l'ordine civile - anno II - n. 8 - 15 aprile 1960

b Sapienza I) Abbiamo affermato, in un preceden,te articolo, che dalla dottrina cattolica derivano necessariamente dei giudizi sui fatti storici: e che la determinazione di tali giudizi è l'unica garanzia contro le posizioni criptomoderniste. Per criptomoderniste intendiamo quelle posizioni che « tendono a definire in termini materialmente cattolici giudizi storici e prospettive politiche che hanno senso solo poste le ideologie moderne ». La caratteristica del ériptomodernismo ~ appunto quella di affermare la discontinuità tra dottrina rivelata ed il giudi– zio storico: la prima è soprannaturale, il secondo è naturale; la ,prima è competenza della gerarchia ecclesiastica, a secon– do della .ragione politica. Mentre la prima si accerta con i criteri propri della teo– logia, il secondo. si accerta con ·quelli propri della politica, cioè in funzione della propria attitudine ad egemonizzare il consenso popolare. Il rapporto tra teologia e giudizio storico si fonda nella tradizione e nell'intenzione dell'operante: è un dato soggettivo che si traduce in un clima di rispetto per ciò che viene ritenuto competenza dell'autorità ecclesiastica o comunque materia religiosa, e nella correlativa pr'ètesa di eguale rispetto per ciò che si ritiene materia politica. La ~< discontinuità >> tra teologia e giudizio· storico rende possibile ciò che viene definito appunto come « autonomia della politica »: la politica avrebbe in se stessa, nel metro della propria efficacia egemonica, un proprio criterio di giu– dizio rigorosamente indipendente, esclusivo di ogni altro e sufficiente a dare la vita a giudizi rigorosi e coerenti. Noi difendiamo ovviamente la tesi opposta a questa: e non intendiamo qui confutarla direttamente. Lo scopo del presente scritto è piuttosto di illustrare e difendere quella cfo~ ci pare la posizione cattolica del problema che discutere quella che a'bbiamo defo1ito criptomodernista. 2) Che cosa si intende per giudizio storico conforme al Cristianesimo? Si interode il giwdizio su un fatto storico com– piuto con il lume della Fede wprannaturale. Il fatto può essere di varia natura, ,può essere una dot– trina come un'azione. Può essere un fatto avente di per sé attinenza ai Misteri della Fede o alla vita ecclesiastica come tale, può avere attinen.za invece di per1sé all'ordine naturale. Che cosa percepisce il giudizio storico illuminato dalla Fede? La convenienza o la disconvenienza al Cristo e alla sua Rivelazione e alla sua Chiesa di quel fatto storico preciso e determinato e la ragione fondamentale di tale sconvenienza. Naturalmente spetta poi alla teologia, cioè all'esposizione scientifica del contenuto della Fede, elaborare la ragione teo– logica ( cioè sub specie scientiae) del giudizio emesso sotto l'influsso dell'abito di Fede. Possiamo illustrare quello che qui intendiamo dire con l'insegnamento di S. Tommaso. Nella Summa Theolo~ica ('I Q. L art. VI) S. Tommaso domanda se la teologia ( sacra doctrina) sia •quello che s1 chiama sapienza. Che cosa è la sapienza? Riprendendo e rielaborando la dottrina di Aristotele sulla metafisica, S. Tommaso dice che la sa,pienza considera, in ciascun genere, la causa più alta di quel genere. « Poiché è del sapiente ordina:re e iiudicare ... è detto sa– piente in ciascun genere di •cose colui che considera la causa più alta in tal genere di cose: così, trattandosi ad esempio di case. si dicé sapiente in auel genere colui che dispone la forma della casa e che si chiama architetto e non coloro che presiedono alla preparazione dei le,rni e delle pietxe ». Ora. << colui che considera di per sé la suprema causa di tutto l'uni– verso_. che è Dio, ~ c:ktto sapientissimo >> ... Ma ]a sacra dot- e storia · di Giovanni Baget-Bozzo ,. trina ( se. la teol~gia) considera Dio come causa suprema nel