l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

• l'ordine civile esso consiste nel cercare di super~re i limiti del proprio cor– porativismo settoriale facendo di tutta la nazione, di tutto lo Stato una realtà corporativa. Incapa,ce di capire altro che interessi sezionali, la_ socialdemocrazia ce1·ca di ridurre gli interessi nazionali a interes~i sezionali o, più esattame~te, di porre la realtà biologica, materiale della nazione e dello Stato al di sopra della loro realtà morale e spirituale. Per questo oggi la socialde·mocrazia è la reazione. Si vedrà domani se i veri reazionari della metà del secolo si chiamavano De Gaulle e Adenauer o non invece Mollet, Ollenhauer, Gaitskell. Lo si vedrà sul piano dell'internazionalismo e del ·sovra- . nazionalismo, sul terreno dell'antirazzismo, dell 'anticoloniali– smo, sul terreno della costruzione. della società internazionale. E' qui che si può fìnalmente_porre il famoso problema del PSI. L'annoso e ormai fastidioso dibattito sulla democratizza: zione del PSI non è andato oggi oltre la richiesta di due con– dizioni che il PSI avrebbe dovuto adempiere: l'uno, il rigetto dell'egemonia ideologica del PCUS: ·l'altro, quella dell'ego·– monia politica del PCI. Ponendo queste due condizioni, gli aperturisti della sinistra democristiana e di quella laicista. pur in buona parte critici dell~ socialdemocrazia nostrana, pongono se stessi e pongono il PSI sulla via ·della socialdemo– crazia internazionale, avvia_ndolo verso la liquid_azione di quel– l'elemento massimalista, irriducibile alle ideologie e alle poli– tiche, che è poi la cosa più originale del socialismo italiano, la cosa più nazionale, queJla in cui più si avverte il peso dell'Italia popolare e contadina, dell'Italia per fortuna sua non rammodernata. Non a caso la politica inglese sembra di– ventare -il termine concr{?to, la mediazione effettiva dell'in– contro dei ·democratici italiani, cattolici e laicisti, con il PSI: non a caso, ad un certo momento, pa•rve che ad_dirittura l'or– ganizzazione socialdemocratica di o·bbedienza britannica, il Comisco, dovesse assumere il patrocinio dell'unificazione del PSDI e del PSI nel _proprio quadro ideologico e program– m·atico. Il problema dell'.autonomia _del ,PSI è certo un problema politico pregiudiziale: non si può dialogare con un sordo, nè stipulare un contratto con un minorenne. Ma il problem.a del socialismo italiano non è tutto qui. Il problema del PSI è di non diventare una provincia pag. 3 ideologica del laburismo britannico. Il pericolo del PSI s1 e chiamato jeri Comisco, come 'si chiama oggi sinistra europea. Il filone non socialdemocratico del socialismo italiano non è la sua parte peggiore: è invece la sua parte migliore. Da essa può e deve svilupparsi un internazionalismo con– creto, che cominci a riconosce1·e il valore dell'unità politica europea e sia aperto alle esigenze di costruzione di una con– creta società internazionale, contro ogni c·olonialismo. Quello che si richiede oggi al PSI è uno sforzo di intelli– genza e di fantasia, se non si vuole che. il suo faticoso processo di autonomizzazione si risolva nell'aggiungere una nuova unità al consesso delle socialdemocrazie. Bisogna çhe il PSI cominci a vedere la reaizone la dove è effettivamente e non là dove invece. non è. L'on. Nenni ha scritto ·cose giuste contro il materialismo della civiltà del benesse: ma sarebbero contraddittorio spo– sare poi, dopo quelle ·affermazioni, le politiche moribonde che sono parte integrante di quella mentalità e di quella civil– tà. Il PSI è giunto a un dilemma decisivo: deve rinuncia1·e o al rinnovamento o _al materialismo_ e all'economicismo. Se contano solo i benì materiali, ebbene perchè contra– stare il passo alla· eiviltà del benessere, individualista o collet– tivista, che quel benessere in qualche modo garantisce? Ma se il socialismo conserva in se ancora qualcosa dell'anelito alla . giustizia universale, deve rinunciare al mito del socialismo in un solo paese, sia esso la. Germania di Ehrard o la Russia di Stalin, e cercare in tutti coloro che aspirano alla giustizia per la giustizia, in ogni luogo, per ogni popolo, per ogni uomo, i suoi naturali alleati. , Solo in questo modo, ·esso potrà svolgerle una critica effet– tiva del ·PCI, cogliendone le degenerazi·oni tatticistiche ed op• portunistiche. -E' su