l'ordine civile - anno II - n. 8 - 15 aprile 1960

pag. 4 siamo uomini, questo verbo sarà detto umanamente, in una conoscenza umana, che noi avremo potuto forma re in virtù della Grazia ed in oui il Padre metterà la Sua luce. Poiché questa conoscenza egli ·l'ha suscitata in noi affinché essa con– servi in se stessa •una tale luce. (K Mersch S. J., La Theologie du Corps Mystique, vol. Il, p. 102). Che cosa sia la conoscenza cristiana, la conoscenza frutto della grazia delle virtù e dei doni, non ·poteva esser detto con . termini più alti: una conoscenza divinizzata, una conoscenza che contiene l'espressione del Verbo « una conoscenza unita alla conoscenza umana del Verbo >> una' conoscenza ordinata a raccogliere -l'ineffabile espressione del Verbo, fatta dal Pa– dre nei cristiani : ·« En nous, puisque nous sommes hommes, ce Ve:rhe sera dit humainement »... 4) Il cristiano du,nque come tale giudica le cose in virtù dell'ahito di Fede, e quindi in ragione della conoscenza che Dio ha di se stesso. La cc sacra dottrina » che è l'illustrazione razionale del contenuto della Fede, è detta procedere « con il lume di una scienza superiore, cioè la stessa scienza che è proprio di Dio e dei Beati » ( 1 S. Th. I, Q. I, art. II). La Fede ha •questa conoscenza in ragione della connatura-lità con la Natura Divina che la Grazia delle virtù e dei Doni genera nell'anima. S. Tommaso, parlando di questa connaturalità, fa spe– cifico riferimento alla sapienza, cioè ad un dono dello Spi– rito Santo. E' qui che la connaturalità con la natura divina trova la sua espressione più alta, sia in questa vita nella Grazia, sia nella vita ultraterrena nella Gloria. E' nella dottrina dei doni, una delle dottrine in cui più si è espressa là profondità del, pensiero di S. Tommaso, che noi cogliamo tutta la dimensione della « partecipazione alla natura divina e alla conoscenza divina >> che è propria del cristiano. La perfezione cui il cristiano ·è chiamato è una perfezione non umana ma divina : essa cioè trascende la regola di ragione, anche della ragione elevata all'ordine soprannaturale: essa è sotto ogni riguardo al di sopra della natura umana. Ora le virtù, anche infuse, hanno sempre un riferimento, alla regola di ragione: cioè sono sempre incluse in un orizzonte umano, in un modo umano. Occorre dunque che esista nel cristiano un principio superiore che attui tutta la poten:,;a del dono divino di inazia, elevand<J la conoscenza e l'azione .mmma al di là dei loro limiti naturali, che Je virtù morali infuse non tolgono; E ,questo principio di. conoscenza e di azione: questi nuovi abiti spirituali, sono aopunto i sette doni dello Spirito Santo. cc E' infatti manifesto che le virtù umane perfezionano l'uomo in quanto egli. è nato per agire avendo la ragione come rel!ola degli atti che compie internamente od esterna– mente. E' dunque necessario che vi siano nell'uomo più alte forme di ~erfezione. che lo dispom,:~no ad essere .,;wsso divi– namente. E aues.te perfezioni si chiamano doni. non soltanto perché sono infusi da Dio ma perché in forza di essi l'uomo è disposto ad e~~ere mosso dall'isnirazione divina : come è scritto in I1>aia: Iddio ma ha aperto l'o,ecchio. io non contrad– dic_o, non sono _tornato indietro >>. ('S. Th. I. II. ae. Q. 78. art. I. in c.). Nelle virtù. anche infuse. è ancora l'uomo che muove se stesso : nei il.oni l'uomo è mosso dall'ispirazione divina. Ma S. Tommaso si è espresso anche con magP.:ior forza : « Poiché i doni sono dati ,dlìnché l'uomo operi al rii so,nra del modo umano. -è necessario che le· operazioni d"i rloni siano misurate da un'altra regola che rìon sia la regola ileJla virtù umana. E questa re1Z0Ja è la stessa divinità parteci,pata dall'uomo secondo il sno stesso m.odo divino cosiccli~ ·l'uomo non af!,isce più. in modo umnno ma. a,g:isca invecf' come diventato per uarteciuazione Dio >l. cc Ut _iam non hnmani tn.s, .