l’ordine civile - anno II - n. 13 - 1 luglio 1960

l'ordine civile in concre~o con una tavola di valori diversa da quella projcla- mata in principio; I 2) che l'e•sperienza dell'on. Fanfani rappresentasse rssa stessa ques-ta deviazione : il mo-nito e l'insegnamen·to era, ap– punto, quell,o d~ non ripeterla. E' es~rema•mente disinvolto 'f,ire che (( quell articolo non corotraddiceva, ma anZJi postulava quelli che dovevano essere poi ·gli avvenimenti futuri ll. 1 Per carità, che l'on. Moro fosse .un teorico del centro sini– stra, non lo sapevano forse neanche ,i doro·tei allora : e nes- suno .lo sospettò sino al luglio del '59. I No, allora erano i tempi in cui i giovani dorotei s 1 nti– varoo, co•me e-bbe a dire uno di loro, il fascino deU'on. ~Mala– godi ». . Il governo -ideale, il buon gover,no, è, nelle prospe~tive di La Valle di allora, ·il governo De Gasperi-Einaudi del Jr,7 : ai cauolici la politiC"a, ai tecnici la direzione della pol~tica economica. Il comitato ,Rueff, cioè un classico ese-mpio dt di– rezione tecnica della politica economica da parte dei tec– nici ed in senso liberale è quello che di positivo La Ji1alle trovava nell'esperienza francese. I E' cangiuntura che pare oramai lontana e fu un'iltlusidne: s~•stenere ~he in quello sc~itto, _che ne fu una perspicu~ es~~es· swne, ed e tuttora cosa mtell1,geri,te, ( anche se ne disseniim– mo allo-ra, proprio per questo aspetto tecrwcratico ed e~ono_mistico) ~i prevedeva il cen:t~o sinistra dell' on. M 010 è dire i.Zcontrario delle cose che wi pur sono scritte a chiare .lettere. . I Veniamo alla questione più sottile ed al dilemma eh~ La VaUe ci pone. O ha ragione P. Lener quando dice che i p,rin– c . i.pi ~ ~ui la D.C. praticame,nte si riferisce sono i prini ipi c att olici e che la D.C. non e stata capace di aflermar un proprio autonomo pensiero politico: o ha ragione <( Or .ine Civi'le >> quando sosten,iamo che l'ideologia della D.,C. e is•te ed è la pratica accettazione del laicismo moderno attrav'erso la mediazione della distinzione dupanloupiana tra tesi ed ipote.~i. ·pag. 19 Ma come non vedere che P. Lener e noi diciamo z.a me– desima cosa! Al sistema della tesi e dell'ipotes,i è coessenziale: a) l'affermazione della tesi, cioè della d01ttrina cristiana, come risultà dall'insegnameroto dei Pontefici; b) la affermazione della necessità di accettare le ,isti– tuzio,ni e .Ze forme po-litiche nate dal razionalismo e dal -lai– cismo come « m-ale minore>>. Ora noi abbiamo già detto che tale distinz,ione può valere in certe condizioni, so,tto il peso dell'oppressione e de.Ila ne– cess.ità; ma renderla no•rmale non è più accettare soltanto le . isti·tuzioni, m·a anche lo spirito che le an;ima, l'errore che in esse si contiene. E significa quindi rinunciare definitivaniente a quella elaborazone di un pens,iero politico: conforme ai prin– cipi che la ,distinzione di Mgr. Dupanlou,p aveva soltanto mes– so in parent·esi. Quindi i principi rimangono lassù com~ idoli : Le tesi che governano effettivamente la politica diventano tesi surretizie contradditorie alla tavola di val'ori formali, 1 ai principi. Ci pare che la coincidenza tra P. Lener e noi sia al riguar– do perfetta. E quanto all' idea.le moderno, l',ideale del razionalismo e del laicismo, esso non è per nulla democratico. E' nostra tesi che rimanendo fedeli alla ver.ità cattolica, rimaniamo fedeli a.Ua libe,rtà e all'ideale democratico, quale forma migliore di un reigi·me politico f ondat-O su,l rispetto della verità : diven– tando paralaicis-ti, no.n si è per la democrazia, né per i dirit.ti del popolo, ma SOiloper coloro che approfittano di queste pa· ro,te per il loro particolare, sia pu,r q1iesfo 110mposamente chiamato la loro « egemonia ». Chiudiamo così questa -risposta, -e con essa questa. pole– llt'ica. La discussione ,ed il ,dibattito, al'/,Chese chiaro e franco, nulla to·lgono alle_mgioni della stima e dell'amiciz.ia. G. B. B. «I Giorni» li direttore della nuova rivista « I gior– ni » ha ritenuto di dover smentire la mia partecipazione alla preparazione della ri– vista, motivando tale impossibilità con ra– gioni di principio e di orientamento.