l'ordine civile - anno I - n. 9 - 1 novembre 1959

l'ordine civile da,lle misure prese un aumentQ •della redditività delle aziende e un aumento dell'espansione economica. Se è probabile 1 che ,le decisioni prese porteranno risultati del genere, per una città, e -cioè Tangeri, :Ìa riforma econo– mico-finanziaria segnerà invece l'inizio della decadenza. Nel quadro della rifor– ma è stato infatti deciso di porre fine allo status internazionale di Tangeri che, a _meno di una revoca deUa •deci• sione del governo di Rabat, diventerà simile a qualsiasi altro porto maroc– chino. AFRICA 11 18' parallelo Men tre il problema algerino si spo– sta su nuove posizioni, che 1·ivelano l'approssimarsi di una soluzione a non lunga scadenza, sorge, sollevata già dal Marocco ed ora all'inizio in Libia, la grossa questione .degli hinterlands. I nuovi Sta ti africani indipendenti, pecialmente quelli della costa medi– terranea, che si trovano a confinare a sud con le sterminate d.istese sahariane. mai delimitate e solo attraversate da arbitrari tracciati di confini coloniali, si preoccupano di fissa1,si dei con fini meridionali, i più ampi possibili. Per questo essi prendono in prestito dagli ex-Stati colonialisti la vecchia :teoria dell'hinterland. Questa teo·ria -proclama eh e il possessore •di un tèrri torio •ha il diritto di espandere possesso anche a quei territori nel esso adiacenti che si dimostrano necessari al suo sviluppo economico o alla sua sicurezza. La teo– ria dell'hinterland fu successivamente invocata in senso ·più ampio per com– pletare l'unità geografica o politica o strategica di un determinato possesso. Così, per ragioni geografiche, si riven– dicano le sorgenti e i fiumi della re– gione di displuvio delle acque, in un intero sistema orografico. Da ciò sor– sero le pretese britanniche sulle acque del lago Tana, quando l'Inghilterra era padrona del Sudan, ed oggi vi accen– nano i padroni del Sudan medesimo e l'Egitto. ·Così ·l'Italia si interessava alla costa dell'Asir e allo Yemen. come hin– terland rivierasco dell'Eritrea, quale naturale •sbocco dei prodotti del pro– prio territorio. Così Ia Francia, nel 1904, dovette riconoscere gli speciali interessi della Spagna nel Marncco e accordargli una zona ·di diretto do– m1n.10. D'altro lato essendo fa delimitazione dell'hinterland il risultato di una con– venzione fra dùe Stati, essa non ha va– lore che per i contraenti, rimanendo impregiudicati i diritti che altre Po– tenze potrebbero acquistare sul terri to– rio oggetto della convenzione o che già in esso vi avessero acquistato. Ciò de– riva, come osservano i ~~uristi, clalla natura -stessa convenzionale delle rleli– mitazioni in questione e dal loro intrin– seco valore relativo, nonchè dalla pos– sibilità cl.i successive revisioni. A roposito di uno territorio ·che ci interessa nel ·presente scritto citiamo quanto ebbe a scrivere, circa trent'anni or sono ·il noto giurista di cose orien– tali Aldobrandino Malvezzi, non so– spetto, certamente di simpatie per l'al– lora imperante regime: cc Del diritto è -sempre stato tenuto conto, soprattut– to nei confronti 1 di coloro che non han– no forza materia-le sufficiente per farlo rispettare. Ne abhiamo un esempio che ci tocca da vicino in ciò che accadde rispetto all'hinterland idella T1·ipolita– nia. Con dichiarazione addizionale 21 marzo 1899, la Francia e ·l'Inghilterra si spartirono in fatti gran parte del re– troterra ,della Tripolitania, rimanendo inascoltate e vane le proteste della Tur– chia che vantava secolari diritti su quel– la regione, resi vali,di quant'altri mai, per l'appunto da rutti gli argomenti che le Potenze invocano ~ sostegno della teoria dell'hinterland e per ,garantirsi i vantaggi pratici che ne derivano. Al tempo della spartizione in questione, il principale, se non l'unico valore eco– nomico della città di Tripoli, consisteva nell'essere mèta ,delle carovane commer– ciali provenienti dalle regioni interne, onde er-a •divenuta uno dei ·principali mercati cli scambio dei p~·oclotti europei e di quelli centro-africani. L'attribuzio– ne dell'hinterland della Tripoli tania, in parte all'lnghiltena e in parte alla Francia, doveva necessariamente porta- 1·e un mutamento nell'itinerario delle carovane, le quali infatti abbandona– rono Tripoli dirigendosi invece sia in Algeria e