~ed qu,,~i. Deus factus partecipatione operetur ». (In III sent. d. 34, Q. L art. 3). Dei sette doni, ben guattro perfezionanò la conoscf'nza .. Del più alto ed Hniversale di essi, il dono di sapienza. S. Tom– maso scrive : cc IJ dono cli sa,pienza raggiunge una certa con- templazione deiforme in qualche modo _QvelatiJrlegli arficoli l'ordine civile che la fede esprime in una certa forma velata secondo il modo umano». Deiforme vuol dire che l'uomo contempla Dio al modo stesso con cui Dio si contempla. Dio contempla Dio nell'uomo redento. Abbiamo così raggiunto il problema da cni eravamo -par– titi •con il primo testo di S. Tommaso che riguardava ap– punto la conoscenza di fede e la scienza teologi-ca. Anche allora S. Tommaso aveva argomentato dal dono di sapienza: ora quell'argomento ci appare in tutta la sua forza. Non troviamo parole ,più •adatte a sottolinearle che queste del padre P.hilipon : « ·Così, sotto le illuminazioni ardenti del dono di sapien– za, l'anima divinizzata » rivesta la somiglianza della Divinità stessa per raggiungere un modo di « contemplazione deifor– me >>. L'ampiezza di questo sguardo -contemplativo si estende a tutti gli orizzonti di Dio, a tutti i pensieri, a tutti g]i affettì, a tutte le operazioni di Dio. L'uomo si mostra figlio di Dio, somigliante a suo Padre. L'oscurità svanisce. Tutto diventa trasparente agli occhi della sua fede che scruta uno ad uno e nella loro sintesi totale i misteri della Fede. Sottolineiamo il termine deiforme, come carattf'risti-co del mo·do di contemplazione del dono di saggezza. Potremo conservare questa formula « modo deiforme i> per indicare la ragione specifica dell'attività ,propria dei doni dello Spirito Santo. L'uomo trasformato in Dio attraverso questa sapienza d'amore, non fa più che un solo spirito con Lui. Egli giudica su tutti i piani con il pensiero con i sentimenti, con la potenza stessa di Dio, in virtù di una perfetta divinizzazione che l'as– simila alle cause più elevate, al modo stesso di Dio J). (M. M. Philipon, Les Dons du Saint-Esprit chez S. Thomas . Revue Thomiste, 1959, n. III, p. 465). Il giudizio per altissiniam causam diventa così connatu– rale del cristiano poiché la grazia delle virtù e dei doni lo ha ·assimilato nell'essere ( attraverso la fede, la speranza e la ,carità) e nel conoscere e nell'a'gire ( attraverso le virtù in– fuse ed i doni) ,a Dio stesso e al Suo stesso Infinito Mistero. 5) E' dunque possibile un giudizio cristiano sui fatti sto– rici nel senso da noi definito? Certamente. . Di ogni cosa il cristiano in grazia giudica in ragione di Dio conosciuto attraverso la rivelazione. Questa conoscenza avviene dunque in ragione della con– naturalità del cristiano con Dio: la convenienza e la sconve– nienza che U cristiano afferma in ragione del lume di Fede è la sconvenienza di quel fatto e di quella dottrina _conDio stesso. Ora dobbiamo procedere oltre e vedere quale forma e rapporto particolare assume il giudiiio sulla storia visto « sub ratione Deitatis per revelationem cognosci.bilis >>. E' qui che occorre introdurre, per fondare una conoscen– za teologica -della storia, il concetto di regno di Dio. Il concetto di .Regno di Dio è un concetto biblico : questa espressione stessa è ·un'espressione del Vangelo. La •predica– zione di Cristo .è l'annuncio del Regno di Dio. Il regno di Dio sta alla fine dei tempi, quando Dio sarà tutto in tutti. E' anche giunto, è arrivato sulla terra, patisce violenza. Cristo è il Regno di Dio : e la pienezza del Regno di Dio è la rica– pitolazione -di tutte le cose in -Cristo. Possiamo ricorrere qui al celebre testo di S. Paolo sulla cc recapulatio J): « Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto con ogni sorta di benedizione spirituale, in cielo, nel Cristo. Egli ci ha scelti in Lui prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati nella Sua Presenza. ·nell'amo– re, presta 1 bilendo ,che noi fossimo per Lui dei -figli adottivi m Gesù Cristo. Questo fu il buon piacere della Sua volontà, in lode di gloria :della Sua Grazia, di cui ci ha !,!ratificalo nel suo Ben Amato. In Lui noi troviamo la redenzione, attraverso il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo le ricchezze della sua grazia che egli ci ha prodigati nella pienezza della sag– gezza 'e dell'intelletto. Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, il disegno di benevolenza, che Egli ha tra– sformato, in se stesso per realizzarlo ,quando i tempi saranno compiuti : condurre tutte le cose sotto un solo capo, il Cristo, • te cose _celesti come .le cose terrestri. E' in lui ancora che noi . siàmo stati messi da parte, designati dall'inizio, sec;ndo il

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