modo il ,più proprio: perché non. lo considera soltanto in riferimento a ciò che è conoscibile attraverso le creature ( cosa che anche i filoso•fi hanno fatto), ma a ciò che di Lui è noto solo a Lui stesso ed è stato comunicato agli altri per via'-"di Rivelazione. Per questo la • « sacra dottrina » è_ d'etta sapienza nel modo più <proprio ». Nella risposta alle obiezioni, S. Tommaso distingue ulte– riormente due modi di giudicare delle cose divine, secondo una distinzione che è propria del giudizio um:mo come tale. « Accade infatti che uno giudic'hi in ragione di una inclina– zione naturale: così chi ha l'abito della virtù, giudica 1·et– tamente delle cose che si dehbono fare in ragione della virtù, perché è inclinato a •quelle cose. Vi è un altro modo di giudi– care, cioè per scienza acquisita: così chi è istruito nella scien– ·za morale può giudicare sugli atti della virtù senza posse– derla. Il primo di questi modi di giudicare delle cose divine appartiene a quella sapienza •Che è infusa e che è un dono dello Spirito Santo, poiché è scritto: l'uomo spirituale giu– dica ogni cosa (I Cor., II, 15). Il secondo appartiene alla sacra dottrina, poiché essa si acquista con lo studio, anche se· i suoi principi provengono dalla Rivelazione ». La fede dunque e la teologia si estendono così a tutto perché considerano le cose in rapporto alla Suprema Causa di tutto l'universo e specificamente in riferimento a ciò ·di Dio che è noto a Dio solo. Ogni cosa ha riferimento a Dio : ed il cristiano, in funzione dell'abito di fede, giudica tutto in funzione di questo rapporto, ma visto ex parte Dei; poiché egli ha ricevuto attraverso la grazia una "connatura,lità" co.n la Suprema Causa. Questa conoscenza· superiore governa anche la conoscen– za puramente umana c 1 he il cristiano ha delle cose, dei fatti e delle idee. 3) Possiamo illustrare questa pagina di S. Tommaso con una pagina di uno dei maggiori teologi del nostro secolo, il padre Mersch, teologo del Corpo Mistico di Cristo. « L'essere dei cristiani. è elevato nella maniera che con– viene precisamente a dei membri del Vetbo, di Colui che è il fu] gore dello splendore e del .pensiero del Padre. Poiché tale elevazione dell'essere è connessa ad una •processione per via di intelligenza, essa deve tradursi, immediatamente nel– l'ordine della conoscenza. E la forma di conoscenza, che tra– duce immediatamente l'essere, è la coscienza; I cristiani avran– no dunque, in. ·quanto ·memhri del Verbo, una coscienza di membri del Verbo. Perché questa coscienza, possa esprimere quello che sono essi, che .sono tutto nel Verbo, dovrà conte– nere l'e.~pressione del Verbo., Nel Verbo e nell'umanità assunta da Lui, questa espres.– sione non può esistere che .in ·quanto espressa dal Padre. In essi non sarà altrimenti. Essi non la possederanno, come inte– riore ad essi, che attraverso ciò che li fa membri del Verbo incamato, e speciàb,iente attraverso ciò li fa tali· nella loro C • ' • d ., d l conoscenza. we. essi'.non posse eranno questa espressione ·e Ve11bo che attraverso· un'elevazione della loro conoscenza, per una ,divinizzazione "secondo il Verbo" del loro essere, del loro conoscere. Questa elevazione li renderà- capaci di forma re, in virtù della Grazia, una conoscenza soprannaturale, splendi– da, divinizzata, infinitamente più ,g,;cindiosa di quello che non può essere una semplice conoscenzaa{)mana-: così meravigliosa che essa è di per se fuori del :rqggio della conoscenza n.aturale. Così meravigliosa, d'altra parte, che è fattq per.unirsi,. misti– camente, alla conoscenza umana che è n~l, T( erbo inc51rn_atò e che è la coscienza umana del Verbo ». . :, ,; « Il Padre solo esprime il Verbo. l\Ìii:,.p)>ich,é_,, p:er:grazia, ci ha adottati per figli, Egli-lo dir,à:.in{noi{:,,,in,;noj,,,, :perc.hé ()

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