Nuova Repubblica - anno V - n. 41 - 13 ottobre 1957

2 POl,ONIA: LlBERTA' LIMITA'fA LIIR!IGIO~E· D LLE P/IITI A UN ANNO d~lla rivoluzione gomulkiana, la Po– lonia ha celebrato in modo drammatico il suo « ricupero» nazionale. Le agitazioni degli stu– denti di Varsavia, la tensione che esse hanno dimci– strato fra intellettuali e partito, fra intellettuali e go– verno, e fors'anche Ira intellettuali e operai, prova quanto sia difficile portare innanzi la demOCrazia nel– l'ambito del nuovo socialismo mondiale. .,, Per comprendere questa tensione, bisogna rendersi conto che essa non è scoppiata d'un tratto. Nel maggio scorso, se n'è letto una - discussione importante su Express; il numero di Temps moderne.s dedicato alla Polonia era, per questa parte, già illuminante; quello di luglio-agosto, con gli apporti di Péju e Bobrowslti, fornisce, nella illustrazione dello stato d'animo e deUe esigenze ricostruttive della. Polonia,. tutte le premesse per intendere i !atti di Varsavia della prima settimana d'ottobre. Ci sembra ehe in essi 'vadano distinti due aspetti, o meglio 1 che si Possano considerare secondo due ipo– tesi: quella della s_oJ?ravvivenza, o del· disastro della esperienza di Gomulka. Nell'ipotesi. della sopravvivenza, l'agitazione di Varsavia è solo il segno di quanto sia INMORTE DI ERNESTA BATTISTI ·1., POCA DISTANZA· da Gaetano Sa1vemini, ci ha la– .li. sciato Ernesta Battisti, spentasi dopo molte sofferen– ze ]a mattina del 5 corrente a Trento. Essa aveva de– dicato la sua. Yita, con forza d'animo eccezionale e te– nace costanza, a ·tener vivo, concretamente operando, il l'icordo d.i Cesare Battisti: non nel]a retorica e neUa celebrazione, ma combattendo per le cose alle quali Egli aveva. cl'eduto. La lenta, s.pesso penosi creazione di un costume domocratico nel nostro paese, e i..._pro. blemi dell'autonomia trentina e dei rapporti con 1e minoranze altoatesine, erano stati al centro delJa sua a. tten:t.ione, della sua attività combattiva, della sua pre• senza poliUca. Vicina pei- natrn·ale affinità a \utli i grup– pi di rnino1·anza che si ponevano e si pongono prnblemi analoghi, era stata anche molto vicina a Unità popolare. Nuova Repubblicc,, inchinandosi alla Sua memoria, in. tende onorarLa 1·iproclucendo qui le poche parole pro– nunciate davanti alla Sua salma da Bice Rìz.zi, pal'ole· che nella loro semplicità esprimono il sentimento co– mune: Signora En1eata: in q;,,e.<Jt'orn del si11n·cmo congedo ogni porolu è vana, scialba, scolorita. bla come lasciare che questa pesante pietra si chiuda· sul Suo fragile cor– po, o tnaterna Amica, senza un estremo sOiuto, senza l'illusione alnieno di un ultimo colloquio! La com·mozione non mi consentirà molte parole ma la.sci, signora l!Jrnesta, che Le dica un g1·azie come tren– tina, come italiana: . oraz'ie ver a'l{er fatto del no-!tro J.'rentino ww Sua seconda patria, grazie per aver por– tato nel cuore con eroica lun;if!,08a fierezza wi grande dolore: quello Jet sacrifizio del grande Conipagno della Sua vita onde a·1Tidesse alla vatria, alla causa della libertà, la- Vittoria.: grazie a Le4 Signora ed Amica, ani– mosa co1uolatr-ìce nelle vicende tragiche e bu1·e della più recente sto1-io d'Italia; grazie per aver inte,·p;etato sempre con adea1,ata parola le profonde idealità che co– dituiscono il p~trimonio di ogni popolo civile. In un carcere austriaco le dorme ttentine che ivi scmitava.no ramo-re agli stessi ideali di Gesal'e Bnttisti, aJ.la rwtizia del sacrificio riu.sci-rono, a prezzo di puni– zioni, a vot·tare un segno di lutto. Oggi quel -segno non è necusario per significare il lutto· in cui Ella ci lascia; con labbro pur tremante, con gli ocehi · pur velati di la– crime possiamo confermare a Lei che se1npre Le ab• biamo voluto bene, che sernP·re guarderemo a Lei neUe ore difficili per trarre da .,-ì alto- ese·mpio la forza ne– cess(wia ve,. 