Tunisia, sia verso l'alto Ni.lo; il che scemò •di gran lunga il valore economico ·della costa, rimasto in ma– no della Turchia )). Il solo fatto della trascuratezza da parte della Turchia dei propri interessi, mediante atti concre– ti, giustificò giuridicamente la viola– z1on della convenzione rli Londra del 13 lugli~ 1841, con cui si garantiva la integrità dell'Impero Ottomano. E sul caso ·della Libia si potrebbe continua– re: basterebbe ricordare le violazioni, al momento del.lo sbarco italiano, com– piute da Francia e Inghilterra, che si appropriarono, l'una, cli Ben Gardane e territori lungo la striscia occi dentaìe fino alla lontana oasi cli Gat e ben ol– tre, l'·altra, 1·iven 1 clicanclo per l'Egitto Sollum e Giara bub. Abbiamo citato il caso della Libia, come uno dei più flagranti ed anche perchè le possibili e logiche rivendica– zioni •del nuovo giovane Stato Libico si svolgono a quei territori del proprio hinterland, che nel 1911 definitivamen– te vennero avulsi dal suo complesso geogra:Eico-economico, cioè l'Ennedi, il Borcu, il Canem e il 1 Ciad, inglobati nell'Africa Equatoriale francese; il Cauar e l'Asben, nella 1Colonia del Ni– ger, e una parte dei Tassili Asghe1:, con le relative tribù tauregh gravitanti sul Fezzan libico. Ci troviamo proprio sul tra.cciato ,del 18° parallelo. E questo parallelo, in tutta la sua lunghezza, specialmente verso ovest, sa– rà se non è già, motivo di forti discus- pag. 13 sioni. Infatti lungo esso ed a nord di esso si trovano quei territori che riven– dicano come di ·propria pertinenza etni– co-economico-geografica, l'Algeria e il Marocco. Il M,arocco, per conto suo, ha già cominciato a far valere i propri di– ritti ·su Ifni ( 1·imasto ancora in mano spagnole) e su Tarfaya ( riavuto ,dalla Spagna), come pure nella Mauritania, che àal sud marocchino si estende fino ai limiti del bacino ·del Niger e ai con– fini del Senegal. Questi territori sono oggi ·ancora parte integrante dell'Afri– ca Occidentale francese, con limiti trac– ciati da sbrigative linee rette, che non tengono conto dell'orografia e della storia. Naturalmente, ben al cli dentro cli questi limiti, si trova tutto il vasto pos– sedimento spagnolo del Rio de Oro, sulla costa atlantica. E' ,d'altro lato innegabile che il flus– so commerciale e la tradizionale gra– vi! azione di questi tenitori è stata sem– pre verso il nord, come il pezzo e.ita to del Malvezzi accennava per la Libia. La natura stessa, sia etnograficamente considerata, mostra come l'Africa cen– tro-occidentale viene separa l:a dal nord e dal suo retroterra, non dai fittizi con• fini stabiliti dal colonialismo francese dal centro verso occidente, del Congo, del Niger e del Senegal. Tali bacini hanno, iclrogra [icamen Le, la loro zona di interesse con andamento nord-sud, mentre oltre le punte estreme setten– trionali rappresentate dal bacino del la– go Ciad, rlal r,ruppo mon1·ar,noso drl– l'Adrar ( orientale e occi·dcntale), dalla zona ,dell'Aznad, il terr:ilorio gravita e i assomiglia alle tel'l'e più a nord. Si può dire inoltre che, grosso modo, que– sto parallelo, delimita pure la tradizio– nale zona di influenza arnha cla quella dei regni aborigeni e la linea etnica, fra popolazioni arabizzale o berbere e quelle •di razza han tu e più tipicamente negroide. E' logico quill'di che sorgano rivendi– cazioni e conseguenti discussioni. su que– sti territori, che hanno un valore non solo geografico ed economico, ma an– che strategico e costituiscono il com– pletamento dei tenitori del nord. Il Marocco, come dicevamo, si è già fatto presente accampando dei diritti e co– minciando a realizzarli, inoltre mantie– ne una apposita forza armala e un mo– vimento, il cui attivo esponente è il noto leader Alal el-Fassi. L'Algeria non può ancora prender posizioni, :impegna– ta com 'è, nel risolvere il più grosso pro- 1,lema della propria iudipendenza. La Libia comincia, spinta da più recenti ragioni economiche, a prender coscien– za delle sue possibilità e si appresta a porle sul tappeto. Anche in questo vastissimo settore africano eh i farà le spese sarà molto prob~bilmente la Francia. Ci si arri– verà attraverso pacifiche trattative o con ulteriori spargimenti di sangue? Forse l'anno che fra breve si inizia po– trà darci una risposta.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=