l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

l'ordine --civile ·z:à, né prefetti più ubbidivano al potere centrale. Molti di •quei valorosi esponenti del MRP non so~o più ritornati nel– l'attuale parlamento e i 150 deputati democristiani del 19,tS erano già ridotti a 88 nel 1951 per poi finire ora a qualche diecina. Potete leggere nella storia del Vaussard ciò che del re– sto è a tutti noto circa le cause di quel declino : sinistra con• lrn destra, lo·goramento interno, esaurimento del metodo de– mocratico nella vita del partito, ed, infine, afflosciamento. Ciò in concorso con altre cause esterne. Si· può obiettare che la Francia non ha un partito co– munista forte come in Italia, e che a sinistra vì sono par– titi democratici, come a d~stra vi sono gruppi di indipen– denti, gli uni e gli altri capaci di accogli~re i suffragi che già si orientavano verso il MRP e quindi di all~viaie le cr.-nseguenze dell'emorragia. Ma, inta~to, che ne ~ del par– tito dei democratici_ cristiani francesi? Comunque, il fatto che la nostra situazione offra minori prospettive rii alterna– tiva, non ·deve farci dormire. In Italia la lotta politica ha due termini fondamentali: cristiani e comunisti. e non sinistra e destra come 5i va erro– neamente dicendo deformando la realtà e regalando alla de– stra una situazione storica inesistent-e. L'ottocento ha cono– sciuto lìhe.ralismo e socialismo, ma, in tutto il monrlo, il con– trasto del _ventesimo secolo ha due poli: çristianesimo e co– munismo. In questa dràmmatica lotta. dei sistemi le nostre responsabilità morali e storiche gigan_teggiano; malgrarlo la povertà di noi combattenti. 4) Cicli vitali Mass-ima cura e mas~mo impegno dobbiamo mettere per • evitare due pericoli che, nella storia, se·gnano la crisi di ogni movimento politico: • 1) o il deperimento progres,~ivo per congenita, incu– ràhile cònsunzioue che corrode i tessuti ed alla qude ben • pochi hanno il coraggio o la forza o la capacità di porre r.Ì– paro. La ·bare-a va a fondo, tutti lo vedono, ma è difficile muovere anche un solo remo. • _ 2) o la divisione tragica è mortale che può essere de– terminata dall'espandersi di forze vitali secondo la linea lo– gica di sviluppo della loro vitalità. non inceppate e non com– promesse d-all'equivoco. L'elettorato oggi è più che mai attento - seppure in forma- sommaria e quasi istintiva --:: alla nostra vicenda, erl è urtato, anche nei suoi strati popolari, dal singolare· erme– tismo d_elle nostre reciproche incomprensioni ésa!!;erate dalla stampa surrealista. Ciò che per noi è difficile all'interno, ap- ' pare inspiegabile. all'esterno. Lo si è visto chiaro nella crm _dei sessanta giorni. La coscienza pubblica è apparsa più reat- tiva che comprensiva. • . Non desideriamo né vogiiamo essere fra i pessimisti che arrivano a ritenere che noi siamo in una fase che pre– cede uno spostamento massiccio dell'opinione pubblica, che di fronte alla recente crisi sarebbe rimasta o assente o in– dignata. Le difficoltà - reali o apparenti •·- che incontra la no– stra compattezza ideologica e politica, il trasferimento delle nostre antiche controversie dal piano di una normale e na– turale vicenda di fatti intèrni ad un negativo piano esterno di pu'hblico interesse, gli infondati dubbi di qualche settore esterno sulla salvezza della nostra resistenza alla permani>nte offensiva comunista possono condurre l'opinione pubblica ari uno stato d'animo di incertezza sui nostri fermi propositi di essere, come siamo, un ·baluudo delle libertà democra– tiche contro minacce che _operano sempre più da vicino. E' questo, eppur ingiustificato, stato d'animo dell'opi– nione pubblica che ci fa prudentemente temere il pericolo di logoramento ·dei margini di sicurezza. Per tale ragione, malgrado la morbidezza di questo Consiglio Nazionale, mi sembra difficile fugare il pessimismo. Siamo angustiati da contraddizioni interne che non si contengono a lungo : o si compongono in una dialettica nuova, o le contraddizioni spez– zano la cerniera e l'organismo resta -disarticolato. Contraddi– zioni e impreviclenze. Quamlo Segni si dimise·, gli diss~ nei Consiglio dei Ministri: << è un suicidio )>. Scomparve così un Governo attorno al quale si era raccolta la maggioranza