1·estare fedeli a qttegli ideali. Nelle lunghe ~o-O-e1'enze fis-iche che 'lna,rtoriorono le S«e /,-agii.i 11w'(11bm, Ella ci chiedeva con fleòife voce il perchè di questa. legge mistetio8a del dolore che aDa– tica ii mondo in cui viviamo: ma la fortezza con cui Ella seppe sopportor1e è già una risposta. l1nperceltibili ma non m·isterio.,i messaaai scendono in quest-'ora dal Dosa 'Prenìo a questa tomba: vei Morti / e pei stiv.erstùi: .,oprottutto per te Gigino _così imma– turamente rapitoci, per voi T,ivia e Oamillo che avete cmtÌ teneramente e devotamente amato la vostra "li.{ mn– '1Hi.. Ascoltiamoli in.!ienie per trarne /ona e conforto·. arduo persuadere un paese a << scegliere » un progresso di .autonomia nazionale e di ricostruzione economica attraverso limiti volontari di libertà di manifestazione politica. Questo volÒntariato poteva apparire implicito nella unanimità dell'ottobre '56, quando la Polonia si rivoltò allo sta~inismo con la coscienza di non doversi e non potersi spingere ad una S:ituazione ungherese. Questa coscienza rappresentava, appunto, 1 una assun– zione di limiti, ma, entro questi, si presumeva di po– tersi già muovere con tanto slancio, da soddisfare pro– fondamente quella sete di infinito che è in ogni pro– testa per la libertà. Forse solo Gomulka misurò allora, invece, il peso .di quei limiti, deciso .a mantenervisi. E non si sbaglia pensando che chi meglio, in questo, lo ha compreso, sia stato sinora il Primate di Polon1a. Risale ai primi di quest'anno, invece, l'insofferenza di· questo' « volontariato della libertà limitata» da parte' degl'intellettuali, Via via che Gomulka metteva mano al ridimensionamento sociale ed economico del paese, dove indubbi avanzamenti si sono già òtténuti ne'l- 1' agricoltura, gl' intellettuali incominciarono a sentirsi frustrati. E' forse il destino degl'intellettuali quello di ricadere nella solitudine - si àomandava nel dibattito apparso allora, a questo proposito, su l'Express? E ad un piano più umile: perchè Gomulka pareva tenerli a distanza, non desiderare una comunicazione con loro? Si è risposto che Gomulka è un empirico, non un ideo– logo, ma un socialista di ba:;e; si è detto, forse con mag– giore verità,· che Gomulka non può dimenticare l'estre– mismo stalinista, fino a due anni or sono, dei suoi cri– tici dell'intellighenzia di oggi. Ma il fatto, di un dia– framma fra cultura dei giovani e nuova politica comu– nista, resta. E si badi che le riserve dei giovani intel– lettuali non sono di <( destra »: la loro protesta è di un duplice ordine, quello liberale (non c'è socialismo senza democrazia, non c'è democrazia senza libertà di espres– sione), e quello socialista (lo Stato procede troppo len– tamente verso la democrazia economica, verso l'instau– razione dC efficienti consigli operai, verso stimoli produt– tivistici dei tipo di quelli, che in Jugoslavia si sono conseguiti attraverso una concorrenza di mercato in– ·terno). Fino ad un certo segno, queste critiche servono a · Gomulka: egli ha sempre pensato che una certa quota di revisioniSmo sia indispensabile allo sviluppo del mar~~o. Anzi, questa quota di revisionismo è una sua c!"rèazione. Oltre un certo limite 1 per ben chiare contingenze, questa tendenza gli diviene inaccettabile. E' chiaro che egli non ha in realtà mai fatto conces– sioni sostanziali ai residui dello stalinismo polacco : qualche Personaggio « re.Staurato », di questa corrente conservatrice, è stato semplicemente tà.Citato con poteri formali. Si sa anzi, perfettamente, che, 'in vista del con– gresso del partito, a dicembre, il progetto di Gomulka è di esautorare definitivamente gli stalinisti nel partito. Ma. a questo punto, egli ha stretto bisogno di non essere accusato di prÙpendere per :i:in <{riformismo» tendente ad, abbattere il centTalismo èÌemocratico, cioè la .formula politica cui il comunismo centro-orientale Testa legato anche nei paesi più autonomJ dalla guida sovietica. Il Po Prostu rappresentava questa minaccia. Ecco perchè Gomulka non crede ora di poter cedere alla richiesta degli universitari di riabilitazione · incondizionata del loro