l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

bi OPINIONI E DIBATTITI In questa rubrica riportiamo quelle libere opinioni di collaboratori e di lettori, che riteniamo di interesse per tutti e su cui auspichiamo l'intervento di altri. La Direzione della Rivista si propone di intervenire, eventualmente, alla fine del dibattito. La • Via La -crisi politica italiana, che, a nostro modo di vedere ha una fisionomia che potremmo dire esemplare per la crisi politica mondiale, in stato più o meno avanzato nei vari paesi, non si può non coHegarla ad una crisi generale che riguarda anche la filosofia, l'arte, la letteratura, ecc., che investe insomma tutta la nostra civiltà; una crisi le cui ra– gioni fonclament·ali a noi sembra cli pòter individuare, sostan– zialmente, nella pretesa dell'uomo cli prescindere dal ricono– scimento cli Dio e cli gov,e1·nare se stesso e il suo mondo se– condo il proprio autonomo criterio. Oggi, svanito l'entusiasmo con cui si è perseguita la feli– ciLÌt nella libertà dalla legge cli Dio, siamo in grado cli vedere con chiarezza che l'esperimento si avvia al fallimento com– pleto. L'uomo che pensava cli poter· rifiutare il dominio cli Dio su cli se e -sul mondo, ci appare oggi costretto, se vuol conservare quel rifiuto, ad accettare e pedino ad invocare il dominio della materia. Il tempo ha -chiarito a sufficienza a tutti i profeti del razionalismo che il dilemma non ha altra via ,cli uscita, che la posizione agnostica e disimpegnata della rinuncia aUa ·scelta è soltanto una tragica illusione, e che la libertà assoluta, con tutte le sue applicazioni pratiche, è una menzogna, perchè non corrisponde alla vera condizione del– l'uomo. Tutti oggi sentiamo veramente, per quella misteriosa ca– pacità di i~tuizione ( che è un altro indizio del soprannaturale vivente in noi) di avviarci al crollo di questa civiltà, e ne proviamo confusamente co,me un senso di attesa angosci,osa. Ciò che è destinato a morire è il dominio della ragione astrat– ta; il fondamento della ricostruzione non può essere che l'ac– cettazione ,della legge cli Dio. Ci sembra pure possibile, nel– l'ultimo cammino percorso dalla nostra civiltà, individuare alcuni segni premonitori del rinnovamento dei quali la ma– trice si identifica nella forza ancora oscura e identif.icata dell'irrazionalismo romantico. A parte la -sua degenerazione, dovuta al tentativo di rn– zionalizzarla astraendola dalla realtà, e che ha condotto al mit,o del superuomo, questa forza ha rappresentato senza dubbio lo slancio dell'animo umano verso la riconquista per via di sentimento, dei valori perduti o dimenticati. Ma, a parte questi sintomi di uno sforzo nuovo, noi stiamo ancora percorrendo, seppure senza più convinzione autentica, il no– stro cammino •sulla strada del razionalismo. L'azione dei cat– tolici all'interno della civiltà mondana non è 1·iuscita, dob– biamo riconoscerlo, a trasformare la •situaz·ione generale, anzi diremmo che essi non l'hanno .nemmeno tentato. Denunciando come specie di complesso ·di inferiorità, che mostrava come la sicurezza della loro coscienza cristiana fosse già inquinata alla base, essi hanno avuto la preoccupazione di farsi accettare dalla mondanità, accettandone a loro volta le convinzioni, e hanno finito per essere a poco a poco assor– biti e trascinati a rimorchio. La verità, ,di cui essi erano portatori, è ormai entrata in questo gran palazzo della civihà, m~ solo come elemento uguale agli altri, in completa ,parità di diritti con tutti gli errori, in una sorta di eclettismo agnostico, di cui tutti avver– tiamo la •precarietà, perchè è fatalmente destinato a risol- versi nella negazione assoluta. • Così, e certo in maniera più eviden'te e drammatica, è Il dell'abisso avvenuto anche della politica, poichè nella politica prec1p1- tano così si può dire, i risultati delle combinazioni chimiche di tutte le concezioni filosofiche. Dalla pretesa razionalista di autosufficienza è nato in politica il liberalismo e la sua applicazione pratica che è la ·democrazia. La co.ncezione della politica ancora oggi dominante nel mondo si è sviluppata, e si sta sviluppando fino alle estreme conseguenze da un principio innovatore che celebrò il suo atto di nascita col rito blasfemo con cui i rivoluzionari fran– cesi .del '79 intendevano sostituire a Dio la « dea ragione ». E non esiste per noi vera oppo,sizione di principi tra il libe– ralismo democratico e• il materialismo comunista, ma solo un rapporto di discendenza ·di questo da quello, un rapporto di svilupp·o, per via razionale ed astratta perfettamente lo– gico, inevitabile e perfino prevedibile, solo una distinzione di fasi successive, di differente avanzamento magari anche un~ maggiore caratterizzazione delle posizioni reciproche da parte degli attardati, ma la direzione ,di marcia è identic·a, e unica è la strada su cui camminano. Come nei rapporti con la civiltà in generale, anche nella poli tic a i cattolici si sono preoccupati di farsi accettare, e hanno fruito per accettare i ·principi -degli altri e per farsi assorbire. E' ben vero che in qualunque situazione ci troviamo, abbiamo sempre i mezzi che la Chiesa ci custodisce per sal– varci e sa-lvare, ma rimane tuttavia integro il danno derivante all'umanità tutta dal fatto -che i cattolici, nel loro impegno· mondano, dimentichino .di essere in rapporto col sopranna– turale, e non sappiano spingere il loro sguardo oltre i talloni di quelli che camminano avanti a loro. Con ostentata sicu– rezza di camminare nel giusto, ci si stà preoccupando soltanto di non rimanere indietro, mentre la vera esigenza è quella di cambiare strada. Ci si fa.scia prendere dalla frenesia della corsa affannosa, e non ci si accorge, nel buio che ci circonda, e che sempre più si infittisce man mano che si avanza, che al fondo della via, dietro l'ultima curva, ci attende per inghiot– tirci il baratro cli una rivoluzione materialista. Discendente dalla sua accettazione pregiudiziale e forse anche inconsapevole dei principi del liberalismo, si può adde– bitare al partito dei cattolici, sul piano dell'azione politica concreta, un duplice errore di valutazione e di tattica. L'er– rore di valutazione è ,quello per cui esso consi.dera la demo– crazia liberale come una fase, nello sviluppo degli eventi politici, successiva e più avanzata rispetto a quella del tota– litarismo; anzi, come la fase conclusiva, definitiva ed inevi– tabile; e che lo porta a credere nella possibilità cli conqui– stare o riconquistare quella parte dell'elettorato che l'ha ab– bandonata ·per una concezione in realtà più avanzata. La-sciando stare la considerazione cl1e questa stessa ridu– zione a una pura e semplice contrapposizione delle forme, senza nulla concedere a una ,distinzione dei principi che la i-spirino, è chiaro •segno della formalizzazione razionalistica e materializzazione sostanziale che è alla base cli questa valu– tazione. •L'esame della vera finalità della vita politica e l'in– segnamento della storia, ci cl-icono invece concordemente che lo stabilirsi di un regime totalitario, sia esso realizzazione responsabile di cittadini che affidano ad un capo, nel quale si riconoscono, la direzione della co·sa pubblica, perchè sen-

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