l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

LETTERATURA E COSTUl\lE Il caso Lacalamita Ha avuto un suo primo epilogò giu– diziario la vicenda di Michele Lacala– mita, accusato da Sandro Fe' d'Ostia– ni di aver copiato ampi passi del libro - Premio Viareggio 1959_ - « La ci– viltà contadina », da alcune dispense che lo stesso Fe' d'Ostiani aveva steso per alcuni suoi corsi. Il -pretore di -Ro– ma ha ordinato il sequestro delle copie ancora in circolazione del libro e ades- ~so i casi a .quanto pare sono due: o M,ichele Lacalamita riconosce. pubbli– camente il plagio o la penosa questi<;>– ne avrà un ulteriore strascico, in sede penale questa volta. Lacalamita, non è nuovo, purtroppo, a questo genere di disavventure: già - precedentemente alcuni accorti lettori avevano potuto notare come un suo edi– toriale, pubblicato da cc Bianco e ne– ro », fosse stato, in parte, copiato da una -nota appa-rsa mesi prima su « Il Mulino » e la moltiforme attività del direttore del Centro sperimentale, che, nel giro di poco tempo, aveva avuto ~odo di pubblicare oltre la già ricorda– tà cc Civiltà contadina » anche un libro sui rapporti tra cinema e ,letteratura non senza interessarsi anche· di tecnica bancaria, era davvero troppo multifor– me per non ingenerare il sospetto, fon– dato come i fatti hanno dimostrato, che qualcosa non funzionasse a dovere. Se l'episodio rela_tivo a cc Bianco e nero » rima e circoscritto in un ambi– to piuttosto ristretto, questa volta il plagio era troppo evidente e pesante per non provocare la giusta e legitti– ma reazione ·di chi vedeva sottrarsi il risultato di anni di duro e onesto la– VQro · e lo ritrovava distorto e mutilato e avvilito in un libro confuso e medio– cre. I giornali hanno parlato di 124 pagine p'lagiati su 150: anche se ,la proporzione nen è esattamente questa, non è chi non veda come Fe' d'Ostiani abbia fatto soltanto il suo dovere a· ri– vendicare il diritto alle proprie idee. Il caso ha voluto che Lacalamita sce– gliesse, per copiarlo, un saggio di uno fra i nostri ·più valenti e seri studiosi:. proprio queste qualità hanno permesso a Fe' d'Ostiani di rivendicare i propri diritti, di documentarli, di ottenere, in– fine, una sentenza a proprio favorer Quel che ci chiediamo è cosa sarebbe successo se Lacalamita avesse dedicato le proprie intenzioni a un oscuro lihro di un oscuro studioso di provincia, éo– stretto a tener conto, per vivere, dei rapporti di forza e di malcostume che regolano oggi la vita ·in Itailia. Ci sa– rebbe stata allora la possibilità di ve– der ristabilita la giustizia? Avrebbero Biblioteca Gino Bianco avuto altri il coraggio civile dimostra– to da Fe' d'Ostiani nel ribellarsi al so– pruso _di uno dei più rispettati tra i nuovi potenti? Ringraziamo il Signore perchè esi– stono ancora uomini limpidi e corag– giosi e ci auguriamo che questo con-· vinca Lacalamita. che la tessera e il po– tere non comportano poi tutti i diritti. ·crisiianesimo ateo Le vie del Signore sono davvero tan– te e non sempre è possibile scorgerne il tracciato. Gli stessi termini umani sono spesso insufficienti a indicarle: chi pretende di poter dire che, nella storia, ·esse vadano a cc destra )> o a « si– nistra » sostiene prima di tutto una inu– tile sciocchezza. Come ha fatto, per l'appunto, recentemente Carlo Bo in un artico-lo apparso sulla Stampa a propo– sito delle voci che corrono sulla sop– Pl'.essione di Esprit. Scrive dunque Carlo Bo che gente come lui può sentirsi ancora cristiana perchè c'è stato un Mounier, un Peguy, un Riviere, un Du Bos, quella cioè che si suole indicare con il nome di cc ala sinistra » della Chiesa di Francia .chie– dendosi se sia « utile » e cc