Nuova Repubblica - anno V - n. 41 - 13 ottobre 1957

(184) nuova repubblica I LUCI l)ELLA UIBAL'l'A SCflLTREZZ/1 DI WILDÈR di F. DI GIAMMATTEO e OMINCIAMO a sospettare che Billy Wilde.r .non creda più al cinema. Non ci sono molti rapporti fra il Viale del tranwnto e Sabrina, o fra L'asso n·eua manica e questa Arianna, ed è abbastanza singolare il fatto che un arti~ta, cui riescono film come i due citati, sappia con tanta disinvoltura divertirsi con l'amabile nullità umana di Audrey Hepburn. Poiché Wilder non è un Lubitsch (che delle sciocchezze sofisticate 'era una specie di convinto banditore), e poiché la sua leggerezza di tocco appare perlomeno discutibile, non sapremmo 'spie– garci altrimenti questa conversione alla commedia. Ognu– no è padrone di comportarsi come vuole e di cedere alle lusinghe del facile successo commerciale nei modi che Hollywood gli impone: non saremo noi a stupircene. Solo, possiamo constatare che Wilder diventa sempre più indifferente alla materia dei ·suoi film, ed è ormai in grado di passare dalla drammatica rievocazione di un'epica impresa aviatoria (L'aquira solitaria) al mediocre rac– contino mondano (Arianna), senza trovarsi mai in ·diffi– coltà. L'una vale l'altro, e sia nell'una che nell'altro sco– pri la stessa impeccabile sicurezza di stile, la stessa invi– diabile sapienza tecnica. Un regista che non crede più al cinema - ve ne sono molti oggi, anche in Italia - non ha paura di nulla. Che i pruriti della ragazzetta pa~·igina_ e la carriera del ·ubertino stagionato sappiano di stantio, poco gli importa. Quel che importa è sapervi inserire le « variazioni » alle quali affidare l'interesse della vicenda: dalla presenza di un padre detective privato all'orchestrina, tzigana, daJle corse dei carrelli porta-vivande nei corridoi e nelle stanze dell' hotel.ai guaiti del cagnolino della vecchia signora che abita nella camera aècanto. Senza contare che tutto il fùm è già una <<variazione», ripetendo il tono del più fortunato e lepido Sabrina. Wilder non i.mita soltanto Lubitsch, ma imita anche se stesso. Ne deriva che la scaltrezza spe.ttacolare del regista .è ormai a tutta prova. Egli sa, prevedere con esattezza ~ assoluta l'effetto delle slle « variazioni » e sa calcolare i sorrisi e la commozione del pubblico con l'assidua pa– zienza dell'orafo. Se uno avesse voglia di smontare il suo meccanismo, 'troverebbe cento rag·ioni per stupire: non v'è sit~azione in Arianna che non sia svilllppata sino al massimo delle sue possibilità (si ricordi, per-dirne una, l'ubriacatura del libertino con il gioco dei carrelli che vanno e vengono fra lui e gli tzigani) e non v'è leziosaggine sentimentale che non sia spremuta sino al limite del patetico. · Queste colllmedie dall'aria sofisticata, e di un tono fra Ja· «Mitteleuropa» del principio del secolo e l'America del « New Deal », debbono la lor,o fortuna alla sceneggiatura (abbiamo vistò perché) e alla simpatia degli attori. Anche qui non sonp possibili dubbi, Wilder è stato felice nella scelta degli interpreti. Audrey Hepburn è la gattina scal– tra che faceva allo scopo, Gary Cooper conserva nono– stante gli anni il fascino romantico del seduttore pronto a << redimersi », Maurice Chevalier è un padre e un de– tective ideale. Si muovono tutti e tre con lil noncuranza necessaria, rispondono abilmente ad ogni sollecita-zione del regista e non esagerano mai. Ed è qui c·he si scopre l'altra faccia dell'ingegno spettacolare di ·Billy Wilder: il senso preèiso della recitazione. Come sappia far coin– cidere l'invenzione della trovatjna suna carta con 1a sua espressione nel movimento degli attori è cosa che non ci si stanca di ammirare. ~uesta volta, poi, doveva ri– solvere anche il problema dei cinquant'anni suonati e delle rughe di Gary Cooper, evitando .che ·il seduttore . apparisse ripugnante quando stringe fra le braccia una ragazzetta i.n età per essere sua nipote. Nulla spaventa Billy Wilder, eccone la prova. Il v0lto segnato del vecchio attore è quasi sempre immerso