l’ordine civile - anno I - n. 11 - 1 dicembre 1959

due Ne,l precedente articolo -ho affermato che per costituire un'Eurafrica e quindi un -com-plesso Mediterraneo che sia vi– tale ed operante e possa agire come forza equilibratrice fra i due blocchi, oggi contrastanti e domani forse aHeati, è ne– cessario che questo complesso abbia i requisiti necessari per la sua pratica realizzazione. . Ho .. quindi prospettate sinteticamente le ragioni per cui è necessario tener prese·nte che esistono due Afriche, netta– mente separate dalla fascia equato-ria'le e che solo la parte del •Continenre a nord di questa fascia, potrebbe integrarsi nel complesso -mediterraneo. Ho ,anche affermato che esistono due Europe. E' questa ~ un'asserzione che· potrebbe parere intempestiva in questo mo– mento in cui ,si stanno facendo nobilissimi sforzi per raggiun– gere, sia pure gradualmente, l'unità dell'Europa la cui rea– lizzazione è necessaria, direi I anzi essenziale, per la vita stessa del nostro vecohio ,continente. Aggiungerò che unitamente agli a·mici ooi quali studiamo e dibattiamo spesso vivacemente, ma sempre con -disinteres– sata passione di italiani e di cattolici queste questioni, e tra– lasciando ogni sterile rievocazione di glorie passate •e le reto– riche esaltazioni di utopie future, andiamo oltre ed 1 aus-pichia– mo una Federazione Mondiale che affratelli tutte le genti, che derima le riva,lità e gli odi, -che non sono mai 1 dei Popoli ma deHe -classi politiche e degli oligopolisti ( la parola è -brutta, ma ·tecnicamente esatta) che le dominano. Ma la realizzazione di ·questo ·grande ideale non rimar– rebbe che pura formula di pensatori e nobile chimera di idea– listi, - come è rimasta da quando l'Abbé de Saint-Pierre ed Emanuele ~ant si fe-cero apostoli -degli Stati Uniti d'Europa e della Pace perpetua - se oltre alle necessarie trasforma– zioni sociali, ehe rendano possibili ed operanti le intese eco– nomiohe, presupposti indispensabili per realistiche durature intese politiche, non si creerà anche quella maturità spiri– tuale ·che trasformi le idealistiche aspirazioni alla pace, aHa solidarietà ed alla libertà, in un imperativo categorico che abbia la forza ed il potere operante della Fede. Tale realizzazione non può, per ovvie ra-gioni, uscire co– me Minerva dal cervello di Giove, né essere il frutto di -deli– beiiazioni di congressi, di voti di associazioni, di interviste con autorità politiche: essa deve essere il prodotto, non già di succ·essive, ma di molteplici, simultanee iniziative. Ecco per– ohè coi miei amici ,seguiamo con ·profondo interesse, e-d augu– riamo un sostanziale successo, a tutte ]e iniziative e le attività delle Comunità Europee, al Mercato Comune e contempora– n-eam-ente aHa EFT A, alla Zona di Libero Scambio, senza la quale il ·MEC 'lasciato solo, ,sarebbe stato tentato a conce– dersi un trattamento pre'ferenziale -sbarrando così la via aUa integrazione ,dell'Europa ed incapsulandosi in un'Europa nep– pure Carolingia e fatalmente trascinata a difendere sorpas– sate e quindi esplosive situazioni di privilegio. E' solo da un'intesa e da una cooperazione fra ~fEC e ZLS -che -si creeranno le premesse e le promesse di ulteriori forme ·di integrazione economic,a. Ma ciò che lascia perplessi è il fervore appassionato, e qu·alche vo'lta -persino ossessionante, con cui si cerca di at– tuare l'« Unione Europea >>, che s.emb:r:a voglia nascondere le -difficoltà é gli ostacoli che ogni giorno più si frappongono aHa sua realizzazione. E -contro questi ostacoli si batte con un