l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

.. Il ✓ • movimento giovanile democristiano I giovani della democrazia cristiana sono a sinistra. Co– me ci sono arrivati, e cosa ci stiano a fare, quale sia la i:a~io– ne ideologica, sociale e politica che giustifica questa loro posizione, è quanto cercheremo -di spiega.re qui di seguito. Sul pri1!1o punto, cioè ·c<;>mestoricamente le nuove gene– razioni democristiane siano arrivate a maturare la loro posi– zione politica, mi trovo grosso modo d'·accordo con ,quanto ebbe a scrivere Baget-Bozzo, nell'articolo i.in.titolato •« Dal dossetti mo alla sinistra .laica ». Si parlava qui di dualiismo dossettiano, intendendo con _ciò la separazione _operata fra cristianesimo e realtà naturali, con la -conseguente possibilità di scegliere fra l'una via mistico-religioso-morale e l'altra politico-mondana. Con . Malfatti la orisi aperta da Dossetti può considerarsi giunta alle sue .conseguenze: respinta ogni ideologia politica, la politica diviene l'arte dell'esercizio del potere. Senza arrivare a parlare di 1nachiavellismo, si può ben dire che la politica diviene il campo della scelta dei mezzi più opportuni per il raggiungimento di certi fini. Sui fini « buoni » da raggiungere, è relativamente facile trovare una vasta base di accordo, ed i giovani democristiani la tro– varono in una serie di motivi politico-economici. Regioni, pianificazione, ( per il momento controllo delle fonti di ener– gia), scuola etc. Ma fu a questo puuto che i nodi vennero_ al pettine, trattandosi di trarre delle logiche conseguenze. Per una parte, diciamo in fondo la più coerente, il problema era già risolto. Rompendo le titubanze di molti, essa sosti- tuì, per così dire, •Marx a Machiavelli. Ebbe· così la sua ideologia, una ideologia marxista cor– retta in alcuni punti, specie per restringerla entro i punti di controllo e di obbedienza ecclesiastici. Ma per alcuni. da questa posizione all'inserimento nel comunismo militante~ il passo fu breve. Gli altri in grande maggioranza, furono fedeli _ al cattolicesimo, ma si trovarono logicamente sul piano po– litico a proporre quelle alleanze a sinistra con i socialisti, escludendo i comunisti solo per il fatto che costoro fanno ancor troppa paura alla gente. Si arrivò con il convegno di Bari del 1957. La corrente di « Base » impostò allora il pro– blema delle alleanze, avendo da parte sua risolto, nel senso sopra de~critto, la questione ideologica. Furono De Stefanis ed i uoi amici, che più prudentemente pr·oposero 1 di met– tere da parte per il momento le formule politiche e di chia– rire più ampiamenté i principi con tema « il discorso sul partito ». Da allora i lavorò in verità con diligenza e con impegno u due piani, da un lato quello ideologico per dare una ba e concreta, un punto di forma, un denominatore comune ai giovani del partito, e dall'altro lato a rinsaldare sempre più la struttura organizzativa del movimento giovanile. « Forza ed organizzazione » fu lo slogan di De Stefanis nella relazione politica dell'aprile '58 prima delle elezioni politiche. La forza era in un certo senso data per scontata, poichè automaticamente appartenenti al movimento giovani– le si consideravano quei democristiani al di sotto di una certa età. Tuttavia si profilava ben chiaramente il pericolo che la campagna elettorale consumasse di fatto il patrimo– nio umano e di struttura del movimento giovanile. Si pone– va perciò con urgenza il problema di carattere orga_nizzativo. Ma anche nelle provincie la situazione non era ce1·to più rosea. Si lamentava infatti la scarsezza dei contatti tra i diri– genti e la base, la limitata stima verso i detti dirigenti, la mancanza di_ attività -intensa sul piano organizzativo : il -più delle volte, ci si limitava ad attività non continuative. La base poi del M.G., cioè quegli aderenti anonimi che in fine costitui~cono la vera forza cii ogni rnovimento, si muove~:a a bassissimo livello politico, senza preparazione e senza infor– mazioni esatter Si concludeva poi con la magra consolazione Biblioteca Gino Bianco .. di Paolo Possenti che anohe il partito non navigava in acque migliori. Da allora molto in verità è stato fatto, e lo sforzo orga– nizzativo continua anche ·oggi. Tale sforzo si è diretto in– nanzi tutto verso i gruppi dirigenti per creare una classe poli– tica responsabile, ed ora lo sforzo è esteso su base pTovincia– le, a creare dei quadri in questo settore, anche per preparare questi giovani a quella realizzazione dell'istituto regionale, che costituisce uno degli· obiettivi del movimento giovanile. Si sono sostituiti così alcuni organismi assai interessanti, e di cui è auspicabile un •futuro sviluppo_. ,Co.sì l'~.I.G.A. ( Asso– ciazione italiana giovani amministratori), presieduta · da Arnaud, segretario Zam-belleui, si cimenta nel difficile_ com– pito di preparare serii amministratori della cosa pubblica in Italia. Il R.E.S. -Centro di studi economjci, recentemente sorto a Milano, ha già pubblicato due libri, uno sul piano V.ànoni, e l'altro di studi sull'economia provinciale, mentre nella sede di Roma sono stati avviati studi sui problemi socio– logici -ed in particolare sulla narrativa. Sono poi progettate altre attività fra gli studenti medi e quelli universitari. Una parte degli elementi del movimento giovanile sono piuttosto attivi, e fra costoro si ce1·ca _di promuovere~ per quanto è possibile, pro'ficui ,dibattiti politici. · Sempre nella Relazione Politica dell'aprile 1958, De Stefanis formulava un vero e proprio programma politico. Per la ve1·ità ce ne era assoluto bisogno per i giovani demo– cristiani allo scopo di concretare una linea politica, senza impegnarsi nello ,spinoso problema della ideologia e delle alleanze.. Tuttavia il De Stefanis, in questa sede, fa un fug– gevole accenno, m·a aissai significativo, a tale scottante pro .. blema, laddove affermava che: « La collaborazione futura con i socialisti, è una conseguenza importante delle nostre proposte, ma dovrà,. essere affrontata dagli organi responsa– bili del partito ». C'è poi un richiamo energico contro la sopravvivenza nel movimento giovanile di accidia, di di~persione, di « atti– vismo >>; contro il « beato ottimismo », la « presunzione >> e « l'amore di tranquillità )), Tali debolezze ed altre deficienze più gravi furono messe allora in luce dal delegato Egoli del movimento giovanile socialista, il quale affermò che « La gioventù d.c. che ha serrato il conflitto con la G.I.A.C., deli– mitando la sua funzione nell'amhjto giovanile, è una organiz– zazione per iniziati. Un massiccio e ferraginoso seminario di studi per giovani politici che vogliono formarsi come classe dirigenti... I -gruppi giovanili d.c. non ha'Ilno ·problemi di ordine giovanile ... 1Che i giovani fuggono dalla terra, che l'addestramento p1·ofessiona]e sia insufficiente e disorganico, sono cose che solo superficialmente li impegnano. Ad essi appartiene il compito di formare quadri di un certo tipo nel chiuso delle scuole di. partito. Quadri politici per l'av– venire della D.C. e quadri tecnici per arricchire gli enti sta .. tali e parastatali ... >>. De Stefanis riconosceva allora che il quadro delineato conteneva purtroppo molti ele1nenti di veri– tà. La giustificazione di tale stato di cose si ~ercò di tro~ varla considerando principalmente a fatto che praticamente nel 1958 si doveva ritenere chiuso il pe1·iodo di ricostruzione e che pertanto il futuro avrebbe elminato molti dei necessari limiti del passato decennio. La tesi di De Stefanis è, a parer nost,ro, solo parzialmente accettabile; la fucina della rico– struzione era la sede ideale per sviluppare i più nobili sensi di solidarietà e collaborazione, come -avvenne in 1 Germania per esempio. Ad ogni modo da allora, come dicevamo -più sopra, parecchio è mutato., e più, sono certo, si farà in seguito. Tornando al programma politico vero e proprio, De Ste– fanis inizia con uno dei temi favoriti anche dai vari governi democristiani, quello della burocrazia; cioè, contro la quale, osserva egli ,giustamente, esiste una vasta indignazione in tutti

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