questo terreno tra l'aJtro e non su quello dello stalinismo che Togliatti si ac•cinge a liquidare definitiva– mente, che la critica del PSI troverà il suo effettivo mor– dente. La via che conduce all'effettivo· insediamento. nella tra– dizione e nella realtà politica è la via del rigetto della social– democrazia e al tempo stesso dello ,stalinismo. Se questo non vi sarà, l'opportunismo ed il tatticismo sono le uniche prospettive della sinistra italiana. Suez ci mostra la via della socialdemocrazia europea : L'articolo di Baget-Bqzzo, ·« La politica e l'ordine internazio_nale », apparso sul n. 9 de « L'Ordine civile », ha provocato un articolo garbatamente ma fermamente polemico del prof. ]emolo, pubblicato sulla « Stampa » del 18 -nove-mbre u.s. Il Paese-sera del 19 novembre, parafrasando e distorcendo l'articolo della « Stampa », naturalmente senza citarlo, ha pub– blicato un volgare e stupido attac_co all'Ordine civile ed -all'autore dell'articolo. Baget-Bozzo inviava al direttore di ·.Paese-sera, Melloni, una lettera che non ci risùlta sia stata pubblicata e che trascriviamo: « Caro Onorevole, solo con dolore e mera1:Jiglia si può .leggere una deformazione e falsificazione del pensiero, quale quella compiuta dal suo redattore nei miei riguardi. · Rilegga, La prego, il mio articolo sullo Stato di Israele, e veda se una sola espressione può essere .interpretata nel vergognoso senzo razzista, che tanto pacificamente e assertoriamente gli viene attribuito. Il razzismo di ogni tipo, sia quello che discrimina gli ebrei, che quello che discrimina gli uomini di c"olore, è una pesante vergÒ.gna della nostra storia recente, condannata dalla coscienza civile del genere umano. Asserirlo senza dimostraz-ione è un insulto. La tesi difesa poi, è quella patrocinata e soste– nuta dalle Nazioni Unite; ciò che si chiedeva era un pacifico accordo attorno ·alle linee fondamentali di quella soluzione. Non è il caso di ricordare ad un giornale che esce a Roma, quale alto patrocinio avesse trovato quella proposta in questa città. Se dunque il sostenere la tangibilità degli attu-ali confini dello Stato di Israele è reato di razzismo, ebbene, siamo in una compagnia così vasta ed universale, almeno in linea di principio, che l'accusa si confuta da sola. Spero, signor direttore, che Ella avrà la cortesia di pubblicare questa lettera, valutando che i giudizi in essa contenuti, trascendevano la consueta e legittima polemica politica. Obbligatissimo suo Giovanni Baget-Bozzo ». L'ambasciatore di Israele, S. E. E.liahu Sasson, ci ha inviato a Sua volta una lunga lettera di precisazione. La questione merita un definitivo chiarimento, che ci proponiamo di fare nel prossimo numero della rivista, consapevoli delle non poche diff-icoltà che si offrono a chiunque si interessi dei rapporti tra arabi ed ebrei in Palestina. Ci piace tuttavia riportare alcuni passi di una recensione dell'Economist del 28 novembre u.s. del libro di ALAN R. TAYLOR, Prelude to lsrael, An Analys of Zionist Diplomacy { 1897-1947): « M o.lti libri sono stati scritti su questo argomento ,( la storia del sionismo cioè) ma nessuno può essere giudicato come uno spassionato racconto di ciò che è accaduto. Alcun-i di essi raccon– tano soltanto i pezzi della storia che sono in favore del sionismo: altri, in minor numero, quelli a suo sfavore. Forse nessun ebreo ha ancora sentito questa materia -come un compito puramente scientifico, tanto profonilamente essa è o·scurata dal genocidio e dalla tragedia: ma perché i Gentili hanno tremato dinanzi a questo compito? La ragione è. forse che gli ebrei sono così nuovi allo stato nazionale che essi lanciano fulmini contro ogni critica, Così è difficile trovare in Gran Bretagna una scrittore ( in A m.erica si dice persino un giornalista), perché i sionisti danno seguito a qualche giudizio avverso con torrenti di polemiche inutili e irriguar.dose. "Perché espormi, pensano i potenziali scrit– tori, allo strapazzo e all'irritazione di questo fiume di corrispondenza diretto contro una partigianeria che io non sento", e si rivolgono ad altra materia. Ghi ci perde è Israele, perché. il risultato di ciò è stato la soffocazione di quel genere di commento che è un tonico per la salute della nazione ». BibliotecaGino Bianco

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