· spazio ché divide « Unità democratica » da « I Giorni » è il corto spazio di un sabato •sera. I cristiano -<< Cittadino » d.i Brescia, che con furbizia ·paesa•na -presentava ai suoi Jettori un no.stro articolo -con metodi piuttosto s·corretti. Ma eravamo ,alle pri– me. Un successivo a1;ti,colo ·continua lo stile del travis,amento, del falso deH'in– giuria personale. Ora questo è falso. Il dr. Calvi sa be– nissimo che la rivista « I giorni » ( che doveva chiamarsi « Unità democratica ») nacque dall'incon,tro e dalla convergenza di un gruppo di. persone di cui io facevo parte: e che « sensim sine sensu » egli ne escluse alcune, ne isolò altre, ne chia– mò delle nuove. Questo senza mai nulla dire, nulla. co– municare, nulla precisare. Tutto avvenne col metodo del fatto compiuto. Le ragioni ed il modo di questo com– portamento sono un mistero ancora per molti dei partecipanti al gruppo che di– scusse « Unità democratica » e crediamo che restino oscure a molti degli stessi at– tuali autorevoli collaboratori de « I Giorni». Escludiamo infatti che -uomini come l'on. Scelba e l'on. Martino e l'on. Rossi avrebbero approvato un comportamento così poco corretto se ne fossero stati a conoscenza. Ecco i dissensi tra il dr. Calvi e me. Calvi può na,scondersi dietro ad un dito dicendo che si •tratta·v,à ·di -una • rivista· che doveva chiamarsi « Unità democra– tica » e non di una che si è chiamata « I Giorni ». Ma Calvi sa bene che lo Chissà poi perchè il dr. Calvi è andato a trovare, per provare il suo dissenso, un testo così peregrino come uno in cui criticavamo l'edonismo empirico degli americani. Cosa vuol dimostrare il ,dr. Calvi? Che abbiamo delle incertezze in politica ester~? O che egli è il solo « ami– co dell'America»? Ad ogni modo, l'edo– nismo non è: materia di contestazione: ne lasciamo senza difficoltà al dr. Calvi I il giudizio e {a competenza. Certo, siamo stati sorpresi di leggere che il settimctnale ( « di unità democrati– ca ») ( « ex flammis resurgo ») sia addì- •rittura fondato sulla « più esplicita con– danna del ce~trismo come formula parla– mentaristica ». Non abbiamo mai pensato tanto: e crediamo che l'on. Scelba sia rimasto sorpreso quanto noi nel leggere una tale invettiva nella colonnina del di– rettore di un giornale cui· aveva affidato un suo scritto. Ma il direttore de « I Giorni » è un uomo che non cesserà di sorprendere. E, siamo certi, non soltanto noi. Il «Cittadino» di Brescia secondo e terzo Ci era toccato stigmatizzare nel nu– mero scorso \1 singolar,e trattamento usa– toci d, un frlio di provinci,, il demo- I montaggi di frasi, l'equivoco sui ri– ferimenti alle persone, la dùsinvoltura pedestre delle citazi,oni trovano qui ampia e impudente dimostrazione. Un altro ancora, qualificandoci come organo <( olerico-nazistà ll, scrive di,sin– vohamente, tra l'.ahro: •« Non s'è ,chie-· sto ad esempio (Baget-Bozzo) cosa ci possa essere in ·c-omune tra uno -come lui, che pers,iste nel consid~rarsi •catto– lico ,( il ,corsivo è nostro! n.d.r.), e il volterriano signor Mari-o Tedeschi che vende oscenità e ,cinismo spi,cci-olo co– me possono documentare anche i nu– meri successivi alla sua alleanz.a col prof. ,Gedda ... Si potrebbe, questo si, ria– prire i postriboli, -l'istituzione -più rim– pianta dalle ·estreme destre italiane ... ». Detto questo, è ,certo più •opportuno e dignitoso non insistere ulteriormente con un foglia·ccio che scade a così harssi livelli giornalisti,ci ed umani. Quando la polemica ,politi.e-a viene svolta con mezzi ed argomenti simili ci troviamo dinanzi ·piuHosto a ma'nifostaziòni che potrebber,o solo interessare, per esem• pio, ,ehi dovesse giudic•are di comuni volgari • lad.ri di galline.

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