizione diretta nei con– fronti di quella ·i~diretta ha .l'esigua prop,orzioroe del. 22% circa mentre i da– ti attendibili che riguardano Francva, Germanf,a, Belgio, Olanda e Lussem– burgo, parlano rispettfoamente di pro– po-rzioni ,par:i al 33, 43, 45, 52 e 62% circa. U che tranquillamente ci indu- ce a concludere che le tassazioni sugli affari attu(l)te in Italia "ingro-ssano" i prezzi in fase di produzione e di dist,ii– buzi·one più che negli altri Staii mem– bri e mettono, perciò, in diffico.Ztà ini– ziale gli esportatori italiani nel MEC. Se dJovessimo passare in rassegna tutti i profili del "sistema" che aspettano un coraggio-so adeguamento alle esigenze dinamiche della· finanza e :dell'econo– mia moderne, dovremmo . soff erinarci particolarmente sull'I.G.E., per auspi– care una più duttile, unifonn_e imposta– z-io,nedelle aZ.vquote; sulla pwgressività tributaria che quasi sempre sottrae ca– pita-li a maggiori investimenti produtti– vi; sulla nominatività delle azioni, che inqridisce le fonti del, risparmio "atti– vo"; sulle imposte dirette di categ. B, soggett;e ad elefantias-i man mano che Ze a·liquote supplementari le distaccano inverosim·iZ.mente dai punti di partenz,a e quarodo gli astrusi conteggi bvennali; a carattere preventivo e di difficile con– trollo per i contribuenti, fanno loro per– dere ogni identità con l'esercizio al qua; le si riferiscono ; sul sistema del con– tenzioso, veramente inadatto" -ad inter– pretare le più elementiari nozioni di speditezza, giustizia ed economicità e per tante altre urgenti i-stanze dettate dal buon senso. C'è, dunque, necessità di impostare le linee di una completa riforma, attra– verso un'adeguata fase - non troppo lunga, s'intende - di coordinazfone e di eia.bo -razione. I provvedimenti occasionali, isolati, che spesso, suU'onda di pressioni eco– nomiche o di velleità demagogiche, si rivolgono ad alleviare la situazione di questo o di quel settore, a lungo anda– re, non giov(l)no aUa causa dell'interdi– pendenza funzio·nale fra econo•mia e si– stema tributario. Il Ministro Trabucchi si è dichiarato autorevole fautore della distensione fm f.isco e contribuenti, sostenendo la ne– cessità di una vera e propria offensiva co,ntro gli equivoci di base che atten– tano tradizionalmente alla coUaboraziio– ne fra cittadini e. Amministrazione in questo deUcato campo della pubblica attività. Le paro•le non bas-tano, come non ba– stano i buoni ,intenti : anche il rifor– matore ·Vanoni intuì l'istanza di questo basilare supemmento dell'a·rbitrio e del– la diffidenza, affidando alla cosiddetta "riforma tributaria", compiti ed obiet– tivi che, poi, la· clàsse dirigente rese co 1 mpleitamente inoperanti. E' trascorso circa un decennio da quel nobile, ma irogenuo vaticinio : e tutto, p•iù o meno, è saldamente fermo al pun- to di partenza! • E' tanto -difficiZe, forse, applicarsi, con meditata co-mpetenza, per trarre da tale arida stasi validi e sig-nifioativi in– segnamenti? Oppure, per affrontare una volta per sempre i tempi deUa neces– saria riforma, dovre-mo ancora per uno o più decenni continuare ad a·ggirarci, fra uroa :recrim{nazione ed una v-qna. speranz!J, n,ella per.ico,losa ."impasse" della, baraonda f.iscale? I

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