l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

pag. 22. Mentre noi ci accusiamo dei nostri errori, vorremmo che anche i partiti di centro-sinistra sentissero la loro preminen– te responsabilità nell'attuale dis.agio'. Tali partiti, in contrasto con ,quello che hanno sostenu-· to nell'ultimo decennio e che ha reso storica la loro funzione, vanno ora affermando - chiaramente con La Malfa e meno chiaramente ,con Saragat - che la salute è solo nel socialismo unificante, cioè proprio- nella morte del centro-sinistra che .verrebbe assorbito a sinistra. Tali partiti dovre:bbero fare attenzione a non essere ritardatari o suicidi, a non cooperare essi stessi al1a disintegrazione dei partiti di centro-sinistra sotto l'azione dell'antistorico principio classista. J.n questo ambiente di turismo delle correnti della D.C., che minaccia di gettare nel ridicolo anche le legittime dif– ferenziazioni interne, non comprendo bene qualè significato abbia ·quel neo-centrismo che, nell'ultima settimana, si ·è vi– sto timidamente ritornare in un vocabolario dal quale era stato espulso ed in cui ria_cquista cittadinanza con le distin– zioni fra centrismo tradizionale e aggiornato, di_namico e statico, bello e brutto. II nostro Partito ha la fortuna di avere una grande capacità di recupero dei reduci dalle battaglie perdute sui fronti della sinistra e della destra. Non si acca– sciano nell'insuccesso; riprendono fiato, suddividono le cor– renti in sottocorr'enti e •ritornano nell'agone con nomi d:i gruppi nuovi, con insegne nuove, o rinnovate. Così si, con– clude sbrigafivamente un passato e si dischiude un avvemre. 2) Riesame del passato e del presente E' certo che una generale revisione, alla quale tutti, ed m coscienza dovremo cooperare, si impone nella tregua che· ci attende per _usèir fuori non solo dagli- imbarazzi attuali, ma anche dalle esperienze non soddisfacenti degli ultimi anni. Chi mai vorrà ripeter.e quelle esperienze? I voti chiesti prima sgraditi e poi graditi'? I monocolori democristiani av– versati dai franchi tiratori? Le coalizioni minoritarie di cen– trosinistra che perdono ministri e deputati lungo la strada?, I governi che si scusano di essere governi « di necessità », come se. la necessità non fosse sempre incoµibente in ogni sitqazione politica? Il monocolore democristiano approvato dal ·Congresso e poi indotto a dimettersi? I voti_ che restano « unilaterali » anche se, indipendèntemente da _ogni nego– ziato fra partiti, vi è un incontro tra la volontà del Gov_erno· che chiede la fiducia e del partito che la concede? I governi cc amministrativi » che, con un· destLno meno propizio· di· quello di Lazzaro, prima sono condannati a inorte e poi sono';': condannati alla resurrezione, _ma solo temporanea- e senza alcun indennizzo per errore giudiziario? Malgrado ,questa specie di libertà provvisoria, pensateci bene perché alla sor– te di un governo democristiano sono sempre legate le sorti di tutta la D.C., sia essa •consenziente o dissenziente. • Dell'apertura ho già parlato ·al Gruppo parlamentare.' Non è nel delicato momento di una crisi governativa che si imposta e risolve il problema dei nostri rapporti con i so– ciali'lti. Tale problema si risolve non con improvvisazio'ni, ma attraverso l'e_volùzione del socialismo che è· nella logic_a e nella dialettica politica. Non possiamo accontentarci di « rischi calcolati », oggi pnttieamente incalcolabili, o di un « minimo garantito » che è un criterio_ che appartiene·- all'e-, conomia della miseria e non a quella dello sviluppo. D'altra''. parte è necessario soddisfare le garanzie di sicurezza di chi vede nell'apertura un problema di spostamento della cortina di ferro esistente nello schieramento politico e parlamentare" italiano. 