opportuno », per esempio, condannare le tesi di Teil– lard de Chardin o sopprimere Esprit. Dal che si possono dedurre obiettiva– mente una serie di cose: a) che esiste una Chiesa di Francia, diversa se non addirittura in antitesi con la Chiesa cattolica apostolica ro– mana. b) Che il cristianesimo non rap– presenta una verità perenne per cui il credervi o meno è. solo una questione di simpatia o di antipatia nei confronti di alcuni cristiani. e) Che la Chiesa, nella salvaguar– dia d~i principi fondamentali della sua dottrina, deve badare non al rispetto delle verità, ma all'utilità e aH'oppor~u– nità delle verità stésse, come se esse. non fossero immutabili ed eterne, ma sottoposti a mercati di vario genere e a valutazioni del tutto estemporanee. d) Che la ·Chiesa o va a sinistra, o si possono anche chiudere le porte di S. Pietro. Premesso che non intendiamo mi– nimamente -sollevare la questione della ortodossia o meno di Esprit e che in Mounier, Peguy Riviere, ecc. c'è· molto da accettare e altrettanto da rifiutare, a ragion veduta, quel ç,he si può tran– quillamente affermare è che Carlo Bo ha capito ben poco del cristianes_imo se sul suo articolo sul quotidiano tori- nese, è riuscito a mettere insieme tante sciocchezze, 1~ quali, d'altra parte, so– no comuni a tutti quei laici che sem– brano aver la vocazione di consiglieri della Chiesa, vist_o che non perdono oc– casione per « correggere >) gli « errori )> del magistero pontificio, per « sensibi– lizzarlo ))' per cercare di renderlo· più « comprensivo » nei confronti" del mon·– do moderno. Ma, giovérà ripeterlo, esi– ste un solo modo di essere cristiani. che è _quello di vivere la vita della_ Chie– sa, nei suoi sacramenti e nelle sue isti– tuzioni, accettandone il definitivo· m~gi– stcro. Quanti invece p1·eferiscono il pepe– roncino delPeterodossia ( molto di mo– da oggi), ignorano i sacramenti- e cre– dono dì essere cristiani. ( quale- grande conces~ione) nonostante la Chiesa, la sua dottrina e la sua morale, dovreb– bero sapere eh.e l'orgoglio. e la super– bia intellettuali, sono la caratteristica luciferìna di quel cristianesimo · ateo così caro a certi intellettuali che cc non possono non ~irsi cristiani )>_, gli stessi cui si può applicare il monito -del-– l'A pocalisse: « Io vi vomito dalla mia Bocca )>. M. B. Qualunquismo - della catastrofe Guido Piovene ha iniziato la serie dei cc Martedì letterari » al Teatro Eliseo di Roma con una conferenza sul tema cé Una svolta letteraria >). Lo scrittore ha subito puntualizzato le sue opinioni in merito dichiarando che la letteratura della crisi, pur se profondamente mo– tivata da ragioni storiche non indiffe– renti, è presto arrivata ad una specie di « qualunquismo della catastrofe », di cui tutti ormai siamo stanchi e nausea– ti. Fino a ieri protestare contro una letteratura che mostrava solo il marcio della realtà poteva sembrare ·un gesto ipocrita da filistei: .ma è necessario dir basta a quella che ormai è una moda perchè l'arte che nasce dalla vita non può rivolgersi istituzionalmente contro dì essa. Il rispetto dell'uomo e la fiducia nel– la sua coscienza, nella sua capacità di sopravvivere costituiscono un limite da non superare, che non può essere supe– rato senza cadere per l'appunto in una disperazione da quattro soldi, motivata al massimo da ragioni psicologiche o mediche, non certo da ragioni morali o religiose. L'autolesionismo, l'autodeni– grazione di troppo letteratura contem– poranea, sono perciò un fenomeno da rifiutare: capacità intellettiva e dispe– razione ad ogni costo non devono essere termini complementari. cc Il mondo moderno >> ha detto Pio-

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