torrente di parole, Biblioteca Gino Bianco· , STUDI Europe di Enrico Insubato con valanghe di pubblicazioni la Piccola Europa, l'Europa dei -sei, la sola che per ora c'interessa -poichè l'Italia ha legato - il proprio avvenire ,al suo successo. Nessuno però ha voluto o potuto enunciare nettamente una verità che direi -palmare: l'Europa avulsa del Complesso Mediterraneo non sarebbe ,che una povera penisola autoinsuf– ficiente, ,destinata ad essere fagocitata da uno dei due gran'di blocchi che dovesse, sia pure senza guerra, a~ere il soprav– vento sull'altro, oppure essere asservita se i due blocchi si intendessero o collaborassero fra loro. De Reyno'ld, nel suo cilassico libro : « La f ormation de l'Europe » afferma -che -tutti gli autori di atlanti, di manuali classici di ·geografia e di storia •da Noblot nel 1725, a Brun, a Réclus, a Blanchard, a Rohert Graves nel 1955, sono con– cordi nel ritenere che, -come dice Schrader: « l'Europa non costituisce_ un tutto a sè stante. Essa non è che una penisoJ.a dell'Asia: il capo, l'estremità, la punta del continente asia– tico ». 'Ciò spiega la domanda ·di 1Paul V aléry, nel primo volu– me di « ·Variétés »: << L'Europe deviendrà-t-elle ce quelle est en réaUté, e'est-à-dire un -petit cap 1 du continent asi•atique? Ou bien l'Europe restera-t-elle ce quelle parait, -c'est-à-dire: la -partie précieuse d•e l 'univers terrestre, .la perle de la sphère, le cerveau d'un vaste corps? ». La prima ipotesi purtroppo diverrà una realtà se nulla l'Europa saprà opporre, al ri•fiorire impetuoso delle vetuste civiltà ·asiatiche e al dilagare travolgente della civiltà mecca– nica, dai -più ritenuta preziosa anzi essenziale per preparare agli uomini le premesse economiche dello sviluppo completo ·della loro personalità, ma morti·ficante ed esiziale se i,l suo materialismo non sarà permeato da un ideale che esalti tutti valor.i etici e morali, estetici e frloso-fìci, neeessari all'espan– dersi integrale d·ella persona umana. L ~Europa non è dunque un continente : essa è una crea– zi,one st-oric,a. Nella preistoria questa penisola asiatica non aveva un · nome. Per primo Esiodo nel VII secolo a. ,C. nella sua « Theo– gonia » -chiama Europa una deHe tremila Oceanidi che con Apollo nutrono 'la gioventù degli uomini. M-oho •più t•ardi Erodoto, nel suo libro IV dedicato a Mel·pomene scrive: non si sa l'origine del nome Europa a meno ehe non sia stato assunto da Europa ·di Tiro. Erodoto si riferisce ad un.a bellissima donna ,figlia -dell'egiziano Age– nore, diventato •Re di Tiro in Fenicia, di nome Europa. Giove innamoratosene, per rapirla •la trasformò in toro condueen– dola poi in Creta, dove divenne Regina e madre dei Re della dinastia ,di Minos. Passano quattro secoli ed i polemisti cristiani Prudenzio, Lattanzio e successivamente S. Gerolamo cercano di raziona– lizzare il mito; quest'ultimo scrive: « Europa fu rapita dai cretesi con una nav,e H di cui emblema era un toro ». Nel 1595 il geografo ,Mercator nel suo celebre atlante afferma che ,il dio t,aurino personifica la natura degli europei. Mi Hmito a queste poche citazioni per non fare della superflua erudizi,one e ,concludo con Gonzague De Reynold, che è indubbiamente uno ·dei più grandi •storici europei: << Eu– ropa ci è venuta :daH'Asia, madre di tutte le grandi religioni, generatrice di tutti i grandi miti ... appena giunta sulle sponde d,el Mediterraneo Orientale il mito Europa passa in Grecia e diventa il simbolo di tutta la civiltà intermediaria fra la

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