di Firenze, un Governo che aveva lavorato .favorendo la massi– ma floridezza economica della Nazione. E' vero che la situa- pag, 21 zione era mutata, ma chi poteva pensare che si apriva una crisi senza avere un'idea precisa su una meta possibile da raggiungere, impegnando •settimane per far la somma de-Ila maggioranza rii centro-sinistra e poi scoprire che era di de– putati 297 e mezzo? Evidentemente la meta non era il Go– verno amministrativo. Non abbiamo trovato_ quello che ave– vamo cerèato. III CRISI DELLA COSCIENZA SOCIALE CRISTIANA 1) Essenzialità della dottrina sociale cristiana Per allontanare le stagi.oni difficili e sterili, ognuno di ·noi, second~ le sue personali esperienze o inclinazioni, può suggerire rimedi diversi. A me sembra che si de'hba dare la precedenza all 'irrohustimento della nostra coscienza sociale c·ristiana. Tale cos.cienza ebbero il Partito _Popolare ed il ,Cen– tro cattolico tedesco; tale spirito anima l'unione cristiana democratica di_ Adenauer ed i partiti socialcristiani del Bel-' gio, dell'Olanda e dell'Austria. . La nostra dottrina sociale cristiana non è di destra né di sinistrà. Né implica mediazione, che è qualche cosa di esteriore e formale. Intende invece indicare integrazione, che è interiore e sostantiva. Integrazione è la parola nuova dei tempi nuovi. • L'integrazione sociale cristiana è: in politica, integra– zione fra giustizia e libertà e quindi opposizione, al totali– larismo di sinistra e di de.stra; in economia, integrazione tra. privatismo e statalismo; nei rapporti fra Stati, integra– zione fra indipendenza nazionale e solidarietà internazio– nalé. Nella sfera parlamentare e governativa è integrazione e cooperazione tra i partiti democratici. Questi sono i nostri caposaldi, e gli osservaiori esterni che li perdono· di vista misconoscono la nostra funzione pe• culiare ed .arrivano a dire che nel nostro Partito si incon• trano solo politici di centro-destra o di centro-sinistra; si incontrano molti fìloliherali o filosocialisti e pochi democri– ~tiani. Si risponde ribadendc, ciò che è ovvio e che ormai ap– partiene al frasario sacrale della liturgia· delle nostre assem– blee: la D.C. è un partito di centro che ha fatto e quindi può fare una politica di centro-sinistra ed una politica di centro-destra. La scelta 'lpètta alla coscienza politica dei re– sponsabili Ìn rapporto a:lle esigenze storiche. E' la nostra dottrina ·democratica cristiana che ci spin– ge naturalmente alla cooperazione con gli altri partiti de– mocratici. Per questo sentiamo il disagio dell'attuale situa– zione per cui il regresso delle alleanze democratiche - im– putabili soprattutto ad altri partiti - ha condotto la D.C. dalla coalizione che le è connaturale, all'isolamento, e quin- di all'imbarazzo. , • Abbiamo visto svolgersi davanti ai nostri occhi due fe. nomeni coevi: la fine delle coalizioni democratiche imper– niate sulla D.C., e le difficoltà della coesio,ne interna che è un -fenomeno analogo a quello precedente, essendosi resa al– l'interno più difficile l'articolazione tra le ·varie tendenze del Partito. La situazione de.Jle correnti è venuta peggiorando, perché alle correnti organizzate tendono a sostituii-si le cor– rnnti disorganizzate, che si specializzano nel giuoco dei quat– tro cantoni. Come si rianima la cooperazione democratica, come si consolida ed allarga la sua sfera d'azione? Siamo stati a scuola dai maestri liberali, e pure non sia– mo liberali. ,E crediamo che ,questo sia il migliore elogio del liheralis-!fiO. Siamo stati per anni al Governo, oltre che con i liberali, anche con i socialdemoeratici e non per questo sìa– mo socialisti; anzi abbiamo appreso da essi una estrema mo– derazione per tutte le forme di socializzazione. • , Questa· cooperazione che qualcuno vuol relegare nella preistoria o nell'archeologia della nostra vita politica, è sta– ta utile non solo al Paese, ma, anche alla D.C .. • Questa politica era in p·iena armonia con i nostri postu– lati ideali, con le nostre aspirazioni protese verso· il libero sviluppo delle forze storiche e popolari nella cui s.fera il suc– cesso è assicurato solo a chi saprà meglio risolvere il_ proble– ma della dignità della vita che è un problema cristiano.

RkJQdWJsaXNoZXIy