organo. S IN QUI, il discorso è valido nella ipotesi della riuscita, sia pure lunga e indaginosa, del gomulkismo. In questo caso, l'azjone repressiva deJ partito comunista e del governo polacco hanno il senso di un drastico mo– nito di moderazione. Ma c'è l'altra ipotesi, avanzata ieri l'altro da Le monde: ·ed è che le agitazioni dei giovani intellettuali, insiell1e a:1 fatto che intere 1 maestranze operaie si siano ricusate di prendere posizione contro gli studenti, provano una «disaffezione» di fondo nei ri– guardi del comunismo In questo caso, la repressione di Gomulka, invece di doversi leggere su una parabola ascendente del suo regime, dovrebbe già porsi in quella della sua estinzione, per sfiducia interna, per la tra– gica congiuntura nazionale di un paese capace, sÌ', di sopravvivere alle sue crisi nazionali, ma incapace dl ri– nunziare ad esasperarle. E' buona sorte per la. Polonia che queste giornate di Varsavia si siano prodotte in una fase euforica della potenza sovietica, quando l'aJ)parizione del satellite ·ha dato all'URSS la coscienza di un primato mondiale. che non ha sostanzialmente da temere nulla .di serio ,fagli studenti del Politecnico di Varsavia. Il monito, tuttavia, del Primate, « sappiate ,essere contenti di quello che avete, la situazione è molto grave», con w1a evidente allusione al destino ungherese, sembra guardare al di là di quest'ora di felice persuasione di autosufficienza dell'URSS; ad una ripresa, inevitabile, del suo· com– plesso delraccerchiamento. H Primate ha ragione, ed è t'i·agico che abbiàno ragione, nella richiesta di una li– bertà se,nza restrizioni, anche i giovani del Politecnico. La tragedia incomincia sempre dove tutt'e due le parti sono «vere». Avrà Gomulka, in questa situazione, la statura di un Guglielmo il Tacitw·no? E Kl:usciov sarà cosi prudente da non assumersi il ruolo del Duca d'Alba? ALADINO (184) nuova repubblica (continuaz. da pag. 1) tore morale della corrente, con uomini combattivi come Giuseppe Faravelli e Mario Zagari. E' certamente l'uni– ca corrente ricca di motivi di ispirazione socialista, ben radicata nella tradizione e nella ideologia, fanatica della riunificazione socialista della quale vede la possibilità anche immediata, pur criticando la timidezza con la quale il PSI procede sulla via della sua nuova politica. Il suo terreno naturale le è conteso dalla corrente mat– teottiana che ha fatto proprie molte sue. istanze, ma si muove, sul piano generale, con una maggiore coerenza. Senonchè essa ha commesso due errori tattici fonda– mentali, che hanno facilitato alla corrente" di Matteotti la conquista delle sue posizioni: il primo errore è stato quello di abbandonare con troppa facilità la richiesta della riunificazione immediata·, cioè prima delle elezioni, alle quali il nuovo partito avrebbe dovuto portare il grande peso di una rianimata speranza nell'azione so– cialista - e in subordine la formazione di liste comuni con la presentazione di un comune programm·a eletto– rale; il secondo errore, conseguente in certo senso al prin10, è stato quello di smentire immediatamente e re– cisamente le voci fatte circolare dai saragattiani sulle loro intenzioni di scissione qualora al Congresso fosse prevalsa la corrente di Saragat '"'e la sua politica. Forse il Congresso, sotto l'incubo di una nuova emorragia di elementi che, se non hanno largo seguito in seno al Partito, godono di simpatie nel movimento socialista ed operaio, avrebbe meditato bene prin1a .di lasciarsi trasci– nare dalle manovre dell'apparato romano e dalla dovi– ·ziosa sua propaganda. Abbiamo detto all'inizio che questo Congresso si ore– annuncia senza sorprese, e ci spieghiamo. A nostro mo– do di vedere, la corrente di Saragat avrà pÌ'obabilmente la maggioranza assoluta,' e non _perchè abbia per c;è i consensi della maggioranza dei membri effettivi del par– tito, quanto perchè avrà la maggioranza delle tesse·re, e cioè degli ausiliari racimolati all'ultimo momento dal– l'apparato, con sistemi che