l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

O PI·N I ON I E- DIBATTITI In questa rubricà riportiamo quelle libere opinioni di collaboratori e di lettori, .che riteniamo di interesse per tutti e su cui auspichiamo l'intervento di altri. La· Direzione della Rivista si propone di intervenire, eventualmente, alla fine del dibattito. Considerazioni su]la Sicilia Caro Baget, ora che l'agitazione della stampa e della pubblica opi• nione ha ceduto ad altri argomenti e a fatti più. attuali e roboanti, lasciando cadere nel dimenticatoio - salvo poi a riesumarli così come si trovano - i giudizi. e le opinioni espresse durante il momento dell'eccitazione, desidero chie– derti ospitalità, nella tua rivista, per alcune considerazioni sulla Sicilia. A questo punto, forse tu e l'eventuale lettore, incomin– cere~e ad inquietarvi pensando che vi tocca sorbire un enne– simo discorso su uno dei temi obbligati al riguardo e avrete probabilmente già pronosticato l'argomento di questa mia, cegliendo nella folla dei personaggi che si alternano sul pal– coscenico siciliano ,( il mafioso con o senza « lupara », la_ mi- eria con la sua maschera sempre eguale, il separatista di turno etc.) il « pupo » più recente. Invece, intendo sovver– tire il pronostico per uscire dal mondo dei « pupi » e ten– tare brevemente di entrare nel mondo degli uomini, cercan– do di capire un pò di più la loro storia e la loro mentalità. Dai Greci ai :Musulmani, dai Normanni agli Aragonesi e co ì via continuando, la cronistoria della Sicilia ci offre un susseguirsi di d·ominazioni attraverso le quali il popolo iciliano ha sempre mantenuto, sviluppandoli per suo conto e adattandoli alle diverse situazioni, quei caratteri fondamen– .tali che si era creato nell'unico periodo in cui ha avuto la possibilità di far propria una cultura e una civiltà e cioè nel periodo greco. E' di questa civiltà che è ancora penne a to il carattere siciliano, .. nel suo ,àtteggiamento di fronte ialla vita e alla natura. La partecipazione alla storia, con il distacco di chi co~osce la dura legge del destino ( che in altri termini signi– fica capacità di vedere, al di là dei simboli e dei « perso– ·nagg1 n~ l'uomo con tutto il peso della propria difficile real- tà); la necessità di riportare ne1la propria vita gli avveni– menti esterni, accettando solo quelli che in ta.Ji dimensioni rientrano; la còstante presenza del Soprannaturale nella esi– stenza quotidiana; il senso tragico della vita. Questi caratteri, mai incrinati dalle dominazioni che via via si sono susseguite, sono stati e sono tuttora gli elementi costitutivi della mentalità del Siciliano. Dal canto loro, i dominatori, passato il periodo di fulgore, si sono trovati a dover scegliere questa realtà, per non morire con la fine della loro funzione storica, rivelando in tal modo la propria debolezza come incapacità di offrire ad un popolo attento e intelligente, « valori » altrettanto ricchi di forza e di tra– dizione. Così i Borboni come i Savoia, entrarono nella vita dei Siciliani senza alcuna intenzione di cambiarla. E i Siciliani in- essi non vide-ro mai lo Stato di cui non sentivano l'esi– genza, quanto « il Re >> a cui sempre erano stati abituati e che aveva lasciato scorrere la loro vita, regolata dalle pro– prie leggi e caratterizzata dalla individuale libertà. Le conseguenze che da questo stato di cose derivano, so– no molteplici e il loro esame ci porterebbe oltre i limiti di questi brevi cenni. Quel che importa sottolineare è che molte situazioni peculiari all'ambiente siciliano, non sono il frutto di atteggiamenti più o meno qualunquistici bensì trovano spesso le loro ragioni in motivi che ci impongono un più prudente giudizio ed una più attenta considerazione dèlle cose. Ti ringrazio caro Baget, per l'ospitalità .concess~mi, ma ora è tempo che io taccia anche perchè~ fra non molto, si riaprirà il sipari~ del folkloristico teatrino siciliano e la sce– na si animerà di personagi a cui il « puparo >) farà rappre-: entare le parti che ormai da anni ...vengono richieste dal pubblico. N1No PusATERI Partecipazione e democrazia aziendale Caro Baget, l'importanz.a e l'estrema attualità, sopratutto ·per la so– cietà italiana, del prO'blema sollevato da Lucio Cadenelli~ sotto -questo stesso titolo, nel numero 8 de ,l'Ordine civile mi in– duce a contribuire con alcuni pensieri. Questo problema, nato col sorgere dell'economia indu– striale, è diventato oggetto di atten-zione e di studio e ·di tenta– tivi di risoluzione in maniera rilevante soltanto nel XX se– colo. Anche in Italia, col ritardo di un ventennio sull'organiz– zazione anglo--americana e un po' meno su quella degJ i a,ltri paesi del MEC, si sente la necessità di una cond·otta e di un respiro diversi nell'industria. Esula d,altla mia preparazione e, credo, daU'impostazione della rivista una accurata trattazio·ne dell'argomento; co– munque, lasciand-o il compito ai tecnici dell'organizzazione industriale di perfezionare le impostazioni teoriche e di spe– rimentarle e applicarle .sempre più neU'industria, farò alcune Biblioteca Gino Bianco osservazioni sui seguenti tre punti in cui cre·do si debba arti– colare il prohleina: a) precisazione c·hia:r,a della mèta, b) ana- • lisi della sit~azioue attuale, e) studio e proposte per ·la realiz– zazione degli ·obbiettivi prefissati. A) Caratteristiche fondamentali di un'industri,a ideale dovrebbero essere : esistenza di un ',atmosfera di coUa·borazio- , ne e .di rispetto ·de-Ha personalità di tutti i dipendenti; .asse- gnazione .del lavoro ai .dipendenti secondo le esigenze e capa– cità degli stessi e retribuzione tale da consentire un buon tenore -di vita; organizzazione del larvoro in modo da rea'liz– zare uno :svolgimentò tranquillo di un'elevata efficienza. B) La situazione attuale non è certo confortante: l'orga– nizzazione ,dell'industria, nella grande maggioranza, è primi– tivo per ;d-eterminate ragioni storiohe; e la necessità dello svi– luppo industriale spinge per esempio le piccole e medie in– dustrie ,a tendere a maggiori -guada,gni o a ridurre i costi torchiando i dipend:enti anzichè curando la formazione di

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