nell'ombra, se gli sta accanto Audr~y Hepburn; il libertino agisce e non si vede, aumentando oltretutto la suggestione delle scene d'amore. Più bravi di così non si potrebbe essere. Dimenticavamo di dire che Arianna sembrerà piut– 'tosto noioso a coloro che, durante la proiezione, si sfor– zeranno di essere tanto coscienti da volerne smontare i1 meccanismo. Interesserà invece tutti quegli altri - e sono la maggioranza stragrande - che si lasceranno trasPor– tare dal gioco. E non è facile, ammettiamolo, non la– sciarsi trasportare. Perché Wilder, prevedendo anche che qualcuno gli potesse resistere, ha moltiplicato gli sforzi , e l'intelligenza per intrappolare -quanta più gente pos– sibile. Ma, sia chiaro, l'autentica commedia sofisticata è un'altra cosa. 1 RICHIA~l\10 Al FUGGENTI - 1< Psst, psst, abbiamo il sa (cllH,e" e·tBLIOTECA THA ROSSO E NERO T. RA I M+GLIORI studio§! stranieri che si sono occu– pati negli ultimi anni del secondo dopoguerra italia– no (pensiamo soprattutto ai volumi della Grindrod. di Hughes e a quello recentissimo della Carlyle), nessuno ha compreso e sottolineato l'importanza dell'esperimento della Resistenza per la storia e per lo sviluppo democra– tico dell'Italia in misura cosi completa come Hans Hin– terh3.user, il quale apre il primo capitolo di un suo intel– ligente e informato libretto sull'Italia (Itali-2n zwischen Scnwarz und Rot. Stuttgart, Kohlhammer Verlag, 1956) con queste •-){e~entorie e significative, paroie: « L'Italia d'oggi come' formazione politica e spirHuale •è venuta dalla Resistenza». In sostanza, gli autori men,lionati sopra si limitano a guardare con simpatia al movimento d1 _Resistenza, visto ormai più come un momento bello ma concluso della nostra storia recente che come un pro– cesso che continua, che deve continuare sotto altra forma (per poter realizzare gli ideali di rinnovamento etico– strutturale e' di liberazione sociale della società italiana che alimentarono primi l'antifascis~o militante e poi l'insurrezione armata, da considerarsi in primo luogo moto politico e soltanto secondariafl\~le militare); Hans Hinterhauser invece considera il patrimonio della Resi– stenza tuttora valido, come volontà sempre presente, seppure non sempre operante,· di portare a fondo la bat– taglia continuata con !a trasformazione istituzionale (a proposito del 2 giugno' 1946 nota bene l'A. che esso ha rappresentato bensì << la sconfitta della vecchia dinastia, ma al tempo stesso la vittoria del vecchio Stato e con - esso del vecchio ordine sociale ») e con la Costituzione repubblicana. Questo infatti, e non altro, sembra il signi– ficato dell'auspicio dell'apertura a sinistra << nella quale si uniscano tµtti gli spiriti progressivi del paese», con il quale Hinterhliuser conclude la _parte più specifica– mente politica del suo volumetto. Questa realistica visione di fondo della situazione ita– liana, tanto più sorprendente in uno scrittore tedesco, sia pure legato all'Italia ..da stretti vincoli di cultura (Hinterhauser è staio fra l'altro lettore a Venezia e da ultifllo ha insegnato italiano a Bonn) e di affetti fami– liari, è il motivo dominante dell'« Italia tra nero e rosso», ne11a quale l'A. auspica la vittoria delle forze laiche, progressive e socialiste, tendenti a spezzare 1a rigida con– trapposizione di due ·blocchi, l'uno nero e l'altro -rosso, nelle cui spire la democrf\zia cristiana ha cer('ato di soffo– care i germi più moderni e innovatori scaturiti dalla Resistenza. Ora appunto il significato vivificatore e ani– matore della lotta antifascista di liberazione risulta tanto più evidente e profondo in quanto Hinterhauser, che è essenzialmente uno studioso di problemi letterari dotato di viva sensibilità non soltanto per i movimenti spirituali ma anche per la «struttura» economico-politica, ne esa– mina le fortune e la parabola attraverso la letteratura del dopoguerra, mettendo in particolare rilievo come il meglio di essa si sia esaurito in effetti nei primissimi anni, seguendo la medesima