conosciamo da anni. A Na– poli, a Salerno, a l\1essina, a Enna, dove il partito ha scarsissimo seguito elettorale e sezioni pressochè inesi– stenti, salta fuori aJl'ultimo mo~ento un esercito di mi– gliaia e migliaia· di inscritti che sarebbe sommamente interessante conoscere individualmente. D'altra parte non vi è piccola sezione che in,,.questo periodo non sia ripetutamente visitata da fid_uciari dell'esecutivo, i quali dispongono di automobili, promettono il collocamento di disoccupati e impieghi e cariche· retribuite . Ma non è tutto qui. Saragat è pur sempre, per l'o– pinione pubblica e anchè per una notevole parte degli inscritti al partito socialdemocratico, il personaggio più prestigioso, e politicamente -capace, ed è soltanto con molta malinconia che se ne deve registrare la involu– zione, il ricorso a mezzi di lotta interna di partito degni di politicanti sudamericani. Anche per il suo superstite prestigio avrà dunque la maggioranza. ma quale mag– '.gioranza? Egli si è ormai ridotto ad avere al suo se– guito soltanto un gruppo di politicanti buoni a tutto fare, e gli « ausiliari » che abbiamo sopra ricordato. I buoni socialisti di base che si attardano nel partito, se vogliono rimanere fedeli almeno a se stessi. non avranno altra alternativa che quella di ritrarsene delusi e disgustati. Perduta ogni prospettiva di una ripresa di politica socia– lista, perchè sarà perduta la prospettiva della riunifi– cazipne col PSI, del partito socialdemocratico non ri– marrà che un gruppo dirigerite affamato di cariche di governo e sottogoverno, e al più qualche gruppo di op– posizione interna velleitario e disperato. Ma ammettiamo per un momento che la corrente di Matteotti e quella di Mondolfo-Faravelli possano in– sieme ottenere la maggioranza congressuale. Una loro direzione del partito durerebbe assai poco: non avrebbe più némmeno la possibilità di comprare i francobolli per la posta: sarebbe tagliata fuori dal gioco politico, perchè un partito guidato da una tale direzione sarebbe troppo scomodo per alleanze di governo. Se in siffatta situazio– ne si decidesse a riprendere subito la politica dell'unifi– cazione col PSI, dovrebbe abband onare cer te imposta– zioni che sono il residuo di una polemj.ca durata do– dici anni; ma non avrebbe alcuna p ossibilità di trasci– nare tutto il partito, attardato sempre su posizioni di accomodantismo piccolo- borghese, che difficilmente si concil'ia con la dura lotta che i lavoratori devono so– sténere specialmente 1n qùesto periodo. Se d'altra parte anche una tale direzione di sinistra o di centro-sinistra dovesse rimandare a dopo le elezioni la ripresa del col– loquio per la riunificazione, non rePerirebbe in alcun modo i mezzi per affrontare le spese elettorali. In breve tempo sarebbe costretta a subire l'iniziativa di Saragat per un congresso straordinario, e naturalmente a farsi battere. In tali condizioni, con tali divergenze, non si capisce proprio per quale arcana ragione un simile partito, ri– dotto a feudo personale di Saragat, sia ancora unito .. Non giustificato ormai più da alcuna ragione n~ storica nè contingente, costantemente alleato su posizioni non solo conservatrici, ma spesso reazionarie con le ·correnti politiche più retrive, legato soltanto organizzativamente con la ·Internazionale socialista della quale viola ogni giorno la impostazione politic.a e ideale, esso trascina la sua esi.steriza da un congresso all'altro, perdendo ad ogni scadenza una frazione o un gruppo. Per di più, con la sua presenza più o meno valida esso favorisce la marcia dell'integralismo clericale e la pressione sullo Stato del– la destra economica, Queste, a nostro avviso, le principali ragioni che do– vrebbero indurre gli appartenenti alle correnti di Mat.. teotti e di Mondolfo a pensare bene prima di prestarsi ancora a servire di copertura, col loro prestigio di socia– listi, aJJa politica di Sar-agat e dei saragattiani. PIERO CALEFFI

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