1 L'apertura prima di essere un'aspirazione delle auten- tiche masse d-i sinistra, è un'aspirazione - come nel caso dei repubblicani e dei radicali --- di intellettuali ·borghesi profughi di altre esperienze fallimentari. E non potrà certo ibliotecaginobiaco "- l'ordine cf,vi/,e far piacere ai nostri amici della Base cm che Saragat disse alla -Camera affermando che egli è << passato dalla polemica contro il socialismo alla proposta di apertura verso il socia– lismo per non ·essere sopranvanzato da quella borghesia cat, tolica che indossa la veste del sinistrismq di maniera ». Noi non usiamo questi epiteti verso i basisti, iié crediamo che questa teoria del prevenire il superamento indichi la via· per risolvere seriamente la questione socialista. Inoltre, non ci guida certo a soluzioni chiare e stabili la cattura dei -cani sciolti anelanti ad accettare un guinzaglio, né la teoria del– l'astensione, cioè della ricerca dell'appoggio in una specie di -limbo nel quale si verrehbero a collocare coloro che sal– gono su da1 gironi inferiori del marxismo, per acclimatarsi, proprio nel limbo dell'astensione come gli innocenti senza battesimo che so.no al di ,qua del ·bene e del male. E' evidente che l'impegnativa meditazione della trf;gua sarà utile per orientarci a puntare su -qualche cosa di diverso e di nu9vo che aiuti l'ltalìa a risolvere il problema politico ed aiuti la D.C. a risolverlo, restando .fedele alla sua linea, fedele alla sua ideologia ed ai suoi impegni elettorali. IV CONCLUSIONI Al di là degli ardui problemi che interessano le coope– razioni, parlamentari e governative e l'evoluzione dei partiti, se, guardando alla nostra casa, vogliamo lavorare con il fer– mo proposito di rinnovare il Partito e -lo Stato dobbiamo proporci di impegnarci subito su quelle indilaz,io~a;bili ri– forme che certàmente aiutano la ripresa di prestigio del Par– tito. Il sistema dei partiti invecchia. Se non hanno capacità di rinnovamento nello spinto e nelle loro strutture organizzative, tutti i partiti arrischiano di declinare, arrischiano di favorire nuove esperienze, non quelle dittatoriali già tramontate nel fallimento, ma l'espe– rienza di una domocrazia senza apparati e diaframmi. _ Il fascjsmo era stato un campanello di allarme non per quello che affermava, ma per la decadenza dei partiti otto– c~nteschi di cui era figlio. Non abbiamo ascoltato intera– mente la lezione e, in parte, ci siamo rifatti alle vecchie esperienze. ' Oggi però constatiamo che tutti i partiti sono in crisi. Crisi non solo di prestigio esterno, ma anche di coesione interna. In momenti di difficoltà come l'attuale, al fine di avvi– cinare il più possibile i dirigenti del Partito con il corpo del Partito, e stringerci tutti in uno sforzo cournne, non vi sembrerehbe opportuno indire un referendum sui problemi che ci pongono in, difficoltà al fine di saggiare direttamente la volontà di tutti i combattenti della nostra causa? E' una proposta che presento aJla Direzione. Prima di -consultare il corpo elettorale della Nazione, consultiamo il corpo del Par– tito. Il referendum non è previsto dallo statuto, ma non è neppure vietato. Ogni democristiano sia chiamato a votare non per eleggere una lista di parte, ma per fare delle scelte ideologiche e politiche su problemi di grande responsabili- tà nazionale. ' E' urgente infine precisare lo statuto per fissare meglio i rapporti di responsabilità fra gruppi parlamentari e Dire– zione •del Partito in materia di crisi governativa. Con spirito di rinnovata concordia, che le difficoltà del– l'ora possono cimentare, e -con l'attivazione di rapporti più intimi fra ·-centro e periferia, abbiàmo la certezza di uscire fuori dagli attuali scogli e riprendere con nuovo fervore il nostro cammino.

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