fafaariga dell'evoluzione poli– tica generale. .L'origine· di questo libretto deriva anzi proprio dalla ((Scoperta)) della nuova narrativa italiana - la vivacità della nostra vita culturale e dell'impulso degli intellet– tuali ad assolvere una funzione nella società nei primi tempi dopo la liberazione~ evoca nell'A. il parallelo con la Repubblica di Weimar, estensibile per molti aspetti anche alla storia politica di _guesta nostra Repubblica ... -, il cui pr~fondo impegno politico e sociale ha spinto rA. ad allargare il fondamento della sua indagine. Ne è venuto fuori un volumetto che più che costituire una compiuta storia d'Italia nel primo decennio della libera– zione presenta in dodki capitoli un panorama parziale della nostra vita culturale - parziale perché sono bensì trattati la scuola, la letteratura narrativa, il teatro, il cinema e l'architettura, ma non anche il pensiero storio– grafico e filosofico, né la musica o le arti figw ali ve -, sullo sfondo di un rapido e acuto· profilo dell'evoluzione politica e della ricostruzione economica, integrato oppor– tunamente dall'analisi sociologica di tre citt.:idine medie (Modica, Ravenna e ~iella), assunte a campioni rappre– sentativi di tre stadi di sviluppo economico-sociale rispon– denti a tre diverse situazfoni ambientali e strutturali del nostro paese, e da un capitolo sulla situazione religiosa, il cui giudizio finale è contenuto tutto nella severa e purtroppo ineccepibile constatazione che (< la vittoria fi– nale della Chiesa non avre0be potuto essere più com– pleta ... Da secoli la Chiesa non disponeva più di una tale potenza nello Stato». Sarebbe facile indicare qua e là qualche omissione (altri ha già notato 0 1'assenza di Cassola tra i narraton e noi potremmo aggiungere quella degli scrittori giuliam e per il cinema il nome di Antonioni) o dissentire 0a taluni giudizi; ma qualsiasi rilievo non toglierebbe alct{n merito allo sforzo di sincera partecipazione e simpatia con il quale Hinterh3user ~ è accostato alla realtà Haliana senza fare alcuna concessione ai luoghi comuni e alle pen– nellate coloristièhe cari a certa retorica pseudoromantica che il nostro paese ispira irresistibilmente ai redattori dei Feu.iUeton dei giornali tedeschi. e dandoci piuttosto un contributo serio, equilibrato nei gill.dizi e misurato nella critica, alla migliore valutazione del nostro più recente passato e del nostro stesso presente. Soprattutto dobbiamo essere grati ad Hinterhauser e a quanti come lui, sco– prendo il valore etico, storico e politico della Resistenza italiana ed europea, recano in realtà il loro .contributo alla battaglia contro il conformismo culturale e 1a restau– razione ·politica anche nella Germania di Adenauer. ENZO COLLOTTI LA FILOSOFIA PUBBLICA U NA CRITICA serrata e inteliigente del regime demo– cratico, scritta da un democratico: questo è il conte– nuto del libro di Walter Lippmann su La filosofia pubblicci, che, a breve çlistanza dalla prima edizione ame– ricana, è apparso in traduzione italiana (Comunità, Milano, 1957). Nel nostro tempo, nel quale le ideologie, al servizio delle potenze che si contendono il dominio del mondo, sono concordi nel promettere ài popoli una sempre maggiore partecipazione al potere, ci vuole un certo coraggio, intel– lettuale e morale, per andare contro corrente e per sforzarsi dì definire rigorosamente i limiti del •potere popolare. Quello che però diffe'\:enzia il librò del Lippmann daJle numerosissi"rne opere scritte per .criticare il regime demo– cratico è che esso non propone di tornare a forme di governo superate dalla coscienza moderna; vuole definire i limiti del potere popolare per renderlo effettivo, non illusorio. La diagriosi del Lippmann si muove dalle grandi crisi politiche degli ultimi decenni:' i governi liberali e demo– cratici di fronte alle crisi internazìona~i ed alle guerre mondiali, non hanno più potuto limitarsi a chiedere a11'e- (seg-ue a pag. 8, 3.a col.)

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